Crimine “visibile”

Sab, 23/07/2016 - 16:58

Per i giudici nella “unitarietà della 'ndrangheta” si ritroverebbe un «modernissimo e difficile equilibrio tra centralismo delle regole e dei rituali e decentramento delle ordinarie attività illecite».
È un giudizio che ha sostanzialmente ottenuto il vaglio della Corte di Cassazione un mese fa, nel filone che si è definito in abbreviato del processo nato dalla maxi operazione denominata “Crimine”: il processo dei processi. Ma anche il processo dei “visibili” tanto per distinguerli da quei soggetti c.d. “invisibili” presenti fra gli indagati di un’altra articolata indagine dei giorni scorsi, anche questa coordinata dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria.
Il Crimine, quello che ha registrato la condanna definitiva per 86enne Domenico Oppedisano, di Rosarno, e del sidernese Giuseppe Commisso “il mastro”, avrebbe tra le principali fonti dimostrative utilizzate nella decisione di primo grado - emessa in sede di giudizio abbreviato - una imponente serie di captazioni di colloqui tra presenti che - unitamente ad altri apporti probatori - hanno consentito di ritenere raggiunta la prova della sussistenza, in larga misura, dell'ipotesi di accusa. In particolare, quanto al reato associativo la prospettazione accusatoria concerne, essenzialmente, la ricorrenza in fatto dell'esistenza di un particolare modello organizzativo della associazione di stampo mafioso denominata 'ndrangheta, la cui operatività ed il cui radicamento territoriale è ritenuto esistente in virtù dei contenuti di numerose decisioni irrevocabili, citate e riassunte nei loro aspetti essenziali nella decisione di primo grado.
In particolare viene ritenuta sussistente l'articolazione verticistica del sodalizio mafioso con affidamento ad un organismo sovraordinato - denominato Provincia o Crimine - di compiti di coordinamento delle numerose realtà territoriali, articolate nella zona calabrese in tre mandamenti (Tirrenico, Ionico e Reggino) che a loro volta comprendono gli organismi territoriali delle Società e delle Locali. Viene inoltre ritenuta provata la dipendenza funzionale dal Crimine delle Società o Locali impiantate in altre zone d'Italia (in particolare Lombardia, Piemonte e Liguria) e all'estero (Germania, Canada e Australia).
L'attività investigativa risulta realizzata tra il 2008 e il 2010 principalmente attraverso captazioni di conversazioni - di particolare rilievo quelle realizzate nei locali di una lavanderia di Siderno nonché presso un agrumeto di Rosarno , presso l'abitazione di tale Pelle a Bovalino o all'interno della vettura in uso ad un indagato - cui si sono unite le attività di osservazione e riscontro realizzate dalla polizia giudiziaria e i contenuti dichiarativi apportati da alcuni collaboratori di giustizia.
Ad essere monitorato risulta, nell'estate del 2009, il rinnovo dell'organismo di vertice provinciale - discusso nel corso di un matrimonio tra un Barbaro e una Pelle nell’agosto del 2009 e successivamente formalizzato il 2 settembre del 2009 in Polsi - che ha condotto, tra l'altro, all'affidamento della carica di 'Capo del Crimine'.
In particolare, all’esito dell’indagine, si ritiene dimostrata non soltanto l'ampia articolazione territoriale della 'ndrangheta ma l'esistenza di un ambìto cursus honorum nell'ambito delle 'ndrine e delle rispettive locali. Vengono identificati dei veri e propri «gradi» di una scala gerarchica interna, che tendenzialmente distingue gli affiliati delle singole «locali» in una società minore e in una società maggiore.
Nella cd. società minore vengono identificate, in serie di rilevanza, le cariche di picciotto, camorrista, sgarrista. A capo della società minore vi è un soggetto chiamato 'capo giovane'. Nella cd. società maggiore si accede con la dote della 'santa' cui fanno seguito il vangelo, il trequartino, il quartino e il padrino. In alcune captazioni emerge l'esistenza di una dote individuale superiore a quella del padrino, chiamata croce, stella o crociata.

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