Gli alunni disabili non possono andare in gita

Mar, 03/06/2008 - 00:00

Il battito del cuore degli adolescenti è accelerato, scandito da quello strappare le emozioni dalla vita e assorbirle fino allo sfinimento. A volte per fare venire i brividi ai ragazzetti bastano 10 euro, quelli che si pagano per andare una giornata in gita con la scuola. Niente grandi mete, un tour sulla costa tirrenica, a Pizzo. Si partirà in pullman. Quando ci si corica, quelle sere prima della gita, si prega che il sole non sia nascosto dalla tristezza della pioggia. Perché si va in gita, si diventa grandi. Prima di addormentarsi gli adolescenti, nel mese di maggio, sentono il profumo della salsedine che annuncia l’estate, e la serenità che coglie le loro emozioni rende una giornata a Pizzo uguale a quella trascorsa nel più bel posto del mondo. Per assassinare la gioia di una ragazza di 13 anni è sufficiente, il giorno prima di una gita a Pizzo, restituirle le 10 euro della quota, liquidando la questione con un perentorio e crudele “tu non puoi venire”. E’ quello che è successo in una scuola sidernese ad una ragazzina diversamente abile, alla quale prima è stata negata la possibilità di andare in gita, e qualche giorno dopo quella di andare a piedi fino al cinema con i compagni. Discriminazioni di una società civile. La scuola, tempio del sapere, casa dell’educazione diviene il mostro chiuso e accecato dalla logica della burocrazia. L’insegnante di sostegno non va a Pizzo, quindi la ragazzina disabile perde il suo stato di normalità. Qualche settimana fa anche in una scuola di Locri si è consumato un atto di vile inciviltà: un giovane, anch’egli diversamente abile, è stato posto sotto il ricatto di potere andare in gita solo se si fosse pagato l’accompagnatore. E’ la Calabria della lotta alla ’ndrangheta, è la locride della rivalsa sociale, è la terra dei “ragazzi di Locri” orgoglio di genitori e professori. E’ la Calabria della scuola che da vittima diventa carnefice nelle mani di dirigenti burocrati che fanno del pubblico il salotto di casa loro. Giovani che rimangono ben dritti sulla schiena nonostante il peso che la vita gli ha riservato, e che vengono messi in ginocchio dalla viltà di un foglio di carta e di una coscienza assente. Gli alunni disabili non possono andare in gita. Eppure lo Stato Italiano, per quel che ne rimane, parla chiaro: la Legge n.67 del 1 marzo 2006 chiarisce come “l’alunno con handicap non deve pagare la persona che lo accompagna…sarà opportuno pertanto che uno degli accompagnatori si faccia carico degli eventuali problemi dell’alunno, qualora ciò fosse impossibile la scuola deve provvedere a pagare un accompagnatore in più. Questo senza andare a scomodare l’articolo 3 della Costituzione che imporrebbe la pari dignità per tutti i cittadini, ma questo, mi rendo conto, sarebbe veramente chiedere troppo. La scuola è malata, e forse di un male inguaribile. Naturalmente l’agonia è negata da ogni dirigente scolastico e da tutto il corpo docenti. Negano l’esistenza di qualsiasi prevaricazione all’interno del loro regno. Quando andavo a scuola io c’era il Preside, professore a capo dei professori, un collega tra i colleghi. Un padre di famiglia attento ad alunni e docenti. Oggi c’è il Dirigente, il capo dell’azienda. La scuola oggi è discriminante, poco fruibile alla fantasia e al romanticismo dei giovani studenti. Oggi la scuola è sovrana nelle scelte. Anche in quelle di negare la gioia di una gita ad una ragazzina che lotta ogni giorno contro la diversità degli altri. Ma i ragazzetti con handicap sono svegli e ti regalano disarmanti verità. La mia giovane amica dopo lo scippo della sua normalità è ritornata a casa. A testa alta. Ha ragionato, ha assorbito il colpo. Poi si è rivolta a suo padre ed ha esclamato: >. All’estro ed alla speranza per fortuna non c’è scuola che possa arrecare danni.

Autore: 
Pasquale Violi
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