Olio essenziale e acque sante: il binomio perfetto di Giuseppina Longo

Lun, 12/01/2015 - 10:26

Che il bergamotto sia un'importantissima risorsa economica e sociale viene da molti anni sostenuto anche dalla dottoressa Giuseppina Longo, farmacista originaria di Gerace che, specializzata in fitoterapia e omeopatia (discipline che prevedono la cura dei pazienti attraverso l'utilizzo di estratti o piante medicamentose) ha avviato un programma di ricerca incentrato sulle innumerevoli proprietà terapeutiche che la variante nostrana del frutto porterebbe con sé. L'utilizzo dell'essenza e, parallelamente, del succo, avrebbe infatti proprietà organolettiche uniche nel loro genere e una versatilità di utilizzo che non ha eguali in nessun altro frutto.
Assieme alla Facoltà di Ingegneria Chimica e di Farmacia, la dottoressa, che abbiamo avuto il piacere di conoscere in occasione della conferenza sul Cimento invernale promossa da Nunzio Gentiluomo, ha ideato un distillatore in vapore d'acqua che è in grado di isolare la parte più pura dell'essenza di bergamotto, che agisce con successo su agenti patogeni di vario tipo, come lo stafilococco aureo, l'helicobacter pylori e lo streptococco emolitico. Notevole sarebbe anche la sua capacità di fare da supporto al sistema immunitario, quella di prevenire i tumori e, persino, di sterilizzare.
«Non deve stupire, infatti, l'impiego del bergamotto nelle operazioni chirurgiche fin dal XVIII secolo, né il più recente utilizzo per la bonifica di aree dove sono stati depositati rifiuti».
La vera genialità della dottoressa, tuttavia, consiste nell'idea di accostare i benefici del frutto a un'altra eccellenza territoriale: le acque sante locresi. Unendo le peculiarità dell'olio essenziale ai fanghi delle terme di Antonimina-Locri, infatti, Giuseppina Longo ha ideato delle linee farmacologiche, non ancora commercializzate, in grado di affrontare problemi dermatologici di varia natura (dall'acne alle piaghe da decubito, passando attraverso la psoriasi) sostituendo adeguatamente, talvolta, persino alcuni tipi di antibiotici i cui dannosi effetti collaterali vengono così evitati. È a questo punto che la dottoressa è stata contattata da CNR di Pisa, sinceramente interessato a questo nuovo impiego dell'agrume e intenzionato a sostenere la realizzazione di un laboratorio di ricerca proprio presso le terme.
«Il laboratorio avrà una duplice importanza: oltre a permettermi di continuare la ricerca, attirerà studenti da tutto il mondo, perché non sono pochi gli studiosi dell'area del Mediterraneo interessati agli sviluppi di questa ricerca, che ha avuto grande successo, purtroppo, solo fuori dalla nostra regio
ne».
La dottoressa, infatti, porta con sé il grande rammarico che i propri studi, meritevoli di aver ricevuto un plauso internazionale, sono stati sempre respinti quando presentati agli organi competenti calabresi.
«Eppure questo è il momento più favorevole per pubblicizzare i risultati conseguiti. Il mio modello terapeutico potrebbe attirare qui studenti, esperti, turisti del benessere e imprenditori che vogliano scommettere su questo tipo di cure finanziando cliniche dedicate.
«Il motivo per il quale ho continuato a lavorare nonostante lo scoramento è stato dettato dalla fiducia nel corretto impiego di fondi comunitari, che ci sono invece sempre sfuggiti dalle mani per l'inefficienza degli organi regionali».
Il maggiore riscontro avuto in Inghilterra, negli USA e negli Emirati Arabi, fa sì che la dottoressa Longo ritenga la presentazione che verrà fatta all'Expo di Milano l'ultima possibilità da dare alla Calabria e all'Italia affinché il progetto continui a  svilupparsi sulla nostra terra, madre di un frutto che solo qui ha acquisito le proprietà benefiche di cui stiamo parlando. Un impiego intensivo di questo prodotto garantirebbe, infatti, uno sviluppo della medicina fitoterapica, della quale la nostra regione potrebbe divenire in tempi brevi baluardo avanguardista al quale rivolgere grande attenzione per poterne osservare lo sviluppo.
«Se Aboca è riuscita a diventare un impero economico con l'impiego di piante importate dall'estero, non oso immaginare ciò che potrebbe produrre la nostra regione con una corretta politica di coltura dell'agrume e un'impiego intensivo dei terreni oggi abbandonati».
Il messaggio della dottoressa Longo, che ha imparato a osservare con attenzione la terra che le si dipana sotto i piedi, è molto chiaro. Con le sue ricerche ci ha comunicato che il nostro essere fanalino di coda d'Europa è un semplice fatto mentale, perché se riuscissimo a dare seguito con serietà a eccellenze come quelle costituite dalla sua ricerca, sarebbe semplice uscire dallo stato di disagio nel quale versiamo.

Autore: 
Jacopo Giuca
Rubrica: 

Notizie correlate