Antonio Tallura: “Dobbiamo avere il coraggio di scommettere su noi stessi”

Dom, 25/08/2019 - 12:00
Dopo il successo riscosso dal monologo di Lina Furfaro “L’ostinato”, con il quale ha fatto rivivere sul palco il filosofo di Stilo Tommaso Campanella, abbiamo deciso di incontrare l’attore locrese per parlare con lui della voglia di riscatto che si fa sentire sempre più forte nel nostro comprensorio, commentare assieme la ricchissima estate culturale che la Locride ci ha offerto e capire come sfruttare quest’onda per imprimere quel cambiamento di cui il territorio ha bisogno.

Antonio Tallura, un attore Locrideo…
Una precisazione: o mi chiami “cittadino della Locride”, o mi chiami locrese, in quanto di Locri. Locrideo era il signor Aiace, che non ha niente a che fare né con la Locride né con i locresi. È anche un aggettivo che suona male…
Per venire alla domanda che volevo farti, della Locride era anche Tommaso Campanella, che hai fatto rivivere nel monologo che hai portato in scena la scorsa settimana.
Esatto, e riscoprirlo è stata per me una vera e propria rivelazione. La mia conoscenza del suo pensiero era infatti limitata a quella scolastica, eppure è così vivo e attuale che, se gli avessimo dedicato maggiore attenzione, la nostra storia sarebbe stata molto diversa. È inquietante, infatti, pensare che lui avesse intuito la presenza di un’entità nera che a distanza di tre secoli, ancora blocca, rinvia, limita e condiziona lo sviluppo del nostro comprensorio.
Possiamo parlare di Campanella come di un illuminista ante litteram, ed è singolare che la Locride sia storicamente diventata un territorio in grado di dare da un lato i natali a uomini tanto progressisti, dall’altro a un potere occulto che solo qui è così permeante.
Credo che sia un retaggio che deriva dalla popolazione locrese che, in antichità, venne dalla Grecia per insediarsi sulle nostre sponde proprio con l’inganno. Abbiamo così sempre subito una forma di sospetto che ci ha storicamente costretto a ripartire da qualcosa che avevamo già fatto, ingenerando così una forma di depressione e apatia che ci ha allontanato dai ruoli di rilievo in ambito culturale, politico e sociale. Prendi la storia delle Officine Meccaniche Calabresi: in qualunque altro posto sarebbero diventate la Piaggio, ma qui sono scomparse.
Storie raccontate anche in un libro di Turi Futia, che parla di accadimenti positivi nella Locride che sono stati cancellati da quello che lui definisce “oscurantismo geracese”.
Espressione con la quale lui si riferiva al potere ecclesiastico…
…che è lo stesso che ha dovuto combattere Campanella?
Certo, perché il potere temporale della Chiesa ha intessuto rapporti con famiglie che ancora oggi condizionano il nostro territorio e quella volontà di azione che, non trovando appoggio istituzionale, non riesce a imprimere lo sviluppo che ci serve.
In questi giorni è partita dal nostro territorio una provocazione rivoluzionaria: quella di Gioacchino Criaco sui Bronzi di Riace.
Che condivido in pieno non perché ritenga indispensabile riportare i Bronzi della Locride, ma perché questa idea potrebbe convincere tutta la popolazione del comprensorio a portare avanti una battaglia in grado di richiamare l’attenzione dell’Europa sul suo territorio più depresso. La volontà di riportare qui i Bronzi, il Trono Ludovisi, i Dioscuri, il Cavaliere di Marafioti, i tanti Pinakes sparsi per il mondo o la Persefone sarebbe un’idea per la quale la gente potrebbe inorgoglirsi e ritrovare quell’energia positiva in grado di farla agire per il riscatto di questa terra.
Un riscatto che ultimamente sembra passare anche da quella che a noi piace chiamare la “fabbrica del cinema”…
Chiamarla così mi sembra un po’ prematuro, anche perché siamo ancora distanti dai livelli della Film Commission Pugliese che dovremmo prendere a modello. Ciò non toglie che quest’anno il territorio sia stato coinvolto in progetti importanti che, tuttavia, sono stati portati qui dopo essere stati ideati altrove e che, purtroppo, hanno solo la ‘ndrangheta come tema portante.
Qual è la direzione da prendere per fare il salto di qualità?
Innanzitutto servirebbe da parte della Film Commission il coraggio di scommettere su progetti nati completamente qui. Fino a quando si continueranno a sposare progetti che avrebbero avuto successo anche senza l’appoggio della Film Commission daremo lavoro occasionale alle maestranze, ma non andremo oltre.
C’è fermento anche nel mondo del teatro, dove tuttavia sembra che si siano venute a creare delle fazioni che ricordano troppo da vicino schieramenti politici durante una campagna elettorale…
Perché il teatro, soprattutto nel nostro comprensorio, è legato a doppio filo all’ambito istituzionale. Prendiamo Locri, ad esempio: Calabrese, Sainato e la Sofia stanno facendo un grandissimo lavoro ma, non vigilando sulle persone a cui hanno dato l’incarico, si sono ritrovati con una stagione estiva ricca come nemmeno quella di Verona o Taormina sono state, a discapito, tuttavia, della qualità. Se, invece di intercettare tutte le compagnie che si proponevano di fare tappa nel nostro comprensorio per risparmiare sul viaggio dal nord Italia alla Sicilia, ci si fosse concentrati di più sul bellissimo programma della musica o sulla lirica, del quale il nostro territorio è completamente vergine, si sarebbe potuta creare una sinergia positiva con Portigliola, che invece ha proposto un Festival teatrale dall’identità forte, precisa e di grande qualità.
Durante la presentazione dell’Edizione del Festival del Teatro Classico di quest’anno Rocco Luglio aveva detto proprio che la direzione artistica non voleva fare l’affitta-teatro, ma creare un laboratorio in cui si potessero realizzare opere, una volontà incarnata perfettamente dalla partecipazione alla Prima del “Doctor Faustus” degli attori di “Locri Teatro”, dalla messa in scena di “Lei Ama Me” di Bernardo Migliaccio Spina e dal tuo stesso spettacolo su Campanella. Stiamo assistendo all’inizio di un riscatto culturale del comprensorio?
L’energia c’è, ma bisogna tenere forte gli argini eretti dalla direzione artistica di Edoardo Siravo e trovare un sostegno dalle istituzioni sovraordinate. La passione e l’amore dell’Amministrazione Comunale di Portigliola non possono sopperire a tutto, serve la qualità e che qualcuno del posto gestisca le maestranze locali mentre intercetta con intelligenza chi viene da fuori.
A proposito di istituzioni sovraordinate, abbiamo saputo che, durante l’organizzazione delle manifestazioni, la Sovrintendenza ha creato un po’ di grattacapi a Locri e Portigliola avanzando richieste squilibrate per l’utilizzo degli spazi archeologici. Come si può arginare lo scoglio della burocrazia?
Anche questo è un problema prettamente politico che si lima se i due Comuni dialogano. Avendo a disposizione un cartellone composito e pensato gli spazi sarebbero automaticamente valorizzati dalle manifestazioni stesse, come accaduto l’altra sera con l’evento del Planetario “Usque ad sidera”. L’offerta valorizzata dal luogo può valorizzare a sua volta il luogo e questo promuove sinergie che possono far alzare enormemente l’asticella della qualità. Ha già compiuto un’operazione simile Domenico Stranieri nella sua Sant’Agata del Bianco, un borgo di una bellezza e di un’energia culturale positiva meravigliosa. Un luogo in cui si respira libertà e anarchia nel senso bello del termine, che dovrebbe essere preso a esempio dagli altri centri del comprensorio per creare un modello di sviluppo dei nostri paesi dell’entroterra, che tanto hanno da dire in ambito culturale.
Vediamo che sei molto sensibile alle tematiche legate al nostro comprensorio. Cosa pensi se cito Mico Cundari?
Che è uno dei più grandi attori che abbiamo sul nostro territorio che, arrivato alla sua splendida età, con il curriculum e le caratteristiche che possiede, meriterebbe di ricevere quel Premio Tessalo che proprio il Festival del Teatro Classico di Portigliola consegnerà al grande Mariano Rigillo il prossimo 27 agosto. Anzi, lo propongo personalmente per l’edizione del prossimo anno, con l’auspicio che il suo lavoro possa tornare a essere conosciuto e apprezzato come merita.

Autore: 
Rosario Vladimir Condarcuri
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