Fabio Macagnino, il cane sciolto della musica locale

Sab, 17/08/2013 - 10:49

Pop, rock o tarantella, Fabio Macagnino nella musica della Locride c'entra sempre. I sussulti, i movimenti, gli sbotti musicali degli ultimi 25 anni in un modo o nell'altro hanno avuto come protagonista questo cane sciolto ricciolino, a volte un po' selvaggio, della musica.
L'ultimo esempio è il Duv'est est tour della Fabio Macagnino ICS band (alla quale chi scrive, che ama i conflitti d'interesse dichiarati, si onora di appartenere come chitarrista in questo scorcio di estate 2013), che tra partecipazione a Roccella Jazz (ospite la tromba di Ingolf Burckhardt) e una serie di concerti in piazze grandi e piccine, da Scilla a Guardavalle superiore, porta in giro un buon cantautorato, a volte, come da titolo di una sua canzone: “duci”, a volte invece risentito, tagliente, sfastidiato.
Il fatto è che certi testi o certe geniali mosse polemiche di Macagnino potrebbero risultare indigeste: come per esempio vendere l'ultimo Cd nei boccacci delle melanzane sott'olio, una forma di protesta simbolica contro la riduzione della musica a companatico per sagre di paese.
Ma polemica o non polemica, rock o tarantella, piacere o dispiacere, resta un fatto: Macagnino può permettersi di criticare lo status musicale della zona, per il motivo che si diceva all'inizio: da 25 anni ne è protagonista.
Parliamoci chiaro. Chi, nella zona, ha riscoperto la musica popolare che attualmente regna incontrastata in ogni strada, piazza e perfino lounge bar della Calabria? Sono stati i Folìa, che l'hanno riproposta nel 1993, 20 anni fa.
Il gruppo era composto da Mimmo Cavallaro, Daniele Mangiola, Domenico Miriello, il sottoscritto, e naturalmente Fabio Macagnino. Approccio non filologico ma libero, tarantella contaminata con il progressive, il rock duro, il jazz rock.
E a proposito di rock: chi è stato a diffonderlo nella zona alla fine degli anni 80 mentre quasi tutti gli altri gruppi locali si dilettavano con le cover dei Cugini di campagna? Gli Omerthà, vale a dire Guido Tassone, Domenico Panetta, Antonio Crescenzi, e ancora lui, Fabio Macagnino, che allora suonava la batteria con un bel feeling alla Police.
Ma anche negli anni Zero, quando Mimmo Cavallaro suonava con Francesco Loccisano e Stefano Simonetta (due musicisti della Locride che ora godono di meritata fama nazionale) nei Tarankhan, ai tamburelli e alle percussioni c'era sempre lui: Macagnino.
Insomma, batteria e percussioni come una volta, voce e chitarra come adesso l'enzima della musica della zona è sempre lui. Al netto delle polemiche, degli sbotti e degli umori.

Mastru Brunu Blues

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