Intimidazioni, bugie e sospetti di Stato

Dom, 28/02/2016 - 11:47
Fino a questo momento nessuno sembra in grado di rivelarci il volto di coloro che si nascondono dietro i fatti criminosi che stanno colpendo la Locride e non solo. Ci può essere di tutto e noi siamo interessati a capire in che misura qualcuno pensa di utilizzare questi crimini come diversivo per nascondere i problemi drammatici del popolo calabrese.

Questa settimana avremmo voluto parlare di altro, soprattutto del tracollo dell’agricoltura calabrese, dell’accordo commerciale che consente al Marocco di esportare in Italia, senza tassazione alcuna, migliaia di tonnellate di olio di oliva con grave nocumento non solo allo sviluppo ma anche all’ambiente e all’occupazione.
Non ci è stato possibile perché nella notte tra domenica e lunedì ignoti criminali hanno bruciato la macchina di Federica Roccisano.
Pochi giorni prima si era cercato di intimidire il professor Bombino, presidente del Parco dell’Aspromonte.
Solidarietà assoluta, totale, affettuosa e senza riserva alcuna a Federica Roccisano e al professor Bombino.
Una ferma richiesta che venga tutelato il loro diritto alla sicurezza, all’integrità e alla serenità.
Affetto fraterno, vero, caldo e militante per tutte le persone che sono state costrette a subire intimidazioni di qualsiasi genere e natura.
Ciò premesso, e a prescindere dai casi menzionati, si appalesa sempre più urgente la necessità di rompere il circuito vizioso di menzogne di regime che schiacciano la Calabria.
Si ripropone drammaticamente il quesito: a chi giova tutto ciò? Quali sono i motivi che stanno alla base di tali atti criminali? Quali atti concreti ci sono stati in questa terra che possano dare una qualche spiegazione alla presunta “offensiva ndranghetista” contro rappresentanti delle Istituzioni? Per quanto mi sforzi non ne vedo alcuna seria ragione.
In questo momento nessuno sembra in grado di rivelarci il volto di coloro che si nascondono   dietro  questi fatti criminosi. In attesa di saperne di più siamo interessati a capire in che misura qualcuno pensa di utilizzare questi crimini come diversivo per nascondere i problemi drammatici del popolo calabrese.
Gli indizi che ciò avvenga ci sono tutti e non sarebbe la prima volta.
Solo per restare alla storia: la strategia della tensione e la stagione delle bombe, furono ideati nei “Palazzi” anche se sul banco degli imputati furono incatenati gli anarchici come Pinelli e sotto accusa fu messo l’intero movimento operaio. Si è riusciti così a instaurare un clima di paura per rimuovere dalla mente degli italiani i loro problemi concreti e per ricacciare indietro la democrazia.
C’è la stessa logica dietro la strategia della tensione che si vuole creare nella nostra provincia e nella nostra zona? Francamente non lo so ma chi legge questo articolo deve sapere che noi (assolutamente non immuni da errori) non cloniamo le nostre idee sul pensiero altrui e soprattutto non ci adagiamo su tesi di comodo. Non fotocopiamo i comunicati di solidarietà, non gareggiamo su chi dice le parole più forti (quindi inutili) contro la 'ndrangheta.
Noi ci collochiamo in un altro emisfero umano, politico e culturale.
Non accusiamo nessuno ma converrete con me su quanto sia assurdo che, dopo tanto studiato clamore mediatico, non si conoscano ancora gli autori delle intimidazioni (in alcuni casi vere, in altri presunte) alla dott.ssa Lanzetta e all’on. Laganà o alle ex sindache di Rosarno e di Isola.
Non sappiamo nulla sulle mille intimidazioni che sarebbero state tentate contro alcuni magistrati.
Non abbiamo nulla da obbiettare ma non sappiamo le ragioni che portano le “autorità” preposte a mantenere la scorta all’ex governatore Scopelliti e ad altre persone.
È sorprendente il fatto che rimangano senza volto coloro che da anni incendiano a ripetizione i mezzi della ditta “Federico”.
Purtroppo rimangono nel mistero fatti ben più gravi, così come resta senza spiegazione l’occupazione politico-militare (e la conseguente rovina) dell’ospedale di Locri senza che nessuno si accorgesse di nulla.
Dovremmo continuare? Non occorre!
Nel 1912 Giovanni Giolitti raccomandava la massima prudenza sull’apertura degli archivi perché la verità non solo potrebbe risultare spiacevole ma avrebbe potuto causare la caduta di miti e mettere in crisi le leggende.
È passato tanto tempo ma credo che l’insegnamento del vecchio statista sia ancora valido.
Non siamo mafiologi, non ci piace la cronaca nera né la letteratura dozzinale sulla ‘ndrangheta. Siamo interessati alla società civile, alle dinamiche politiche, alle vicende storiche di questa nostra Terra.
Saremmo interessati alla Rinascita della Calabria che in questo contesto non può avvenire.
Per esempio ci ha sempre insospettito il modo in cui l’establishment utilizza il crimine per occultare la propria inadeguatezza e per alterare i rapporti di forza a danno dei soggetti più deboli.
I “fatti” delittuosi hanno rappresentato una manna dal cielo per i governi nazionali e regionali, e per tutte le caste. Grazie ai misfatti di pochi criminali, “loro” hanno potuto dettare le loro leggi e commettere migliaia di crimini “legali”.
Venerdì scorso anche i sindacati hanno tenuto nella sala “Giuditta Levato” il loro scontato convegno sulla legalità!
Triste approdo nel porto del conformismo!
Peccato che Giuditta Levato, uccisa al settimo mese di gravidanza, avesse un’altra (e alta) concezione della “Legalità.” Difendeva il diritto alla terra, al lavoro e allo sviluppo della Calabria. Fu fucilata e nessuno pagò per la sua morte perché nella realtà uccidere una contadina combattente non era considerato un reato. In punto di morte disse “o compagno che ritorni a casa dì’ alla mia gente di non piangere ma di lottare”. 
Lottare per la VERITÀ perché senza verità non ci sarà LEGALITÀ.

Autore: 
Ilario Ammendolia
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