Caulonia e i suoi paesaggi tra culto, mito e storia

Dom, 05/07/2020 - 16:00

L’associazione “Benessere per la Jonica” continua, nella sua attività di informazione e divulgazione culturale territoriale, a notificare quanti luoghi poco conosciuti ci siano nel nostro territorio; sono siti che ci appartengono e di cui, magari non sappiamo nulla. Si preda a esempio Caulonia, luogo che vale la pena di visitare quale uno dei pochi esempi in Italia di circondario formato da una miriade di località autoctone anche negli usi e costumi. L'origine del nome dell'odierna Caulonia non risale all'antica Kaulon di Monasterace, come molti erroneamente pensano.
Il circondario della vera Caulonia, che una volta si chiamava Aulonia, è tutt’oggi avvolta dal mistero. Si sa che venne edificata dai Crotonesi, ma se ne perdono le tracce fino all’anno 1000, durante il quale la zona si ritrova abitata con il nome di Castelvetere, cioè zona con una antico  castello. Nel territorio esistono almeno 32 località (frazioni e borgate) per lo più di origine greco-romano-bizantina e medievale, che in parte rischiano di essere del tutto abbandonate e dimenticate. Il Paese è tutto da scoprire, meglio se con itinerari guidati, che faranno individuare una miriade di espressioni artistiche e museali a cielo aperto, di cultura contadina e colori bizantini e rinascimentali in un luogo in cui, in meno di un’ora si passa, come in nessun altro posto, dal livello del mare all’alta montagna. Tra le varie località ricordiamo:
Agromastelli: in greco-calabro Agromàstori, termine che sta a significare che l'esperienza della parola e della libertà intellettuale è utile per compiere il progetto e il programma di una vita. È un posto enigmatico.
Ziia: antico centro minerario abbandonato dopo l’alluvione del 1951, ideale per la creazione di un villaggio turistico nel cuore delle Serre. Ci sono luoghi che suscitano ammirazione; ve ne sono altri che commuovono e danno rabbia al pensiero di quanto c’era e di quanto si è perso.
Campoli: una ferriera dal 1500 appartenente al polo siderurgico della Montagna. È un luogo che respiri e senti tuo come quelle persone che ti sembra di conoscere da sempre pur non avendole mai incontrate.
San Nicola (Ai Nikòlas): con le sue cascate, sito di culto in cui è ubicato il Monastero di Sant'Ilarione che, tramite i gusci delle noci, scambiava con San Bruno delle Serre messaggi   attraverso il fiume Allaro. Non c’è niente di meglio che andare in un luogo che non è cambiato, per rendersi conto di quanto forse noi stessi siamo cambiati.
Ursini: con i suoi panorami a perdita d’occhio sullo Jonio e con vigneti di alta qualità. Vi si trova la chiesa parrocchiale di Santa Maria Aiuto dei Cristiani, eretta verso il 1859. È una realtà in cui il cuore batte forte, dove si rimane senza fiato per quanta emozione si prova, in cui il tempo sembra si sia fermato e la mente non smette di sognare.
Crochi (Kròki): in questo posto è situato, dominante la fiumara, il Santuario della Madonna di Crochi, anticamente detta dello “schizzo” forse perché lacrimava. Tipico, a fine settembre, l’allestimento delle baracche in cui degustare carni e alimenti di qualità. Molti, chiusa la stagione balneare, lo usano come tipica zona di villeggiatura autunnale. Ricordata anche per l’uccisione del parroco durante la Repubblica Rossa, esiste un centro di antica tecnica iconografica “glikophilousa” presso l’Eremo della Quercia. La meta darà l’occasione di vedere le cose in un nuovo modo.
Cufò (Kufò): borgata in cui, in autunno, la vegetazione assume colori e odori indimenticabili, meta per naturalisti e appassionati di fotografia, fa sentire amalgamati, come se ci fosse un angolino adatto a ognuno di noi.
Focà (Fòka): grande frazione ricca di storia e di mistero; nata anteriormente al ‘600 fu prima  insediamento dei greci di “Phocà”, in similitudine al porto dell’isola di Dicono del mare Egeo.  Anticamente era un regno con tanto di monarca, il così detto Re di Foca, il quale si racconta avesse  sotterrato in località Ternità - dove oggi esiste una chiesa bizantina - il suo grande tesoro regale, vincolandolo a pratiche raccapriccianti, onde impedire agli altri di venirne in possesso. Infatti, chi voleva tentare d’impossessarsene, doveva consumare sul posto il sacrilego battesimo di uccisione di una capra o, nientemeno, il truce sacrificio di un bambino, cosa che nessuno mai ha pensato di fare. Luogo ospitale, tranquillo, laborioso, solidale nel bene e nel male, nella sventura e nella gioia, che diveniva una circostanza collettiva. Ancora oggi viene praticata la cosidetta “mandata” di carnevale,  un assaggio di carne cruda, di “caldara”, e salumi, che dopo la macellazione del maiale si offre agli amici e ai più indigenti. È uno dei posti in cui esistevano anticamente le migliori “mammine” (levatrici). Se si va per le campagne sono numerosi i resti antichi con cocci che, come a Locri, si possono trovare scavando nei terreni prospicienti al mare. È punto obbligato di transito per il Santuario della Madonna dello Scoglio.
Santa Domenica: località condivisa con Placanica, la cui celebrità è legata alle apparizioni della Madonna dello Scoglio e al religioso Fratel Cosimo. Il santuario della Vergine è meta di pellegrinaggio per i miracoli che in essa avvengono. Una volta visitato, è difficile dimenticare quel luogo.
Gremi: località di alta montagna in vallata del fiume Amusa, inserita nel parco delle Serre, ricca di abeti e faggi a circa 1.300 metri di altezza. I panorami incantevoli godono della vista dello Jonio e del Tirreno. Luoghi del genere lasciano addosso il profumo della gratitudine verso la natura.
Caulonia Centro: borgo medievale, con i suoi vicoli, le tante chiese, palazzi signorili e i resti del maestoso castello (che diede il nome di Castelvetere), testimonianza di un glorioso passato, abbandonato nel XVII secolo e adibito a carcere sino al 1873, poi distrutto da un violento terremoto. Molto suggestive le quatto Porte di entrata: Sant'Antonio o del Salvatore, Pusterla, collegata alle mura del castello, Amusa, la porta degli orti e della strada lungo il fiume Amusa,  Allaro, rivolta verso la costa sulla via del fiume Allaro e sulla sua foce. È nota in tutt’Italia per l’annuale settimana del “Tarantella Festival”, che si svolge in agosto, durante la quale accorrono migliaia di persone da tutta la Regione. In questo luogo tutto ciò che conta si incide in modo indelebile nella mente. Parole, gesti e pensieri sono fotografati per l’eternità. Perciò, quando si bussa alle sue Porte, prima di entrare, è bene spogliarsi di tutto e vestirsi solo di se stessi.
Caulonia Marina: posta tra due grandi fiumare una volta navigabili, vecchia zona malarica definita maremmana, venne bonificata da Mussolini per divenire negli anni il moderno punto di riferimento dell’intero comprensorio cauloniese, con le sue bianche spiagge e un mare cristallino. Luogo di ritrovo specialmente per i più giovani, con tante attività ludiche e commerciali, tanto da renderla tra le più attrattive della jonica. Domina il sito la grande piazza Bottari, centro di manifestazioni sociali e artistiche: quando si va in questo piccolo centro, dopo la grande città, ci si convince che sarà tutto più facile e gestibile.
Ma se si vuol girare e vedere qualcosa di nuovo e di diverso, degustare le specialità del luogo, non basta un giorno. Caulonia, infatti, offre tante altre caratteristiche borgate e località, ognuna con una particolarità.
Ognuno di questi luoghi è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti e osservare, diventeranno per molti uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove.
Sono luoghi che attirano, magari anche da molto lontano. Non se ne conosce la ragione, ma ancora prima di averli visti si percepisce che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima.

Autore: 
Franco Napoli
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