Antonio Larosa a Dalila Nesci: “Dia un senso alla sua visita di sabato”

Mar, 01/08/2017 - 18:35

Alla c.a.

On. Dalila Nesci
Deputata Movimento Cinque Stelle

Gentilissima Onorevole Dalila Nesci,
mi permetta di condividere con lei alcune riflessioni di natura pubblica, che ritengo di cruciale importanza nello sviluppo complessivo del mio territorio e che scaturiscono dalla sua visita – effettuata sabato scorso, 29 Luglio –  all’area archeologica del Naniglio di Gioiosa Ionica.
Intanto, prima e sopra ogni altra questione, voglio manifestare il mio apprezzamento per la disponibilità e la dedizione al confronto, direttamente sul territorio e a contatto con il tessuto popolare delle nostre piccole comunità: da non elettore del suo partito, considero comunque l’impegno alla condivisione democratica come una sorta di rivendicazione politico-culturale, di dichiarazione programmatica della sua militanza. Ed è cosa ottima e abbondante.
Come avrà avuto modo di intuire e comprendere, l’area archeologica del Naniglio è un unicum che attende solo di essere dissepolto in tutta la sua articolata bellezza, un autentico sedimento di potenzialità plurime: storico-culturali, per il valore scientifico in sé degli scavi; di attrattiva turistica, visto il richiamo alla visita che inevitabilmente può suscitare siffatto patrimonio; di sviluppo futuro, armonizzato sulla scala più complessiva di una Calabria delle bellezze antiche e dei tesori archeologici. Il Naniglio come paradigma di una regione intera: un luogo a tratti magico, evocativo, che sembra quasi voler supplicare la sua piena accessibilità e valorizzazione.
Purtroppo, dopo oltre 30 anni dalla prima campagna di scavi, rimangono sul terreno molte questioni assolutamente intollerabili, quasi surreali nella loro miserabile quotidianità di burocrazia opprimente e di investimenti sottodimensionati: scarsa protezione dei mosaici e degli altri resti riportati alla luce, assenza di una vera politica gestionale e manutentiva del sito, scavi che non vengono portati avanti, assenza di un vero impianto di illuminazione e di valorizzazione notturna, finanziamenti impossibilitati ad essere spesi nonostante il relativo stanziamento. Tutto così stoltamente estemporaneo, provvisorio, precario. Al punto che per ripulire e proteggere i preziosi mosaici, sostituendosi – come avvenuto in questi ultimi giorni – alle oggettive deficienze della nostra “macchina” statale e istituzionale, devono intervenire alcuni giovani professionisti nel campo dei beni culturali giunti a Gioiosa con un progetto voluto dalla Diocesi di Locri-Gerace. Né può bastare il pur volenteroso sforzo del Comune di Gioiosa Ionica, pronto – in alcune occasioni straordinarie e con le sue sparute possibilità – a ripulire il Naniglio dall’incuria del tempo e della natura e a renderlo sufficientemente dignitoso nel suo accesso. Stiamo letteralmente sciupando un tesoro a noi consegnato dalla straordinarietà della storia che abbiamo alle spalle e dalla forza di salvaguardia garantita dalla natura stessa.
Non è la sede, per spazio e forma di comunicazione, dove poter individuare in modo puntuale responsabilità e competenze, per quanto i ruoli predominanti siano evidentemente quelli della Città Metropolitana e della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Reggio Calabria (enti che hanno la titolarità sulla gestione e sulla tutela vincolistica del luogo). Ma alcune cose sono lampanti, non possono essere sottaciute. Per esemplificarle il paradosso grottesco che talvolta alberga nelle scelte della classe dirigente di questo territorio, le voglio citare una situazione che mi è a cuore in modo assolutamente prepotente: un finanziamento da un milione di euro tondi tondi, stanziato appositamente per il Naniglio con tanto di atti formali puntualmente sottoscritti, da me stesso ricercato e promosso nella qualità di Assessore provinciale ai Beni Culturali nell’ormai lontano 2007. Dieci anni da quell’impegno – che, mi sia concessa una libertà personale, considero anche motivo di orgoglio per l’impegno politico-amministrativo a favore del mio territorio – e ancora non è dato sapere tempi e modalità di spesa di quelle fondamentali risorse pubbliche (l’ultimo stop, il più recente, è quello della ditta appaltatrice che subisce una legittima interdittiva antimafia e pregiudica automaticamente il prosieguo dei lavori preventivati).
Nel chiedere anzitempo perdono per la forma rozzamente schematica delle informazioni contenute in questa missiva, le chiedo comunque di dare un senso alla sua visita, di rendere produttiva la sua apprezzabile campagna di ascolto: collochi il M5S calabrese sul fronte della piena tutela dei beni archeologici e culturali, interroghi le istituzioni regionali e nazionali sui finanziamenti da utilizzare, consideri questa opzione come una feconda necessità per lo sviluppo della nostra terra. Partendo, magari, proprio da un’area come quella del Naniglio (ma potremmo parlare, per restare alla nostra provincia, dell’Antica Kaulon di Monasterace o della Medma di Rosarno o dell’area di Taureana a Palmi o della Villa Romana di Casignana o degli scavi della vecchia Mamertum ad Oppido) : abbiamo bisogno che la politica individui, per questo nostro territorio, ipotesi di sviluppo immediatamente concrete e fattibili (programmazione, risorse, operatività).
Onorevole Nesci, lei è una calabrese figlia di un luogo suggestivo come Tropea, di imperante bellezza paesaggistica e storico-architettonica: può capire con relativa facilità quale economia e quale socialità è possibile costruire mettendo a regime le bellezze della nostra maiuscola Calabria. Faccia uno sforzo superiore, all’opposizione oggi e magari al governo domani: investa sapientemente su luoghi come il Naniglio, scommetta con lungimiranza su un Calabria bella e gentile.
Grazie sin d’ora per l’attenzione e la collaborazione.
Con ogni cordialità.

Angelo Antonio Larosa
orgogliosamente gioiosano e calabrese

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