Cara Lanzetta adesso basta. Sono colpevole solo di assoluta mancanza di ipocrisia istituzionale

Mer, 12/06/2013 - 11:06

Caro sindaco sicuramente è più facile parlare a Roma che non nel proprio territorio, però questo suo ultimo tentativo di portare i riflettori su di sé è già miseramente fallito.

Io posso dirlo perché sono stato io ad organizzare la prima manifestazione di solidarietà vera nei suoi confronti, ricordo che era il 28 giugno del 2011 ed era appena finita la manifestazione istituzionale successiva al primo attentato da Lei subito.Ricordo ancora l’odore acre che usciva dalla farmacia perché fui uno dei primi ad arrivare. Bene il 28 giugno rimasi colpito dal fatto che come al solito le grandi parate dei nostri rappresentanti istituzionali erano finite con un fuggi fuggi e vidi Lei sola con suo marito. Questa immagine mi rimase in testa perché rappresentava ai miei occhi la misera condizione del nostro territorio, usato sotto i riflettori e abbandonato alla luce della luna. Il giorno dopo organizzai un incontro per il 3 luglio a Monasterace dal titolo “Maria non è sola”. Molti sono i testimoni di quella giornata e importanti furono pure i frutti di quella manifestazione, infatti il 1 agosto riuscimmo ad organizzare un concerto tutto gratuito con i migliori gruppi della zona per rendere anche la popolazione di Monasterace partecipe. Poi dopo quasi un anno è successo il secondo attentato e noi siamo stati tra i più vicini di nuovo, ma abbiamo avvertito che qualcosa stava cambiando. Abbiamo visto che quelli che l’avevano lasciata solo dopo il 28 giugno sono tornati all’attacco e hanno iniziato a utilizzarla come una reliquia da mostrare per fini diversi da quelli che noi pensavamo rappresentasse. Abbiamo seguito la corsa di Bersani e del PD per farla diventare un’icona della legalità - e questo ci poteva stare – però non ha portato niente al territorio e noi abbiamo gridato con una copertina al PD di non fare lo scambio tra le vedove e le sindache minacciate. Essere rappresentati in parlamento da simboli dell’antimafia purtroppo è stata una scelta che non ha dato risultati al territorio, anzi nel caso della Laganà, con tutta la stima per la vicenda umana, ci ritroviamo con un politico in più che ha problemi con la giustizia.

Quindi dove abbiamo sbagliato? Nel continuare a scrivere quello che pensiamo …

Non è bello sentire che al Parlamento - luogo a me caro per averlo vissuto insieme a mio padre (vero lottatore antimafia in tempi ben più difficili) nella stagione storica in cui lui fu eletto Senatore della Repubblica - si parli così di noi.

Questo è il testo che è apparso sul corrieredellacalabria.it: “All'incontro c'erano il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza – la cui amministrazione sostiene “Trame” con 65mila euro mentre Regione e Camera di Commercio non erogano alcun finanziamento – e le sindachesse Maria Carmela Lanzetta che guida il Comune di Monasterace e Elisabetta Tripodi, prima cittadina di Rosarno, che hanno denunciato i violenti attacchi condotti nei loro confronti dal giornale “La Riviera” per il loro impegno per la legalità. In proposito, per il presidente di “Ossigeno per l'informazione”, Alberto Spampinato, «è necessario riattivare subito la Commissione Antimafia che nella scorsa legislatura aveva già chiesto di poter sapere chi sono gli editori di testate del genere».”

Dopo queste parole che mi segnano profondamente sto pensando di chiudere questa testata. Non posso sopportare più che uno Stato lontano pronunci certe parole senza che nessuno si indigni.

Si informi il signor Alberto Spampinato su chi è l’editore de “la Riviera”, ma almeno lo faccia prima di dare giudizi fidandosi delle parole di altri. Non basta essere sindaci che combattono la legalità per avere la verità in tasca. Cara Maria Carmela non può non vergognarsi di aver usato il suo essere icona antimafia per gettare fango su una persona che conosce bene. Per mia fortuna porto un cognome rispettato da tutti e non ho mai avuto parenti coinvolti in casi di mafia, altrimenti cari lettori e cittadini della Locride non avreste nemmeno questo giornale a combattere contro tutti i soprusi che siete costretti a subire. Noi non abbiamo mai attaccato le sindache per il loro impegno per la legalità, niente di più falso, noi abbiamo smascherato cosa stava dietro a queste battaglie, le mire carrieristiche.

“La Riviera” il 1 agosto del 2013 compie 15 anni di pubblicazioni,  record storico per l’editoria calabrese, ma in Calabria nessuno se ne vuole accorgere, abbiamo cercato di campare per portare avanti questo sogno di voce libera della e nella Locride nonostante tutto, nonostante nessun finanziamento pubblico, nonostante continui tentativi di bloccarne con tutti i mezzi le uscite o la pubblicazione.

La mia idea di giornale libero deve tutto alle straordinarie personalità che nel nostro territorio hanno contribuito alla crescita costante del giornale e a tutti gli imprenditori che hanno investito nella pubblicità. La mia idea di palestra per futuri comunicatori ancora non è completata, ma molto è stato fatto in questi quindici anni. Ricordo con piacere tutti i direttori responsabili da Antonio Condò che nel primo editoriale parlava de “la Riviera” come “l’ostacolo della corsa dei cavalli più difficile” proprio a significare la difficoltà del nostro percorso. A Enzo Romeo, Ciccio Barbaro, Alessandra Tuzza, Antonio Aprile, e poi negli ultimi anni della sua vita - e fino alla morte - Nicola Zitara. Studi il signor Alberto Spampinato chi è stato per il meridione Nicola, ed infine l’attuale direttore, altra autorità del giornalismo calabrese, e non solo, Pasquino Crupi.

Forse questo vuole la Lanzetta, mettere la museruola a Pasquino, ma io non lo farò mai.

Chiudo spiegando al signor Alberto Spampinato che fare un giornale free press come “la Riviera”, richiede molta passione, e soprattutto impegno civile per lo sviluppo di un territorio. Questo abbiamo fatto in quindici anni, dicendo la verità e cercando di fare della civiltà di un popolo la nostra bandiera.

Abbiamo pubblicato articoli e rubriche dei migliori giornalisti calabresi, che non cito altrimenti servirebbe troppo spazio, eccezione fatta per Ercole Macrì, mio compagno in questa avventura, Antonio Tassone, anche lui sempre vicino, e maestri come Toto Delfino, Rocco Ritorto, Pino Mazzu, Bruno Gemelli, Paolo Catalano, Gioacchino Criaco, Mimmo Gangemi, Pasquale Violi e Ilario Ammendolia. E qui mi fermo per non scontentare molti.

Poi ulteriore affetto devo a Paola, mia compagna di lavoro, sacrifici e vita e ad Eugenio sempre pronto a impaginare l’impossibile. A Eleonora, Ilaria, Katia e Mimmo chiedo scusa se dalla prossima settimana devono trovare un nuovo editore con cui collaborare.

Autore: 
Rosario Vladimir Condarcuri
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