Mafie, migranti e tratta degli esseri umani

Dom, 08/04/2018 - 18:40
Giudiziaria

Da sempre le mafie fanno leva sui bisogni e le fragilità delle componenti più deboli della società e sanno cogliere ogni opportunità di arricchimento offerta da nuove emergenze sociali. È ormai ampiamente dimostrato il ruolo delle organizzazioni criminali nel traffico di esseri umani che accompagna il fenomeno massiccio e inarrestabile delle migrazioni di massa lungo le rotte del mediterraneo e dei balcani.
Uno degli aspetti analizzati dalla relazione della “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” è quello relativo alle connessioni esistenti tra le mafie, i migranti e la tratta di esseri umani. E non poteva essere da meno in considerazione, tra l’altro, per la posizione geografica stessa dell’Italia che è al centro di questi flussi e da più di venti anni è paese di approdo e di transito di migliaia di migranti che contano in realtà di raggiungere i paesi del Nord Europa. Le politiche di contenimento dell’immigrazione adottate dai singoli Paesi europei come risposta agli arrivi massicci, hanno accompagnato la nascita di un nuovo e florido mercato criminale, organizzato e strutturato come una vera e propria industria dell'ingresso clandestino a cui si rivolgono migliaia di persone disparate, spesso riconoscenti verso chi offre l’opportunità di fuggire da povertà e guerre.
Un mercato controllato da una rete transnazionale di cooperazione criminale che rende i confini del tutto permeabili. Si tratta di gruppi strutturati, molto agguerriti, in grado di esercitare un forte controllo del territorio, tanto nel proprio paese quanto in quelli di transito e di destinazione delle vittime. I flussi di denaro che il traffico genera sono rilevantissimi e questi si aggiungono i profitti generati dal mercato della tratta finalizzato allo sfruttamento sessuale, con forme di vera e propria riduzione in schiavitù di giovani donne soprattutto dalla Nigeria e dal Nord Africa, e allo sfruttamento del lavoro nero.
Nell’industria della tratta spiccano organizzazioni criminali di matrice nigeriana, albanese, rumena, maghrebina, cinese, russa e bulgara.
Anche se non sono accertati rapporti strutturati di collaborazione tra mafie italiane e organizzazioni straniere nel traffico di esseri umani, è però evidente che nel nostro paese, sotto il profilo criminale, c’è spazio per tutti. Le rotte del narcotraffico spesso si sovrappongono a quelle dei flussi migratori, e da sud a nord si stabiliscono forme di vantaggiosa convivenza e scambi di favori tra le cosche locali e i gruppi stranieri.
D’altra parte sul fronte dell’immigrazione non va sottovalutato il crescente interesse delle mafie italiane, vecchie e nuove, a entrare nella gestione dei servizi per i centri di accoglienza degli stranieri richiedenti asilo, ritenuto non a torto più remunerativo e meno rischio del mercato degli stupefacenti e dove si manifestano gravissimi fenomeni di corruzione e infiltrazione mafiosa delle pubbliche amministrazioni, come hanno rivelato le indagini su mafia capitale e i “CARA” di Mineo e Isola Capo Rizzuto.
Lo sfruttamento del lavoro nero è l’altra lucrosa finalità del traffico di esseri umani che in agricoltura alimenta, soprattutto nelle campagne del meridione ma non solo, il fenomeno criminale del caporalato dove si registra la saldatura tra criminalità straniera e mafie italiane.

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