Gli alti e bassi dell’economia meridionale mineranno lo sviluppo della ZES?

Dom, 13/05/2018 - 17:00

Qualche settimana fa la Regione Calabria ha approvato il Piano Strategico della Zona Economica Speciale di Gioia Tauro, il cui auspicabile successo potrebbe fare da traino all’intera economia calabrese.
In questi giorni la stampa nazionale ha riportato notizie riferite al Sud Italia che delineano a sommi capi il contesto economico ove il progetto ZES andrà a collocarsi. Ovviamente sono notizie il cui significato non è né del tutto positivo né, fortunatamente, del tutto negativo. Insomma, v’è qualche luce e qualche ombra.
Alcune buone notizie giungono dal Settimo Rapporto La Malfa, realizzato dall’omonima Fondazione e presentato di recente a Napoli, presso la sede del Mattino. C’è un Mezzogiorno, quello delle medie imprese, che recupera terreno e riduce il divario con il Centro-Nord. L’incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto è infatti pari al 69,6% nel Mezzogiorno rispetto al 69,3% del Centro-Nord. Lo studio, che si basa sui dati di bilancio delle imprese, evidenzia però anche il basso numero di imprese al Sud: 265 sulle 3.376 attività esistenti in Italia, con un calo del 27% nel 2016 rispetto al 2008.
Persiste poi un evidente malessere per le condizioni economiche del territorio e l’elevata disoccupazione, soprattutto giovanile. Campania, Puglia e Sicilia, tuttavia, fanno registrare valori assimilabili alle Regioni del Centro-Nord. Il resto del Sud arranca, e in qualche caso arretra, Calabria compresa.
Una notizia senz’altro positiva riguarda poi l’intera nostra nazione. Un’importante istituzione statunitense ha collocato l’Italia tra le “top ten” per capacità di attrazione di investimenti esteri. È la prima volta che l’Italia si attesta tra le prime dieci al mondo. Primi sono gli Stati Uniti, da ben 6 anni, poi il Canada e via via. La Francia che è pure tra le prime dieci. Ma l’Italia ha guadagnato ben tre posizioni, superando di gran lunga la Spagna e il Portogallo.
L’ultima cosa che riguarda il Meridione d’Italia, e che certo positiva non è, è riportata nella lunga intervista rilasciata da Tajani e pubblicata dal “Il Messaggero” del 2 maggio scorso. La bozza di previsione del bilancio UE prevederebbe un taglio del 7% dei fondi di coesione, destinati alla riduzione del divario economico tra regioni più avanzate e quelle meno. La politica agricola comune poi subirebbe una sforbiciata del 5%. Insomma l’Italia rischia una riduzione di tre miliardi di euro delle dotazioni finanziarie. Tajani auspica che al più presto si formi in Italia un governo, che sia capace di fronteggiare tale situazione, limitandone o azzerandone la portata.
In conclusione, giustamente alto è l’interesse e vivo l’entusiasmo per i passi avanti che la Regione Calabria ha fatto e sta facendo nella realizzazione del progetto ZES. È però importante cercare di capire se e in quale misura attorno a tale progetto sussistano quelle condizioni economiche, locali e di macro portata, che possano agevolarne lo sviluppo e auspicabilmente il decollo.
Staremo a vedere.

Autore: 
Ernesto Campiti
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