La belva umana

Dom, 12/04/2015 - 12:25

Come amante della conoscenza, donatrice di organi e midollo, mi auguro che Salvini compia un atto di generosità verso la Razza Umana, donando il suo corpo alla Scienza. Possibilmente da vivo. 

Di certo la sua  testa non sarebbe portata al museo Lombroso, accanto a quella del brigante Villella, ma probabilmente sarebbe conservata in una teca sottovuoto, in attesa che una razza aliena arrivi sulla Terra dopo l'estinzione della vita, e la studi con i metodi che oggi non possediamo. 
Non saremmo stupiti se la teca si animasse e finisse in una puntata di “Futurama”, oppure se qualche scienziato alieno volesse utilizzarla per costruire un Frankenstein intergalattico. Un piede palmato, la pelle blu e la testa di Salvini. 
Direi che ce ne sarebbe abbastanza per Stephen King e Bram Stoker. 
Potrebbe essere resa nota al mondo una grande verità, che la testa di Salvini è totalmente vuota e che il resto è un ibrido geneticamente modificato tra Fracchia e Pacciani. 
Occorrerebbe la penna di William Golding o quella di George Orwell per descrivere l'orrore che si cela dentro un personaggio come Matteo Salvini, un orrore che è tutto sociale, un mostro generato dal sonno della ragione. 
Della sua biografia la cosa che colpisce immediatamente è la sua passione per i quiz televisivi. In “Criminal Minds” sarebbe sicuramente stata oggetto di studio da parte dei criminologi. Non è un caso che ami il mondo della tv e l'establishment televisivo, perché tutto il suo modo di far politica è un trash-show,  uno scontro di prua tra “Forum” e “Uomini e Donne”. 
Volete sapere come finirà? Che a Bergamo l'assicurazione auto continuerà a costare un terzo rispetto a Reggio Calabria, la Lega non farà nessuna secessione (perché non ha mai voluto farla, sin dai tempi di Miglio) e Salvini si ritirerà dalla politica per condurre l'Eredità o “I fatti vostri” (sempre che non venga rapito dagli alieni). 
Il sogno dei politici post-Berlusconi non è fare il calciatore, ma il conduttore televisivo: si guadagnano meno soldi, ma è meno faticoso, e poi dura una vita intera. Nel frattempo si diventa famosi dandosi alla politica, facendo emergere il temperamento che piace all'elettorato, che è anche pubblico televisivo. 
Ciò che conta è riempire il momento, tra una pubblicità e l'altra, con quello che capita. Una scoreggia, un rutto, una grattata agli zebedei. Quanto più triviale è linguaggio, tanto più gratificante sarà da un punto di vista mediatico e di presa sul pubblico. Perché il pubblico ama che le persone di potere siano triviali: è un modo come un altro per non sentirsi tagliati fuori da ogni speranza di successo nella vita. È così che “ottiene il consenso” : allisciando gli elettori, blandendoli, per poi insaponarli e metterglielo in quel posto. 
Mentre stava conducendo la sua “battaglia” per spianare i campi rom e sinti a Milano, a Salvini è capitata una gran botta di culo: qualcuno a Focà di Caulonia ha saldato i cancelli per non far entrare i profughi, che essendo “negri” hanno come minimo l'Ebola, l'Aids, l'H1N1, la Sars e probabilmente una negritudine contagiosa. 
Ingegnosi i genitori di Focà, però! L'artigianato non è morto!
A Salvini non sarà sembrato vero di poter unire l'utile col dilettevole: cioè poter dire “bravi!” e far passare per razzista l'intera -odiata- Calabria (i genitori di Focà hanno ampiamente dimostrato di esserlo). Perché attenzione, Salvini sa che un gesto così sarebbe stato cassato dall'opinione generale di tutti. Dicendo “bravi” ai genitori di Focà, non voleva certo complimentarsi con loro, ma fargli fare una magra davanti a tutta l'Italia. E c'è riuscito. Gli sfavorevoli all'immigrazione sono logicamente razzisti, e quindi lo sono anche contro i calabresi. I favorevoli avrebbero in ogni caso biasimato il gesto. 
Prima il dovere (spiaccicare rom e sinti di Milano sotto le ruspe), poi il piacere (insultare i calabresi). 
Grazie, genitori di Focà. 

Autore: 
Lidia Zitara
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