Due supposte mascherate da cachet

Dom, 10/01/2016 - 17:35
La notizia dello stanziamento di 3,6 milioni di € per la salvaguardia dei beni culturali Calabresi è stata salutata come la panacea di tutti i mali complici gli slogan pubblicitari del governo. Eppure, analizzando meglio le cifre, si tratta dell’ennesima presa per i fondelli che siamo costretti a subire. Al danno di un investimento ridicolo per ciò che concerne la cultura, si aggiunge la beffa della polemica innescata tra ANCE e Ministro Delrio, che ha messo in evidenza come, nel settore dell’ed

Lo scorso 4 gennaio è stata accolta con grande soddisfazione la notizia della destinazione di 3.620.000 € alla Calabria nell’ambito del programma triennale di investimenti per la tutela del patrimonio approvato dal Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. Tale cifra, spalmata su 14 interventi che abbracceranno varie aree della nostra regione, garantiranno anche i restauri del Santuario di Mannella a Locri, del Teatro Romano di Marina di Gioiosa Jonica e il potenziamento informatico e degli apparati di comunicazione dei nostri poli museali solo per citare gli interventi che riguarderanno la Locride.
L’annuncio altisonante di Franceschini, che non ha esitato a sottolineare quanto la cultura venga considerata importante da questo governo e l’occhio di riguardo con il quale sono state trattate le regioni meridionali, ha fatto piacere a tutti, lasciando la sensazione che il sud Italia (Calabria in testa) avesse finalmente ottenuto una grande vittoria.
Prima di urlare gloriosamente che il 2016 sia l’anno della svolta, tuttavia, è forse il caso di analizzare meglio le cifre di cui stiamo parlando: i tre milioni e mezzo di cui la nostra regione beneficerà fanno parte di un programma di investimento di ben 300 milioni di euro che, se la matematica non ci inganna, fossero stati distribuiti equamente tra le diverse regioni italiane, avrebbero previsto la destinazione di 15 milioni a ogni territorio. Ora, non mettiamo in dubbio che una distribuzione matematicamente equa di questa cifra avrebbe rappresentato l’adozione di una scelta tanto democratica quanto cieca, considerato che ogni area ha le sue caratteristiche storico/territoriali (non vogliamo certo mettere a paragone il patrimonio culturale del Lazio con quello della Valle d’Aosta, o il numero di musei presenti in Lombardia con quelli del Molise) ma la destinazione di 3.620.000 € alla Calabria, una cifra pari all’1,2% del totale investito, ci pare oggettivamente molto poco. Le cifre destinate a tutti i 14 interventi previsti nella nostra regione sono spesso irrisorie e difficilmente tramutabili in concreti miglioramenti delle nostre aree archeologiche. Tranne che nel caso dell'allestimento di nuovi spazi espositivi, supermento delle barriere architettoniche, climatizzazione e completamento degli apparati di comunicazione della Galleria Nazionale di Cosenza (questioni di adeguamento alle normative europee per la struttura, non salvaguardia del patrimonio storico conservato), ammontante a 1.500.000 €, gli altri interventi non superano il mezzo milione, scendendo a 170.000 e 105.000 € nel caso dei provvedimenti di Locri e Marina di Gioiosa. E, a proposito di Locride, perché ricordarsi solo del Santuario di Mannella e del Teatro Romano, quando questa sarebbe stata l’occasione ideale per tutelare l’antica Kaulon, aiutare l’amministrazione di Portigliola con il suo teatro greco-romano o contribuire alla fine dei lavori dei teatri (moderni) di Locri e Siderno?
Insomma, la sensazione di averla presa in quel posto mentre ci distraevano con un bellissimo tramonto è veramente forte, tanto più che a questa constatazione si aggiunge la polemica scoppiata nelle stesse ore tra ANCE e Graziano Delrio. Il presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili Francesco Berna, infatti, avrebbe attaccato il Ministro alle infrastrutture affermando che dei 9 miliardi annunciati per la Calabria, nella nostra regione ne sarebbe arrivato solo un terzo, destinato. Nel mirino di Berna, tratti dell’A3 per i quali era stata annunciata la costruzione di una variante e che oggi non sono più così tanto pericolosi e la sempre attuale questione SS 106, in cima ai pensieri dei massimi dirigenti statali ma mai concretamente migliorata (o completata, nel caso della variante). Alla risposta sdegnata di Delrio ha fatto eco quella del presidente dell’ANAS Armani, che anzi si sarebbe eretto a salvatore della patria affermando non solo che gli investimenti ci sono stati, ma che la società dei trasporti sarebbe addirittura stata in grado di farli fruttare così bene da garantire l’incremento della spesa reale.
Noi, benché oggettivamente sia da riconoscere la realizzazione di qualche promessa, ci mettiamo comunque dalla parte di Berna perché questa brutta storia, unitamente a quella dei fondi destinati alla cultura di cui vi abbiamo raccontato in apertura, ci lascia presagire che il 2016 non sarà l’anno della svolta, ma l’ennesimo anno in cui pretenderanno di farci credere che la merda è buona.
E noi ci crederemo…

Autore: 
Jacopo Giuca
Rubrica: 

Notizie correlate