Gemma Incorpora Murizzi, la scultrice gioiosana amata da Corrado Alvaro

Dom, 08/12/2019 - 18:00

Figlia d’arte, nacque il 27 gennaio 1896 da Rocco Bruno Murizzi (che allievo a Napoli di Francesco Biangardi, apprese l’arte di scolpire il legno, il marmo, modellare la creta, la cartapesta) e da Letizia Rodinò, casalinga.
Chiamata comunemente in paese Donna Gemma e conosciuta per la sua maestria nel modellare l’argilla, era un personaggio amato e rispettato dai gioiosani.
Non è andata a scuola, ma sapeva leggere e scrivere e iniziò l’attività artistica (oltre a dedicarsi alla fotografia) nella bottega del padre che, nato a Tresìlico (rione dell’odierna Oppido Mamertina), era venuto a Gioiosa Jonica per eseguire il restauro della statua di Maria SS. del Carmelo, ma, dopo aver conosciuto Letizia Rodinò (che sposò e dalla quale ebbe dodici figli, di cui solo tre sopravvissero: Gemma, Aurora e Annino), vi rimase dedicandosi all’arte scultorea.
Donna Gemma cominciò a sei anni a lavorare l’argilla, riuscendo in seguito a dare forme eccellenti (sulle tracce delle antiche coroplaste greche) a statuine che riproducevano i pastori (i cosiddetti “cciapòpula”) o donne, ovvero le “maddamme” con le cortare e il costume tradizionale gioiosano, facendo emergere la loro bellezza e grazia dai loro bei volti espressivi – dallo sguardo accattivante e malizioso – e con abili tocchi dalle movenze dei corpi.
Io la ricordo bene: era piccola di statura e aveva un modestissimo bagaglio culturale (se non le conoscenze essenziali che quotidianamente le venivano trasmesse in famiglia, anche per la scrittura con le buone maniere e altresì i fondamentali valori cristiani per la sua crescita umana), ma era brava a plasmare e dare alle statuette che produceva, quelle espressioni che facevano incantare non soli i bambini (compreso me), ma le persone di ogni età che, sensibili, si stupivano nell’ammirare le sue creazioni.
Donna e artista sempre attenta, garbata, meticolosa, paziente nel dare a ogni sua “creatura” i tratti somatici adeguati, ma ancor di più a dare loro “l’anima” con l’estro creativo e con il cuore, forgiandole come per magia e arricchendole di profonda umanità.
Quante volte mi sono avvicinato timidamente, passando davanti alla sua casa, facendo capolino per ammirare i personaggi popolani o quelli dei presepi esposti talora in una vetrinetta (credo di ricordare bene!), talaltra sul davanzale della piccola finestra. Rappresentavano un piccolo tesoro per i bambini poveri! E ricordo pure che quando la salutavo, contraccambiava il mio saluto con flebile voce e con un lieve sorriso.
Donna Gemma in alcuni anni della sua attività artistica ottenne premi e riconoscimenti (avendo partecipato ed esposte sue opere in mostre nazionali) ed ebbe schiette lodi dai grandi scultori Francesco Jerace e Francesco Messina e dalla giornalista di Bari Elsa Raimondi.
Alcune opere dell’artista gioiosana ornano le case di suoi parenti o fanno parte di collezioni private; oltre a dire che Donna Gemma, che morì il 17 novembre 1966, lavorò sempre con fede “vicino a Dio e alla Madonna”.
Anni prima, nel 1963, la Rai le aveva dedicato un servizio speciale commentato da Emilio Barillaro (archeologo, poeta, scrittore) e nel 1966 era stata insignita del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica.
È pure importante che le generazioni future (ma ancor prima è necessario che siano educate al “bello” dalle rispettive famiglie e nelle scuole, piuttosto che alle vanità e alle ciance vane, o peggio ancora al linguaggio volgare) sappiano dell’amicizia che intercorse tra Donna Gemma e Corrado Alvaro (lo scrittore di San Luca assurto a fama nazionale ed europea), improntata a stima reciproca ma non solo, perché lo scrittore calabrese fu un suo sincero estimatore, come d’altronde sua moglie, Laura Babini, che le fece affettuosamente dono dell’anello di Corrado Alvaro, ma le due donne non s’incontrarono mai. Però nel 2006 è stato pubblicato un libretto intitolato “Lettere a Donna Gemma Incorpora”, per i tipi di Franco Pancallo Editore, in cui sono riprodotte le lettere inviate all’illustre gioiosana dall’autore di Gente in Aspromonte e da sua moglie.
Invece nel 2002 era stato pubblicato dal Comune di Gioiosa Jonica “Il Diario di Donna Gemma Murizzi Incorpora” che la scultrice aveva scritto per la sua famiglia.
Degno di menzione è altresì il ricordo del servizio giornalistico ad opera di Domenico Logozzo, dopo oltre cinquant’anni dalla morte della scultrice, al cui riguardo mi piace riportare, tra i numerosi giudizi, il pensiero espresso da Alfonso Frangipane: “Piccola, solitaria, nel segreto della sua vita, Donna Gemma ebbe come i Grandi, una fede costante, limpida, ed una vera dedizione d’amore per l’Idealità artistica. E sia benedetta per le sue ansie e per le sue opere raggiunte o non realizzate, ma sognate sempre nella luminosità della virtù di modellatrice gentile della creta, esaltatrice del lavoro fino alla poesia”.

Autore: 
Francesco Luigi Errigo
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