Chi ha ucciso Gianluca?

Dom, 22/04/2018 - 12:20

Un’indagine partita con 7.500 pagine di faldoni, una miriade di piste investigative. Ma per l’omicidio di Gianluca Congiusta, la cui vita è stata stroncata a soli 32 anni da un colpi di fucile, la sera del 24 maggio 2005, è stata seguita troppo a lungo un’unica pista, quella estorsiva. Per l’accusa, Costa avrebbe deciso di uccidere Congiusta perché era venuto a conoscenza di una lettera estorsiva che lo stesso boss avrebbe fatto recapitare ad Antonio Scarfò, all’epoca suocero di Congiusta e condannato, insieme alla figlia Katiuscia e alla moglie Girolama Raso, per falsa testimonianza resa nel processo di primo grado. Quella pista è crollata e oggi, dopo un’altalena di notizie tra condanne, appelli, ricorsi e ancora condanne, si chiude uno dei processi più importanti per la Locride: Tommaso Costa non ha ucciso Gianluca Congiusta. La Suprema Corte di Cassazione lo ha assolto definitivamente. Grande merito per questa assoluzione va all’avvocato Alessandro Furfaro, ma in questo momento è giusto anche ricordare il lavoro svolto dall’avvocata Maria Candida Tripodi.
Dopo 13 anni arriva l’assoluzione. Com’è stata smontata l’accusa?
Ho seguito Tommaso Costa in dibattimento e in appello, primo grado e secondo grado. Giovedì sera sono stata contattata dal collega Sandro Furfaro che mi ha dato la notizia, riconoscendomi il merito del risultato: sono infatti stata io ad aver introdotto nel processo le piste alternative. Durande il procedimento ho ottenuto tre annullamenti per l’omicidio, tutti sul mandato. La Corte di Cassazione, per ben tre volte, ha annullato dopo ricorsi da me presentati, sentenziando che non vi fosse mandato di Tommaso Costa per l’omicidio Congiusta. Fu tirata fuori una lettera tra Curciarello e Tommaso Costa in cui era riportata la frase: “Bisogna far scomparire la volpe che ha fatto strage di galli”. Avevo dimostrato in dibattimento che quella volpe non era Gianluca Congiusta ma il fratello Pietro Costa, con il quale c’erano stati problemi familiari. Inoltre quella missiva è successiva all’omicidio Congiusta. Questo escludeva il mandato.
Altra “conquista” l’annullamento di alcune lettere indirizzate a Tommaso Costa, acquisite indebitamente?
Esattamente, ho ottenuto l’inutilizzabilità di tutte le lettere. Sin da principio avevo dichiarato chiaramente che il processo non poteva essere iniziato perché a Tommaso Costa era stata censurata la corrispondenza in carcere, nonostante non fosse sottoposto al regime del 41 bis. Attraverso un’acquisizione illegittima erano state fotocopiate le lettere a lui inviate. La Cassazione ha accolto il mio ricorso sostenendo che le lettere fossero illegittime perché Costa avrebbe dovuto essere avvisato.
Nel frattempo sono state inserite tutte le piste alternative...
È stata inserita una pista ipotizzata dal Commissariato di Siderno relativa all’usura, una pista sentimentale, sono state acquisite agli atti del procedimento delle conversazioni che erano state captate nell’ambito del processo “Recupero-Bene Comune” in cui due soggetti, commentando degli articoli di giornale, attribuivano il delitto non a Tommaso Costa ma a Salvatore Salerno.
Con tante piste alternative quella della tentata estorsione a Scarfò andava a perdere consistenza...
Esatto, anche perché si sosteneva che la lettera fosse stata data alla mamma di Katia, fidanzata di Gianluca Congiusta, dallo stesso Gianluca e che la lettera fosse stata tenuta segreta per una strategia espansionistica di Tommaso Costa. Dalle missive di Tommaso Costa - che era stato avvisato di questa lettera che circolava - veniva fuori che non solo non sapeva nulla dell’omicidio ma non conosceva Gianluca Congiusta. Pertanto la pista della tentata estorsione si faceva sempre più debole, innanzitutto perché, appunto era tentata, e poi perché la richiesta estorsiva era irrisoria: si trattava di 1000 euro al mese. Ci sono poi una miriade di conversazioni che sono state acquisite e che registrano la viva voce dei familiari, in particolare della madre, in cui si ipotizzano delle piste alternative, quella sentimentale in primis. Tutte queste conversazioni hanno trovato ingresso solo nel corso dei miei dibattimenti.
Tommaso Costa non ha ucciso Gianluca Congiusta, secondo la legge, ma la verità va ancora ricercata...
Sì, finalmente è stato messo un punto a questa vicenda ma i familiari di Gianluca Congiusta meritano una risposta che non è la colpevolezza di Tommaso Costa. Sentire proclamata l’innocenza e la verità dopo aver lavorato per tanti anni chiusa in completo isolamento, per me è motivo di grande orgoglio. Oggi posso affermare in piena consapevolezza che la soddisfazione personale esula da tutto il resto.

A noi, resta però un interrogativo: se la conversazione ambientale intercettata nell’ambito del processo “Recupero-Bene Comune” fosse vera e seria, la ‘ndrangheta è arrivata prima dello Stato?

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
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