“Don Ciotti, ci ascolti come fece Monsignor Bregantini”

Dom, 19/03/2017 - 11:48
Intervista a Piero Schirripa

“Sa qual è la mi rabbia? Mercoledì scorso i carabinieri mi hanno chiesto di presentarmi in caserma, mentre quando sono stato sparato a palle incatenate, nel 2007 a Cosenza, non mi hanno neppure interrogato. Nel 2001 mi hanno impiccato un gatto, a casa mia... mi hanno interrogato dopo 8 anni!” - esordisce così, subito dopo essermi presentata al telefono, il locrese Piero Schirripa, autore insieme a Natale Bianchi, di una lettera indirizzata a Don Ciotti che, oltre ad aver diffuso a tutti gli organi di stampa locali, ha affisso sui muri di Locri.
Giovedì mattina lo abbiamo contattato per avere maggiori dettagli.
È vero che le forze dell’ordine hanno rimosso la lettera affissa sui muri di Locri?
Hanno creato un caso che non esiste. Sui social e su alcuni organi di stampa locali viene riportato che le forze dell’ordine avrebbero rimosso la lettera, ma è una falsità. È vero che i carabinieri mi hanno chiamato ma non per avvisarmi che avrebbero rimosso la lettera. Mi hanno solamente chiesto se fossi stato davvero io il firmatario. Pur volendo, non potrebbero rimuoverla, non ne hanno il diritto, anche perchè il formato della lettera è inferiore a 70x100 cm. Sui social la lettera ha, comunque, avuto un riscontro positivo: c’è chi ha scritto che saremo pure dei visionari ma siamo una ricchezza del territorio. Se questa vicenda dovesse avere risvolti negativi, io chiederò a Don Ciotti di garantirmi il diritto alla libertà di espressione.
Nella lettera scrivete che la presenza di don Ciotti nella Locride, che sarà ribadita il 21 marzo prossimo, fa onore a quanti sono stati colpiti dalla mafia e anche dall’antimafia. A chi si riferisce in quest’ultimo caso?
Io e Natale Bianchi siamo un esempio eclatante. La nostra cooperativa Valle del Bonamico è stata colpita da tre interdittive antimafia. Non una, tre! E abbiamo sempre vinto. Ci hanno portato in tutti i tribunali del regno e siamo usciti vincitori.
Il nostro intento è sempre stato quello di creare dal basso e per far questo ci siamo rivolti alle categorie più deboli, gli ex detenuti per esempio, i quali non avevano la fedina penale integra... essendo ex detenuti! Tutti si dichiaravano innocenti, per la verità, ma la fedina penale li smentiva.
Perchè, secondo lei, la vostra cooperativa è stata travolta da tante accuse?
Purtroppo ormai è generalmente accettato il gioco di certa antimafia: viene  discriminato ciò che non va nella direzione dell’ossequio alle autorità, dell’inchino verso i potenti. Io e Natale Bianchi abbiamo sempre camminato a schiena dritta, non ci siamo mai piegati a nessuno. Io e Natale abbiamo creato delle cooperative (oltre la Valle del Bonamico, la COSSEA dove lavorò mia moglie Teresa Vesuviano, scomparsa nel 1998, la COJMA che dava lavoro a 160 sartine) che evidentemente davano fastidio, che promuovevano i veri poveri, le vere necessità del territorio, che facevano antimafia quando nessuno aveva il coraggio di farlo. Noi eravamo qui prima di Bregantini e lottavamo alla stessa maniera prima del suo arrivo. Bregantini ha il grande merito di aver valorizzato quanto era stato fatto e soprattutto quello di averci ascoltato. Ci ha guidati camminando insieme a noi, pecora tra le pecore. Vogliamo il riconoscimento della giustezza della nostra linea politica: dal basso deve nascere lavoro produttivo. Noi ci siamo riusciti e ci siamo riusciti gratis, con le sole nostre forze. Poveri eravamo e poveri siamo rimasti. Anzi, io ci ho pure rimesso: ho dovuto vendere la casa per pagare tutti i guai che la giustizia mi ha combinato.
In che modo Don Ciotti avrebbe legittimato la persecuzione giudiziaria subita dalle vostre cooperative?
Non spendendo una sola parola in nostra difesa, neppure dopo aver subito due sparatorie.
Lui stava con le procure e le prefetture - scrivete nella lettera...
Don Ciotti cammina con la scorta come Rosy Bindi che sorvola il territorio della Locride in elicottero. Anche a me hanno concesso la scorta dopo essere stato sparato ma l’ho rifiutata. C’è stato un forte indebolimento del fronte antimafia: questo perchè si è reso egemone il convincimento che l’unico contrasto al malaffare sia lo strumento repressivo militare.
“I rei di mafia in manette hanno promosso magistrati e colonnelli a loro applicati. I rei di mafia, oltre a generare l’antimafia dello stato nazionale e regionale, hanno generato anche l’antimafia privata di Don Ciotti”. A sostenerlo il compianto Pasquino Crupi. Si trova d’accordo con lui?
Pasquino era molto amico di Natale e ci ha sempre voluto bene e ammirati. E sono d’accordo con lui che la Calabria è stata ridotta a una questione criminale, non più meridionale.
Cosa pensa della proposta del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, di riconoscere a Don Ciotti la cittadinanza onoraria?
Lo farei anch’io cittadino onorario: una cosa è l’onore e l’onestà, un’altra è la sua politica, ovvero il fatto che lui scenda dal Piemonte per fare colonialismo. Mi inchinò alla sua santità e lo rispetto da fratello cattolico e battezzato, però vorrei che a casa mia non ci ficcasse il naso, soprattutto con le storture. Se vuole ficcare il naso che almeno ascolti quello che abbiamo da dirgli.

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
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