Pene confermate in appello per i presunti fiancheggiatori di Antonio Pelle detto "Gambazza", arrestato nel giugno del 2009 all'ospedale di Polistena e deceduto a distanza di 5 mesi, dopo esser riuscito a sfuggire all'ordine di esecuzione emesso il 26 giugno 2004 dalla Procura generale di Messina a fronte di una condanna definitiva a 26 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa dedita al narcotraffico. Ieri la Corte d'appello di Reggio Calabria ha infatti ribadito la condanna a due anni ciascuno, previa esclusione dell'aggravante mafiosa, per Francesco Albanesi, Giuseppe Codispoti e Vincenzo Brognano, accusati a vario titolo di aver controllato, su richiesta del Pelle" i primi due l'auto in uso al 43enne e il terzo il circuito elettrico dell'abitazione del figlio del defunto patriarca Antonio Pelle, "localizzando ed estraendo una microspia installata" dalle Forze dell'ordine, e in tal modo aiutanto "consapevolente il Pelle e gli altri componenti della 'ndrina ed eludere investigazioni dell'autorità". La sentenza dell'appello ha registrato poi l'assoluzione di Virginio Scopelliti precedentemente condannato a 2 anni e 4 mesi per il reato di procurata inosservanza della pena in favore di Antonio Pelle. Esclusa infine l'aggravante mafiosa per l'imputato Pietro Scopelliti, per lui la pena è stata rideterminata a 2 anni e 6 mesi, un anno in meno rispetto al primo grado.