Estate: al bando le scimmie!

Dom, 28/06/2015 - 17:43
Con la bella stagione inizia la frenetica caccia all’ultimo pelo. C’è chi sceglie la lametta come la Rettore; chi la ceretta per concedersi un momento di autoanalisi; chi il silk epil, l’arma della morte; chi il laser, la nuova America; chi, infine, l’estetista, dea da venerare.

La stagione estiva ormai è iniziata e i lidi sono stati tirati su; ma è il sole che sembra intimidirsi per venire finalmente allo scoperto, costringendoci a giornate uggiose di quelle post festa di Portosalvo. Frustrante per gli amanti del mare, un po’ meno per chi a fare il bagno non ci sarebbe potuto andare ugualmente. Unica nota positiva per le donne: guadagnare tempo per prepararsi alla lotta contro la peluria, caratteristica da aggiungere alla lista “Le donne soffrono perché”. Ora, siamo sinceri. D’inverno è un’altra storia, occhio non vede, cuore non duole e pelo può crescere. Nel modo più selvaggio e disparato, soprattutto nel periodo post vacanze natalizie, quando a causa di qualche vestito o gonnella, il pelo andava tolto. E dai. Ma è nel periodo febbraio-marzo che si può osservare un’abbondante e rigogliosa crescita di peluria in ogni dove. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Ma l’estate richiama tutti sull’attenti e pretende che tu sia liscia e vellutata come la modella della pubblicità. Purtroppo, non è così facile come può sembrare. Spieghiamone le ragioni. Il mercato ci offre una vasta gamma di modalità per la caccia al pelo.
RASOIO: “Dammi una lametta che mi taglio le vene” cantava la Rettore. In realtà è “Dammi una lametta che devo andare a una cena e non ho avuto tempo di fare la ceretta”. Metodo veloce e indolore, super pratico. Ti passi sta lametta a 100 km orari godendo perché sei subito pronta. Esci dalla doccia sanguinante e noti che ti sei asportata involontariamente pezzi di pelle. Fa niente: da piccola osservavi tuo padre tamponarsi queste piccole emorragie con dei pezzetti di carta igienica. Agisci nello stesso modo e via (anche se i pezzetti di carta si attaccheranno al sangue e mentre li leverei ti sembrerà di essere impegnata in un’operazione chirurgica). Difetto del rasoio: circa tre ore dopo l’operazione, ti sentirai di avere sulle gambe il filo spinato di Auschwitz.
CERETTA: richiede tempo e dedizione. La ceretta equivale a un momento di auto-analisi: è mentre spalmi e strappi che ripensi agli ultimi quindici anni della tua vita e ne tiri le somme. Farla in assenza di aria condizionata vuol dire surriscaldarsi. La ceretta tira via solo i peli di una certa lunghezza, rispettando quelli più corti: non possono subire il trauma, diamogli il tempo di diventare “grandi”. Il neo di questo metodo è che, puntualmente, ti resterà un po’ di cera addosso, totalmente invisibile durante il meticoloso controllo. Te ne accorgerai solo dopo, quando ti ritroverai attaccati dietro alla caviglia, un capello, un po’ di polvere e un punto Kinder che si trovava sul divano.
SILK EPIL: l’arma della morte. Ci sono questi ingranaggi che girano vorticosamente provocando un rumore assordante, stile killer che ti appare davanti in piena notte con una motosega. Il silk epil non risparmia nessuno: grandi o piccoli, addio peli. Il problema è che, un po’ come gli altri metodi, i peli cresceranno in seguito sotto la tue pelle per cui la prossima volta perderai il doppio del tempo. Scoprirai essere come un piccolo archeologo che va alla ricerca di monetine sottoterra. Solo per veri autolesionisti.
LASER: la nuova America. La leggenda narra che servano almeno tre stipendi per pagare una seduta. Ancora non ho capito però se si tratta dello stipendio di una baby sitter o di un avvocato.
L’ESTETISTA: dulcis in fundo, la dea da venerare. Giovane alla quale doni volentieri i tuoi soldi, basta che se la veda lei. La frase di iniziazione è “fammi tutto quello che vuoi, sono tua”. L’estetista sa tutto di te. Ti ha cresciuto e ti ha accompagnato nei momenti più importanti della tua vita. Ti ha anche messo in tutte le posizioni possibili e immaginabili. Probabilmente più lei che il tuo compagno.

Autore: 
Sara Jacopetta
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