Un ufficio stampa per la ‘ndrangheta

Dom, 17/01/2016 - 12:22

Uomini della ndrangheta,
all’indomani della notizia relativa a presunte minacce “ndranghetiste” alla squadra femminile di calcio di Locri che nel giro di una notte sono rimbalzate sulle prime pagine dei principali quotidiani nazionali, siamo stati gli unici ad avvertire che, ancora una volta, si faceva il gioco di chi vuole la Calabria a una sola dimensione: quella criminale.
Riflettendo su una dinamica sperimentata mi verrebbe la voglia di chiedervi di istituire sin da domani un “ufficio stampa”, ovviamente clandestino!
Non siamo così sciocchi da pretendere che voi rivendichiate i vostri delitti ma almeno abbiate il coraggio di smentire i crimini che non vi appartengono.
Non consentite alla “super ndrangheta” di eroi seriali che da tempo tiene il bastone del comando, di considerarvi dei burattini utili per i loro privilegi e la loro carriera…
Tutti sanno che nel momento in cui nel paese più remoto della Calabria, qualche sciagurato sgonfia una gomma ormai consumata a una vecchia automobile, mille chiassosi avvoltoi si lanciano sull’osso.
Una turba infinita di rappresentanti delle Istituzioni, di esponenti dei partiti politici plastificati e senza anima, di sindacati senza lavoratori, di cartelli dell’antimafia da operetta, iniziano il loro ballo tragico, anzi un indegno “ammuino” per dire che ci sono anche loro.
Petto in fuori e pancia in dentro, ognuno di loro pretende il centro della scena.
“Notabili” senza popolo impegnati in una lucida strategia per nascondere il grande crimine di una Calabria abbandonata a se stessa e che rischia di diventare in futuro quel triste marciume umano che da anni descrivono.
È la Calabria dell’antimafia composta da una folta ciurma di super privilegiati e di super garantiti che predicano la loro “legalità”, il “loro” ordine e la “loro” sicurezza.
I giovani fuggono via da questa nostra Terra che grida aiuto da ogni suo poro. Fuggono da voi mafiosi, fuggono da un “ordine” infame che scredita le leggi e le Istituzioni.
La Calabria è completamente sparita dall’orizzonte nazionale.
Rimangono i misfatti compiuti da voi mafiosi e resta nell’aria l’inutile e fastidioso ronzio “antimafia” prodotto da questa allegra brigata di cicale. Inutile brusio che non produce leggi giuste, non recupera l’emarginazione sociale, non dà speranza ai nostri giovani, non migliora i nostri ospedali. Non attua la Costituzione.
In questo immenso vuoto si muovono mille Madonne pellegrine e piangenti che si spostano di paese in paese per predicare il verbo dell’antimafia.
Uomini della ndrangheta,
vi avevo invitato all’inizio del mio articolo di istituire un “ufficio stampa” ma mi rendo conto che la mia richiesta è sciocca prima che ingenua. Ho il fondato sospetto che a voi la cosa vada bene così come oggi è!
Voi avete messo in atto una lucida strategia e siete consapevoli che finché questa sarà” l’antimafia”, la gente, pur fieramente ostile alla 'ndrangheta, resterà indifferente a uno “scontro” che percepisce come apparente e ad a cui è sostanzialmente estranea.
Il popolo calabrese non è mafioso e odia la vostra brutale violenza. Tuttavia non scenderà mai in campo finché il terreno della cosiddetta “antimafia” sarà occupato dai custodi dei privilegi di casta, dalle inutili scorte, dall’ottusa conservazione, dall’insensibilità verso la sofferenza.
Questa “antimafia” non aggrega nessuno, non isola le cosche, non blocca la penetrazione mafiosa. Ecco perché va bene alla 'ndrangheta!
Un tempo le mafie (tutte le mafie ) si combattevano battendosi con determinazione per il riscatto della Calabria, per una autentica libertà, per una reale uguaglianza, per la solidarietà fra gli uomini.
Quel movimento è stato sconfitto, evirato ed epurato. Oggi, in Calabria, quel moto di popolo è stato sostituito non dai professionisti dell’antimafia a cui si riferiva Sciascia ma da un interminabile corteo di personaggi da operetta e da rachitiche manifestazioni di regime. Intanto mille diavoli, molto simili a quelli presenti nel grande romanzo “Il maestro e Margherita”, ne combinano di cotte e di crude un po’ in tutta la Calabria. Sappiamo bene a chi e a cosa alludeva Bulgakof parlando dei diavoli di Mosca e non a caso il suo libro è rimasto nei cassetti per oltre venti anni. Temo che della stessa specie siano i mille diavoletti in azione in Calabria.
E, prima o poi, da questi demoni dovremo liberarci.

Autore: 
Ilario Ammendolia
Rubrica: 

Notizie correlate