Tommaso Costa: non sono responsabile della morte di Gianluca

Dom, 01/10/2017 - 11:40
Questa settimana ci è giunta in redazione una lettera vergata a mano da parte di Tommaso Costa, ritenuto colpevole dell’omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato a Siderno il 24 maggio 2005. Nel suo breve intervento, Costa professa con fermezza la propria innocenza, ponendo l’accento su un evento sospetto che, a suo dire, potrebbe aver condizionato la sentenza che lo ha riguardato.

“Sono Tommaso Costa.
Dopo quasi 11 anni mi rivolgo alle pagine di questo giornale per ripetere ciò che ho scritto allora e lo ripeterò finché avrò forza. Non ho ucciso Gianluca Congiusta, non sono responsabile della sua morte.
Vorrei che fosse ben chiara una cosa:
Io sono stato già condannato all’ergastolo in via definitiva per un altro delitto, pertanto la mia vita, la mia fine di uomo e giudiziaria, è stata decisa al momento della condanna definitiva all’ergastolo.
L’unica mia via per trovare uno spiraglio di libertà era di autoaccusarmi dell’omicidio Congiusta, ed essendo reo confesso mi sarebbe caduta la pericolosità di cui all’art: 4 bis c.p.
Non posso farlo perché sono innocente ed il tempo mi darà ragione. Vorrei chiedere a tutti coloro che sono certi che io sia l’autore del delitto: e se io sono innocente?
La Giustizia ha trionfato? Nulla di vero, la Giustizia ha perso condannando un innocente, ma sembra che a nessuno frega niente. Voglio porre un interrogativo: perché un giudice popolare dà le dimissioni il giorno della sentenza? Cosa è successo? Giuridicamente è ammesso ma il fatto è che ha dato le dimissioni senza nessuna giustificazione. È successo tutto in silenzio, nessuno s’è meravigliato. Come mai? Proprio il giorno del verdetto, non è strano? Non voglio essere arrogante, ma la condanna per l’omicidio Congiusta non mi costa l’ergastolo, quello ce l’ho già, ma al fine di cumulo l’omicidio mi provoca 14 mesi d’isolamento diurno, null’altro, ma anche un’ora è grave, perché sono innocente io, invece chi ha architettato questo scempio della giustizia non so se lo sia. Ho i miei dubbi. Mi coglie l’obbligo di ringraziare gli avvocati che hanno lavorato in mia difesa. L’avvocato Maria Candida Tripodi che ha svolto un grande lavoro e non ci dimentichiamo che è stata anche minacciata e offesa per avere fatto il proprio lavoro.
Il professore Sandro Furfaro, subentrato in cassazione che mi ha difeso con professionalità e serietà.
C’è una forza che mai nessuno può distruggere e può indebolire ed è la forza dell’innocente.
Quella che ha Tommaso Costa.
Ringrazio il giornale per lo spazio.

Tommaso Costa

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