19 minuti per 500 metri

Mar, 15/11/2011 - 09:29
19 minuti per 500 metri

SIDERNO
Mercoledì, ore 16,45. Pioggia. Sto pensando alla mia colonna su la Riviera. «Gioiosa Marina: Scampia d’inverno, Rimini d’estate». Non mi convince. Credo sia una stronzata da tripla. Mi ricorda molto Rosarno paragonata a Castel Volturno e San Luca a Corleone. Decido che non ne vale la pena e salgo sulla mia macchina parcheggiata in una delle poche soste consentite di via Tasso. A destra, proprio accanto alla Bnl, direzione Ymca. Devo rimorchiare in via della Conciliazione, tra l’ufficio postale e la chiesa patrona, quell’infedele di mio figlio che si è deciso con un anno di ritardo alla comunione. Libera scelta per lui. 500 metri per me.
Attendo un treno davanti al passaggio a livello, mancando la pole position per poco: sono il terzo della fila. Alla mia sinistra intanto fioccano multe: i nuovi vigili non fanno sconti, giustamente.
Con la prima ingranata e il piede sinistro sulla frizione studio un doppio sorpasso sul lungomare. Potrei optare, voltando a destra, per un percorso alternativo: il Corso Garibaldi fino alla caserma dei carabinieri (quattro vie dopo quella della Conciliazione) per poi scendere sul corso principale e tornare indietro.
Ma alle 16, 52 passa la littorina e mi sfuma l’alternativa: tre passeggeri in carrozza e 30 automobilisti bloccati da un assurdo spettacolo, tra antica assuefazione e incavolature. Supero di poco il limite di velocità del lungomare, e più in là del previsto, i battistrada della pole di prima. Gli prendo la scia al Jolly bar e li spolvero entrambi all’altezza della gelateria il Cremino. Sono solo al comando e allungo di quarta al passaggio della Sbarre poiché il divieto d’accesso sulla via Marina, direzione Locri, mi impedisce di riunirmi in brevissimo tempo al mio seminarista. Evito il  dritto a destra di piazza Portosalvo che mi  obbligherebbe a un parcheggio su via Cesare Battisti. «Più semplice Via Montanapoleone a Milano», mi dico.
Ore 16, 54. Sbarre si mostra, calo di marcia e inizio la curva, ma una fila di quasi dieci macchine mi frena. Non ci credo, un altro treno. Passa alle 16,57 con il solo macchinista. Le macchine ripartono a rilento: il semaforo tra via Amendola e Jonio segna rosso. Le prime sette rientrano in città grazie a un verde di 45 secondi. L’ottava deve mettere la marcia indietro per evitare di rimanere dentro i binari. «Nooo, ancora un altro treno» mi dico sbattendo i pugni sullo sterzo. Non mi do pace fino alle 17,02, poi, dopo aver capito che l’ennesima littorina proviene da Locri, e che rischio altri 10 minuti di fermo, mi schizza l’idea dell’infrazione. E la commetto. Preso da raptus, sventolo la mia monovolume targata CS 537 MK  fino all’accesso vietato di piazza Portosalvo, svolto a sinistra  e infrango alle ore 17,04  la via Marina con immenso piacere. Voglio la multa in cambio di una denuncia. Al capo dei vigili: «Caro colonnello lavori oltre le multe, abbia qualche momento creativo. La segnaletica sidernese per adesso è come Trenitalia: se ne fotte!

Autore: 
Ercole Macrà¬