“Il virus ci ha mostrato l’importanza della lezione in classe”

Dom, 22/03/2020 - 10:30

La diffusione del Covid-19 in Italia ha cambiato le abitudini di tutti e ci ha posto dinnanzi a nuove sfide da affrontare. Una delle più difficili è certamente quella che sono chiamati a combattere studenti e insegnanti, che stanno cercando di non perdere preziosi giorni di didattica ricorrendo ai mezzi telematici forniti dal Ministero. Ma, concretamente, come sono cambiate le abitudini della scuola? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Giarmoleo, insegnante del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri.
Com’è cambiato il modo di fare lezione in questi giorni difficili?
Grazie a un contratto fornitoci dal Ministero stiamo sfruttando una piattaforma di Google dedicata alla didattica, che ci permette di realizzare delle videoconferenze con classi virtuali in cui i ragazzi possono seguire le lezioni e interagire con noi insegnanti. Emuliamo così un’aula fisica ma, allo stesso tempo, ci scontriamo con il limite tecnico della velocità di banda, che può talvolta comportare un leggero ritardo nella ricezione dei messaggi, soprattutto per gli studenti che abitano nei paesi dell’entroterra. A onor del vero le lezioni vengono registrate per dare agli allievi la possibilità di rivederle qualora qualcosa non fosse chiaro o non avessero potuto seguire all’ora stabilita dall’orario scolastico, che continuiamo a rispettare. La vera differenza rispetto alla didattica in aula risiede dunque nell’impossibilità di svolgere il momento valutativo. Per quanto possa rivolgere infatti ai miei allievi domande per verificare che abbiano compreso i temi trattati, tali quesiti non hanno valore legale, così come non lo ha il registro delle presenze, a differenza di quanto avviene invece con il programma didattico, regolarmente caricato e considerato svolto.
Come hanno risposto, i ragazzi, a questo cambiamento?
Si sono adattati meglio e più rapidamente di noi insegnanti, ma anche per loro è evidente che il lavoro, rispetto a quello svolto in aula, sta risultando meno efficace. Essere in classe e osservarsi crea infatti un rapporto del quale in questo momento sentiamo la mancanza.
Lei insegna filosofia, una materia che si sviluppa totalmente sul piano teorico. Pensa che la sua materia sia particolarmente sofferente dinanzi a questo modo nuovo di svolgere la didattica o che a risentirne maggiormente siano le materie pratiche, come la matematica?
La possibilità di confrontarsi sui temi della filosofia si scontra con i problemi tecnici cui accennavo in precedenza. Il leggero ritardo nella trasmissione induce talvolta gli studenti a sovrapporre gli interventi, rendendo così le spiegazioni meno fluide. È ovvio che nelle materie in cui il confronto costante tra insegnanti e studenti è maggiormente richiesto le difficoltà aumentano esponenzialmente. Chi ha meno difficoltà, piuttosto, è chi può sfruttare i contenuti audiovisivi, utilizzati frequentemente durante l’anno, ma che non possono comunque sostituire la lezione frontale che, non dimentichiamolo, è un momento sì di formazione, ma anche di crescita culturale e umana, obiettivo che può dirsi raggiunto solo interagendo attivamente con gli altri.
Quali pensa che saranno le difficoltà con cui dovrete misurarvi una volta terminata l’emergenza e ritornati in classe?
Dovremo capire come recuperare la valutazione e assicurarci che i ragazzi siano preparati per gli anni successivi o l’Esame di Stato. Il programma, come ho già detto, non ne risente e siamo sempre a disposizione degli studenti per fugare i loro dubbi.
Accennava ai maturandi: non sono proprio loro gli studenti a cui questa situazione ha arrecato il maggior danno?
Certamente, soprattutto per l’impossibilità di accumulare crediti con le attività extrascolastiche. Le attività di recupero, di approfondimento e di alternanza scuola lavoro, che costituiscono uno dei momenti formativi più importanti per i nostri studenti, non possono infatti essere svolte, così come sono sospesi i tanti progetti che avevamo avviato all’interno dell’istituto.
Pensa che il modo di fare didattica cambierà, in seguito a questa esperienza?
Ritengo che abbiamo avuto la prova lampante che, per quanto il web possa essere uno straordinario strumento accessorio, non possa sostituire la didattica in aula. Quando torneremo in classe faremo certamente un passo avanti e, anche se la didattica concretamente cambierà poco, avremo finalmente tutti, insegnanti e studenti, la contezza della forza educativa che risiede nell’aula, qualcosa di così potente da non poter mai essere eguagliato da nessuna lezione virtuale.

Autore: 
Jacopo Giuca
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