Il razzismo non esiste? Ipse dixit!

Dom, 10/03/2019 - 17:00

Non pensavo di dover partire da un’affermazione di Beppe Grillo, che con le sue invettive ha dato un colpo alla sclerosi politica che bloccava il paese da anni, tra due schieramenti politici che si dicevano uno di centrodestra e uno di centrosinistra.
Ha trasformato il mugugno, partendo da un Vaffa, e unificando un “popolo” di delusi da tutti i settori politici, un popolo disgustato da una classe politica impresentabile.
Politici che, tra scandali, ruberie e soggezione alle sacre leggi neoliberiste, supini agli ordini degli organi internazionali - FMI, Commissione Europea - hanno impoverito anche quei settori, che del miracolo italiano, avevano goduto in gran quantità, pensando solo a sistemarsi.
Il cofondatore e garante del M5S, nel suo blog, ha contestato la manifestazione di sabato 2 marzo a Milano, “People - prima le persone”, scrivendo: “250.000 persone hanno manifestato contro il razzismo, un razzismo esclusivamente mediatico... Ma Sala (sindaco di Milano) - riprende - lo definisce momento spartiacque... e ha ragione. Chiunque abbia un minimo di buon senso non vede alcun razzismo, ma soltanto un crescente egoismo sociale". Continua affermando che i problemi reali sono altri (e qui potrei essere d’accordo): povertà, egoismo, TAV, “mafiosità” di alcuni politici, che vogliono rifarsi la verginità e continuare a dirigere.
Normalmente quando non si vuole affrontare un argomento, si svicola, si parla d’altro, ma se questo lo fa colui che ha sempre parlato di partecipazione e democrazia della rete, tale affermazione lascia perplessi e fa sorridere.
Malgrado le cifre degli arrivi dei migranti contraddicano quella narrazione, i media e i social eterodiretti tendono a presentarli come invasori – e così facendo distruggono la cultura e la storia religiosa dell’Italia, pronta a cadere nelle grinfie di un altro dio – e tutti delinquenti.
Sì, ha ragione Grillo, è proprio un’invasione mediatica, come lo è la percezione di aumento di delitti, sparati sui giornali e sulla rete, cavallo di battaglia del partito di governo alleato.
Cade in basso Grillo quando accetta che più di 50 mila iscritti del M5S possano decidere se un politico è colpevole o meno, schiacciando un tasto, standosene tranquilli a casa, come rappresentassero la maggioranza degli elettori del paese.
Se, invece, un numero di “cittadini”, almeno cinque volte maggiore, decide di dire la sua scendendo in piazza, convocato da centinaia di associazioni, per protestare contro l’imbarbarimento e l’odio che trasuda nei comportamenti quotidiani del “popolo”, eletto a giustiziere, e contro leggi a rischio di incostituzionalità, allora i manifestanti sono “pecore” in pasto a politicanti di mestiere.
Il valore si misura in base all’acquiescenza a norme stabilite da poche persone, un cerchio magico con a capo il figlio del fondatore del M5s, Davide Casaleggio, che ha preso il posto del padre morto e assunto il controllo della piattaforma Rousseau, di cui ha il controllo assoluto.
Si chiamava nepotismo una volta: come nelle grandi famiglie si tramettono aziende e ricchezze, di padre in figlio.
Se questa è la rete che apre a tutti la libertà di esprimersi, non riesco a essere d’accordo, penso che sia una truffa “mediatica”, si scambiano lucciole per lanterne e poveretti quelli che ci credono.
Quelli che erano presenti a Milano erano un insieme di forze: 1.200 fra enti e associazioni, 700 Comuni, 40 mila adesioni solo su Facebook. Costoro rappresentano l’altro specchio della società italiana, quella solidale, che non sempre è unita, ma che è più rappresentativa dei 50 mila che hanno discolpato, a ragione o a torto, un ministro che, come tutti i cittadini, deve essere giudicato.
I tribunali popolari debbono essere una cosa seria, non convocati solo quando i capi non possono sputtanarsi.
Quanto assomigliano queste convocazioni, sulla piattaforma Rousseau, a quelle dei tanto odiati parlamentari, presenti durante le votazioni delle leggi in discussione ma solo per premere un bottone, in base a quanto decide il presidente del gruppo dell’aula della Camera o del Senato.
Democrazia sì, ma a comando!
È vero non esiste né destra, né sinistra, vecchi arnesi di un secolo passato, non esistono ricchi e poveri, né padroni e lavoratori.
Siamo tutti allo stesso tavolo, un unico organismo, il “popolo” mediaticamente unificato contro la casta e i poteri forti, l’invasione di uomini e donne che fuggono dalla miseria.
Ha ragione Grillo, non esiste la razza, come dimostrano le ricerche dei genetisti, esiste la xenofobia, la paura del diverso, dell’altro che non sia il tuo vicino, del migrante povero che cerca di sfuggire alla morte e alle guerre, eredità del colonialismo europeo e della dominazione dei paesi occidentali.
Invece di allearsi con coloro che hanno i suoi stessi interessi e problemi, “il popolo” preferisce farsi guidare da politici furfanti, che promettono prima delle elezioni, ma che lasciano irrisolti i problemi reali, mancanza di lavoro, disoccupazione, povertà in aumento.
Basta un click sulla tastiera e la democrazia è salva!
Quelli presenti a Milano hanno detto che il mondo è bello, perché il colore arcobaleno è quello che fa sorgere il sorriso e la voglia di stare insieme, essere protagonisti e metterci la faccia.

Autore: 
Francesco Martino
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