I giardini segreti del cuore

Lun, 26/01/2009 - 00:00

E’ un dato di fatto: la vita trova sempre il modo di metterti con le spalle al muro. Ci riserva a volte, momenti davvero brutti. Un giardino aiuta in questi casi. Il cervello e lo spirito umano hanno una sorta di meccanismo di autodifesa per cui il pensiero corre alle piccole cose del quotidiano, anche in momenti in cui si vorrebbe fuggire dalla propria vita. Mentre una flebo scorre o si fa una speranzosa fila dal medico, spesso la mente si sposta senza accorgersene su piccoli pensieri che la distraggono: il giacinto che cresce nel ripostiglio, il capelvenere sulla mensola in bagno, il libro di giardinaggio che ci attende la sera sul comodino, quando la giornata sarà finita e saremo nel nostro letto avvolti da quell’unico stato d’animo di ristoro riservatoci durante il giorno. Sono piccoli momenti ritagliati alla bruttura della vita, con un sentimento di pervicace ostinazione nella speranza di una concessione futura, di un momento di quiete e riposo, che puntualmente non arriva mai. Nella vita di ognuno c’è, e ci deve essere, una “dolcezza che le isole richiama, che avere è sgomento che sazia da ogni pianto” come diceva Quasimodo. A volte è una persona, ma solo nei casi più fortunati, più spesso sono i giardini segreti del proprio cuore, qualunque cosa contengano. Si può pensare alla forma perfetta della quadripartitura della vecchia rosa da giardino ’Konigin von Danemark’, o al suo profumo, un po’ diviso tra l’acqua di colonia e la saponetta del supermercato. Ad un gatto che si rotola nella Nepeta cataria, un’erba che esercita sui felini un’attrazione incoercibile, ai fiori di lavanda che ondeggiano nel vento caldo dell’estate. C’è sempre -per ognuno di noi- un riparo, una sacca di emotività dove andare a rifugiarsi, altrimenti si diventa pazzi. Le offese, le umiliazioni, i dissapori, le avversità, appaiono così affrontabili, perché è come se si avesse una sorta di “riserva” di energia vitale, quell’impegno del cuore e della mente che di mette solo nelle cose che amiamo di più. Non si tratta di generosità, di essere “buoni” o di avere dei “bei sentimenti”. E’ semplicemente autoprotezione. Le piccole angherie dei datori di lavoro appaiono piuttosto meschine messe a confronto delle verdi punte dei tulipani che escono dalla terra, o del profumo dei narcisi spontanei (il Narcissus tazetta subsp. canaliculatus) che fioriscono sulle colline a fine gennaio. E’ chiaro: si tratta dell’amore per la Bellezza, e la gioia che si prova per quelle poche volte in cui la vita non ti schiaffeggia ma ti accarezza e ti blandisce. Sono poche, ma forse tanto più preziose perché sono poche. Tutto il resto può essere contenuto: sciocche pretese, l’asprezza dell’attesa, il sentirsi fuori dal mondo. Ma la Bellezza dilaga nei cuori di chi ne ha bisogno per vivere.

Autore: 
Lidia Zitara
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