Condannati e assolti ai raggi x

Lun, 14/07/2014 - 17:59
Ecco nei fatti come si è concluso il primo processo alla 'ndrangheta di Siderno

Alessandro Figliomeni: 12 anni

La sua è una condanna che fa rumore, sindaco per 9 anni, politico conosciuto e riconosciuto in tutta la Calabria. Lo hanno dipinto come “santista” ma il Tribunale ha detto che non lo è, sarebbe un semplice affiliato. Ha gridato la sua innocenza, ma pare siano bastate poche intercettazioni e una tesi più logica che concreta a condannarlo. Difeso da Vincenzo Nobile e Antonio Mazzone.

 

Riccardo Rumbo: 17 anni

È considerato dalla Dda un capo assoluto, capace di comandare e trafficare droga. Per il Tribunale non è però un trafficante di droga, con gli stupefacenti non c’entra nulla, una battaglia vinta dagli avvocati Giuseppe Calderazzo, Davide Lurasco e Armando Gerace. Ma Rumbo per i giudici rimane un boss, tra i leader di una associazione da 416bis che opera incontrastata a Siderno.

 

Francesco Muià: 26 anni e 2 mesi

«Una sproporzione» ha commentato l’avvocato Cosimo Albanese che lo difende.  Muià avrebbe coltivato marijuana da pensionatoe in una intercettazione, si dice “non è più attivo”. Sulla sua colpevolezza sui reati di droga il Tribunale non ha dubbi, ma lo vede, attraverso le intercettazioni, anche come un vertice del crimine. Breivjk, che in Norvegia uccise 69 persone è stato condannato a 21 anni.

 

Domenico, Antonio, Francesco e Massimo Figliomeni: assolti.

I titolari della ditta “Ecoambiente” escono puliti dal processo. La loro vicenda è emblematica,
coinvolti per questioni di parentela attraverso il lavoro certosino dell’ avvocato Francesco Commisso hanno, dati alla mano, dimostrato che quello che hanno costruito lo hanno fatto con fatica, sudore e lecito sacrificio. Dalla loro vicenda un effetto domino di assoluzioni.

 

Massimo Pellegrino: assolto

Il geometra sidernese non è la “longa manu” di Rumbo. Fondamentale per lui, direttore tecnico della “Ecoambiente”, l’esclusione dai reati dei fratelli Figliomeni. Quella portata a casa dagli avvocati Eugenio Minniti e Giuseppe Oppedisano è probabilmente l’assoluzione più importante rispetto alle posizioni inziali del processo e alla tesi dell’accusa.

 

Michele Correale: 25 anni

L’uomo della “Lamia” è stato considerato uno dei capi indiscussi dell’organizzazione dedita anche al traffico di droga. Decisivo il ruolo giocato proprio dal troncone processuale che vedeva nella zona della Lamia un pullulare di piantine di marijuana e di via vai di soggetti ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta o quanto meno interessati alla droga. Difeso dall’ avvocato Antonio Speziale per il Tribunale è un boss.

 

Paolo Correale e Antonio Figliomeni: assolti

Paolo Correale e Antonio Figliomeni Assolti. Il primo giovane di Siderno pagava qualche intercettazione veniale e lo scotto di essere della Lamia. Difeso dall’avvocato Antonio Speziale è riuscito a dimostrare la sua innocenza. Il secondo, fratello dell’ex sindaco Figliomeni, difeso dall’avvocato Cosimo Albanese ha chiarito che di quello che succedeva nella sua zona di residenza non sapeva nulla.

 

Antonio Futia: 14 anni

Per lui, già condannato in precedenza per il reato associativo, arriva una condanna per le piantagioni di marijuana della Lamia. Per i giudici non è uno qualunque è uno che all’interno delle dinamiche legate alla droga ha uno peso specifico. Era stato coinvolto anche nell’operazione “Crimine” e per qualche periodo si era dato alla latitanza. Il Tribunale diLocri lo ha riconosciuto colpevole per la seconda volta, nonostante l’avvocato Cosimo Punturieri del foro di Reggio

 

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