Giovanni Pittari ci racconta la Grotteria segreta

Lun, 30/11/2020 - 17:00

L’indagine che questo libro compendia è frutto di ricerche, riflessioni e una vasta bibliografia che l’amico Giovanni Pittari, da uomo operativo e professionale, oltre che autore di studi e saggi di carattere storico-artistico, è andato annotando dopo aver frequentato, con pazienza e acribia, archivi e biblioteche, al fine di redigere un lavoro che potesse offrire al lettore la possibilità di conoscere, con l’essenzialità di un racconto, una più nitida visione di Grotteria di cui, tra l’altro, è in procinto di pubblicarne il catasto onciario del 1742, ordinato a tutte le università del Regno di Napoli dalla Camera della Sommaria, nel contesto delle riforme del re Carlo di Borbone.
Ciò che ne è scaturito non è solo uno squarcio della storia d’un antico centro, ma una ricerca sulle sue testimonianze archeologiche, storiche, religiose e sociali, con l’inclusione di argomenti vari ad esse connessi. Viene fuori una raccolta, una vera e propria messe di notizie, tendente a testimoniare l’interesse che il territorio ha riscosso tra i popoli nel corso dei secoli.
Questa nuova iniziativa editoriale si propone di stimolare l’interesse per il passato e approfondire la conoscenza dello sviluppo di più aspetti della vita comunitaria della cittadina nelle sue varie manifestazioni e nelle sue organizzazioni.
Integrare il quadro complessivo della cittadina, già oggetto di indagini storiografiche legate principalmente al nome dell’avvocato Domenico Lupis-Crisafi che, nel 1887, per l’esigenza di colmare un vuoto plurisecolare esistente nella storiografia della sua città di origine, pubblicò la fondamentale “Cronaca di Grotteria dalla sua fondazione fino al 1860”; e a Giuseppe Bruzzese, autore di “Grotteria nelle fonti documentarie dell'archivio di stato di Reggio Calabria (1800 - 1950)”, del 2009, rappresenta, quest’oggi, non un’operazione superflua, ma la volontà di ricerca, di studio, di salvaguardia e valorizzazione, a vari livelli, dei beni storico-culturali del territorio. Azione necessaria, quindi, anche per la mole di ulteriori documenti presentati e organizzati da Pittari, per dare quella giusta connessione cronologica, nel contesto di una nuova “cultura” che deve penetrare in strati sempre più vasti dell’opinione pubblica per coglierne le dinamiche storico-sociali e religiose e per avviare quella formazione di una nuova sensibilità e una diversa attenzione per il passato e per le sue principali testimonianze.
A Grotteria non si giunge per caso. La sua bellezza bisogna conquistarsela anche attraverso un itinerario che consenta un impatto con la storia, con le caratteristiche viuzze, con le piazze, con le chiese, con i monumenti, con la diversità delle testimonianze custodite che il nostro autore, presentandone la storia e le vicissitudini, propone con un salto nel passato mescolato a sensazioni che sono quelle di chi riscopre, come per incanto, le novità di un tempo che fu.
Grotteria, infatti, per la sua particolare posizione geografica nel territorio, rappresentò, prima all’epoca del conte Antonio Caracciolo (Contea di Gerace, Baronie di San Giorgio, di Anoja e di Grotteria, Feudi rustici di Capobruto, Mussuto e Capperonuovo già del conte di Arena) e poi con il sorrentino Marino Correale (la Contea di Terranova, le Baronie di San Giorgio, di Cinquefrondi e di Grotteria con i rispettivi casali, il tutto già appartenuto a Tommaso Caracciolo) un ponte di collegamento tra lo Ionio e il Tirreno.
L’interesse di questo studio - per ciò che riguarda la parte archeologica - supera certamente i limiti angusti del paese che abbracciò, invece, i confini di una più vasta area, propone una carrellata di ritrovamenti e immagini legati anche alla Valle del Torbido, quasi a voler testimoniare in quale gran considerazione questo fiume fosse stato tenuto nell’antichità.
Partendo da lontano, ma anche da più recenti spunti storiografici, l’Autore, ha inteso soprattutto offrire a future sistemazioni metodologiche il proprio considerevole patrimonio di ricerche, di scoperte archeologiche (molte delle quali oggi in collezioni private o legate al nome di Emilio Barillaro), e di fonti storiche edite e inedite, proponendo ipotesi e soluzioni senza pretendere di aver risolto in modo definitivo questioni controverse, suscettibili di ulteriori ricerche capaci di confermare e smentire gli attuali risultati.
Circa l’interazione tra gli spazi urbani e quelli sacri, Pittari, indagando le fonti edite e inedite, permea i modelli comportamentali e devozionali di riferimento, esponendo le proprie tesi ed esiti di ricerche, quasi a voler arricchire il quadro dei rapporti tra sfera religiosa (fondamentale fu l’influsso dei monaci basiliani che portarono una religiosità fortemente contemplativa su cui si innestò successivamente l’influenza dei conventi domenicani e cappuccini e le numerose chiese, veri centri d’adozione della locale nobiltà o gestiti da patronati privati o ecclesiastici, che ebbero anche un ruolo educativo popolare) e quella sociale.
Ed ecco che Grotteria assume un’ulteriore fisionomia storica e artistica ben precisa allorquando l’elaborazione del libro, integrata da note bibliografiche ed esplicative senza aver la pretesa di aver esaurito l’argomento, che potrà essere continuato con tenace perseveranza da ulteriori provvisti della necessaria preparazione per le ricerche archivistiche, vede susseguirsi una carrellata di: quinternioni, apprezzi, regesti per le chiese di Grotteria, tratti dal monumentale “Regesto Vaticano per la Calabria” dell’indimenticabile padre Francesco Russo (operazione alquanto utile anche perché opera fondamentale posseduta da non molte biblioteche calabresi e da pochi studiosi), confini territoriali, visite pastorali, bollari dei vescovi di Gerace, chiese, cappelle laicali, luoghi pii, juspatronati, oratori privati, sindaci, arcipreti, sacerdoti, ecclesiastici illustri, ospedali, inventari e suppellettili sacre dei due conventi, beni archeologici e artistici, iscrizioni e Cassa Sacra.
Non mancano riferimenti anche alle famiglie illustri o a personalità varie di condizione civile e ragguardevole, argomento di cui ebbero a occuparsi sia Lupis-Crisafi, sia il compianto Emilio Barillaro il quale, particolarmente a quella dei “Palermo di Grotteria” dedicò, nel 1966, oltre 200 pagine.
Un discorso a parte, ma complementare, meritano, infine: il rilevante corpus fotografico di tutto rispetto con riprese inerenti ai soggetti via via trattati; le didascalie che danno, volta per volta, spiegazioni esaurienti e criticamente significative delle illustrazioni e l’appendice con una sfilza di documenti che connotano, nella loro essenzialità, il nucleo di questo volume utile per accostarsi alla storia di Grotteria, cittadina ricca di bellezze naturali e panoramiche oltre che della maestosità dei suoi monumenti superstiti.
La relativa tranquillità delle vicende storiche e la varietà delle successioni feudali, qualora non si fossero verificati vari terremoti, specie quello del 1783, avrebbero permesso la conservazione di un considerevole patrimonio di residenze e di edifici cultuali e monastici che Pittari, scavando in profondità, ha tentato di individuare per mettere in evidenza il fascino dei tanti ruderi, specie quelli granitici e nel contempo ferrigni dell’arcigno castello che, oltre a essere la residenza dei baroni nelle varie successioni feudali, fin dalla sua costruzione assunse il ruolo di simbolo sociale, politico e culturale, rappresentando il segno materiale dell’incontro-scontro dei poteri storici.
Questa nuova fatica dell’amico Giovanni Pittari, progettata e condotta a termine dopo averla ancorata rigorosamente al dato storico-documentario, si traduce nell’offerta agli abitanti di Grotteria, agli studiosi e ai visitatori, di una proposta di arricchimento culturale e costituisce, nel contempo, un contributo alla conoscenza ed alla divulgazione delle nuove tracce venute alla luce in uno dei luoghi più interessanti tra i centri dell’entroterra ionico.

Autore: 
Giovanni Russo
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