Bando Biblioteche: la cultura non passi solo attraverso la digitalizzazione

Lun, 22/06/2020 - 11:30

Il bando lanciato dalla Città Metropolitana relativo all’implementazione dell’offerta delle Biblioteche Comunali, mi ha stimolato a fare qualche riflessione.
Secondo dati ormai consolidati da anni, fra le regioni italiane la Calabria è fanalino di coda in fatto di lettura. Non ci piace leggere, ma ci piace chattare, scrivere su Facebook, Twitter e via dicendo. La politica lo sa bene e si adatta. Così, proclami e messaggi subliminali vengono lanciati a iosa senza filtri, privi di ogni protezione. Alcuni riescono a decodificare il messaggio, altri no. Ormai la piattaforma è diventata l’agorà in cui discutere, scambiare opinioni, lanciare imprecazioni e così via. D’altronde il web è lo strumento preferito dai giovani per incontrarsi virtualmente, ma resta sempre un mezzo impersonale, distante, settorialmente informativo e non abbastanza formativo. E l’insuccesso della Didattica A Distanza ha dimostrato che, in un contesto più esteso, e che abbraccia diverse fasce sociali, parlarsi a distanza non paga.
Una volta (sembra chissà quando, ma parlo di una quindicina di anni fa) ci si incontrava in biblioteca, durante la presentazione di un libro, in piazza, per strada. Erano le sedi e i luoghi più indicati per parlare e discutere, confrontarsi. Oggi le biblioteche tradizionali sono abbandonate, quasi scomparse, per lasciare spazio a biblioteche virtuali che nessuno consulta.
Quanto è stato fatto a suo tempo dalla legge regionale nº 17, che consentiva ad autori e case editrici di poter essere aiutati nella pubblicazione di libri (oggi grazie a questa legge possiamo vantare edizioni straordinarie) è stato cancellato qualche anno fa dai vertici regionali, perché hanno evidentemente ritenuto il cartaceo una spesa inutile. Attrae di più l’e-book, per il quale i Comuni hanno ricevuto finanziamenti per l’installazione di postazioni e acquisto di intere collane di libri (che nessuno legge). Da questo nuovo modo di proporre il libro nascono tuttavia una serie di problemi: essendo degli strumenti informatici la loro durata è incerta; i pc vanno continuamente aggiornati; la selezione dei libri avviene secondo criteri non intellegibili, in quanto molti volumi di valore non hanno la versione e-book (specie quelli stampati molti anni fa).
È anche vero che fare delle biblioteche per ogni paese non è la strada giusta. Occorre invece puntare su una grande biblioteca territoriale (validi esempi sono quelle di Soriano, Cosenza, Reggio e Catanzaro) da collocare in uno dei paesi rivieraschi della Locride più vocati o, comunque, in grado di assicurare il funzionamento continuo dell’istituto. Il libro ha 500 anni (le prime pergamene invece risalgono al II secolo a.C.) e certamente non è giunta l’ora di soppiantarlo con l’e-book. Si tratta invece, di avvalersi di entrambi gli strumenti tenendo in considerazione che la biblioteca rimane ancora oggi una risorsa fondamentale e insostituibile per poter “nutrire” la mente e formarsi culturalmente.
È auspicabile, in una prospettiva non di campanile, che si possa progettare un unico percorso tale da accomunare tutti i paesi della Locride affinché emerga un polo culturale unico e in grado di dare un’offerta culturale di prim’ordine.
Poi c’è la questione degli archivi storici comunali, la maggior parte dei quali versa in stato di abbandono e soltanto qualche sindaco considerato forse “strano” (vedi Vincenzo Maesano a Bovalino) batte, con successo, la strada della conservazione del patrimonio documentale.

Autore: 
Enzo Cataldo
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