Due piedipiatti contro il crimine

Lun, 14/05/2018 - 12:40

Nico sorseggia un altro caffè mentre Franco si tocca con le mani il viso. Un’altra notte sta finendo per i due piedipiatti. Sono settimane, ormai, che stanno ascoltando i discorsi che si fanno dentro una lavanderia, che gli sembra più visitata di un santuario o di una cattedrale sede di una curia vescovile millenaria. Hanno ascoltato le suppliche di pellegrini e viandanti giunti anche dall’estero a elemosinare un posto o una prebenda, ma anche a chiedere l’osservanza di regole. Hanno ascoltato un uomo anziano, che dettava certe regole, anche pronunciando formule di battesimi e di riti pagani. Nico e Franco sono due piedipiatti che hanno indagato per molti anni nel territorio controllato dall’antistato che si chiama ’ndrangheta. Oggi hanno la loro occasione. Quella di andare contro. Non solo contro il muro di omertà che opprime quel territorio, ma anche contro a un sistema che a volte sembra essere un muro di gomma, dove si cela la corruzione e il gattopardismo. A volte i due “sbirri” si sono sentiti soli a combattere, con a fianco dei colleghi che gli hanno dato il cambio e che seguono altre piste per portare i riscontri del contenuto dei dialoghi intercettati in quel vero e proprio centro direzionale delle ’ndrine. Il mondo della mafia rinchiuso dentro una lavanderia che lava i panni sporchi del “crimine”, con la “benedizione” blasfema di uno o più boss che dimostrano il proprio potere fondato sulla paura.
Il potere che gli viene riconosciuto dai tanti che si recano, quasi in “processione”, a chiedere un appoggio elettorale, la sistemazione di un conflitto tra vicinato, la spartizione delle tangenti, il veto a chiedere il pizzo sull’acqua pubblica, come se fosse cosa loro e di alcuni loro “amici”, ma pronti a chiederlo al titolare di un bar che si alza la mattina all’alba per andare a preparare i cornetti caldi da accompagnare con un caffè ristretto.
Anche quella sera Nico e Franco hanno finito tardi le registrazioni. Ma hanno proseguito con l’ascolto per non lasciarsi sfuggire un minimo dettaglio utile alle indagini. Un soffio fuori posto nascosto dietro a una frase in dialetto tra i boss e padrini. A volte è cosi che si giunge a scoprire un mondo sotterraneo, quello segreto della picciotteria, di “Osso, Mastrosso e Carcagnosso”, dei “Tre Cavalieri di Spagna”. Franco fa il gesto per staccare la spina. Ma Nico lo ferma. A un tratto della conversazione che sta riascoltando ecco che sente un passaggio, un nome, una data, un posto, sparsi dentro uno scambio di battute quasi senza senso compiuto. Riporta indietro la registrazione. Nuovo riascolto. Questa volta anche Franco coglie quell’attimo fuggente e inizia a prendere appunti. Sembra un enigma da risolvere. Ma il fiuto investigativo dei due piedipiatti ha la meglio. In breve ricostruiscono il puzzle e scoprono che le famiglie hanno indetto un summit, per un dato giorno in un dato posto. È l’occasione buona. Da non farsi sfuggire.
Il magistrato che li coordina li ascolta in silenzio. Gli occhi del giovane pubblico ministero si illuminano. Comprende anche lui che non bisogna farsi scampare il momento. I boss hanno un linguaggio criptico che troppo spesso ha disorientato le investigazioni.
Quel giorno di maggio gli “sbirri” sono nascosti dentro un furgoncino. Riescono a fotografare i partecipanti al summit. Hanno scoperto il direttorio delle ’ndrine o, nel gergo di queste ultime, il “crimine”.
Passeranno alcuni anni prima di poter testimoniare la loro esperienza e gli esiti delle loro indagini davanti a un tribunale. Nico e Franco, in quel lasso di tempo, hanno proseguito le indagini e sono volati fino in Olanda. Anche lì c’era un centro direzionale delle ’ndrine. Nascosto non in mezzo ai vestiti sporchi ma in mezzo alle navi. Anche lì si parla di affari e di soldi sporchi. Anche li c’è un “crimine” da scoprire. Perché il “crimine”, si sa, “non dorme mai”.
(Ogni riferimento a fatti e circostanze è frutto di fantasia … o quasi. Almeno credo)

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