I Carabinieri arrestano due persone per sequestro di persona con metodo mafioso

Mar, 03/03/2015 - 18:21
In allegato, il video delle intercettazioni che le forze dell'ordine hanno potuto allegare come prova

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Roma hanno chiuso il cerchio su un sequestro di persona eseguito nella capitale nel novembre 2013, arrestando due persone di origini calabresi [Rosario MARANDO e Geremia Orlando BARBUTO di 46 e 36 anni], con gravi precedenti penali, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, per il reato di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso ex art. 7 D.L. 13 maggio 1991 n. 152. Un terzo sequestratore, Salvatore AMMAZZAGATTI, era stato già individuato e arrestato nel maggio del 2014 in esecuzione di una O.C.C. in carcere. Il sequestro di persona in questione fu eseguito in danno di uno studente 23enne, di origini calabresi, che il pomeriggio del 27.11.2013, fu aggredito in strada da un gruppo di persone sconosciute che lo caricarono di forza su un’autovettura, allontanandosi ad alta velocità dal luogo dell’aggressione. La violenta scena, avvenuta in pieno giorno in una via del quartiere “Africano”, fu notata da alcuni passanti che diedero l’allarme al numero di pronto intervento 112, facendo scattare le immediate ricerche da parte dei Carabinieri. I primi accertamenti sulla vicenda consentirono di identificare il sequestrato in un giovane studente universitario, domiciliato poco distante dal luogo ove era avvenuta l’aggressione, incensurato ma figlio di uno dei principali esponenti del clan della ‘ndrangheta calabrese “COLUCCIO”. Le immediate indagini finalizzate a rintracciare il giovane sequestrato furono quindi assunte dal Nucleo Investigativo di via in Selci, anche in considerazione della possibilità che la vicenda potesse essere maturata nell’ambito di uno scontro tra clan calabresi. Il clan “COLUCCIO” infatti, operante nella zona di Roccella Ionica (RC), è ritenuto una delle compagini calabresi più attive nella gestione del narcotraffico internazionale dal Sudamerica. Alcune ore dopo, il giovane fu rilasciato dai sequestratori e, lungamente interrogato dai Carabinieri, fornì una versione palesemente reticente, senza spiegare i motivi alla base del suo sequestro, né fornire indicazioni utili all’identificazione dei suoi aggressori. Dalle testimonianze acquisite dai passanti che avevano assistito alla scena e dalle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza presenti sul luogo del sequestro, emerge come l’azione fu attuata da un gruppo di persone giunte sul posto con due autovetture le quali si erano appostate nei pressi dell’abitazione della vittima per prelevarlo con violenza. MARANDO e BARBUTO sono ritenuti responsabili di avere ideato ed eseguito il sequestro di persona, in concorso con AMMAZZAGATTI Salvatore, già arrestato dai carabinieri via in Selci il 16 maggio 2014, a seguito delle prime risultanze investigative, in esecuzione di una prima Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, sempre su richiesta della Procura della Repubblica di Roma. Le indagini hanno fatto emergere come l’azione criminale in danno del giovane COLUCCIO fu ideata e disposta dal MARANDO, sorvegliato speciale di P.S., membro di spicco del clan “MARANDO” della ‘ndrangheta di Platì (RC), da qualche anno stabilitosi a Roma, il quale intendeva in tal modo inviare un “avvertimento” ai capi del clan COLUCCIO a seguito di una vertenza di natura economica da tempo sussistente tra i due gruppi criminali per pregressi affari illeciti. I COLUCCIO infatti non avrebbero restituito ai MARANDO i profitti derivanti da alcuni investimenti in strutture turistiche e ricettive effettuati sulla costa jonica calabrese, anche utilizzando i capitali illeciti dei MARANDO derivanti dal narcotraffico e dai sequestri di persona a scopo di estorsione, operati alla metà degli anni ’90 in Aspromonte. I componenti del “clan MARANDO” di Platì (RC) e della sua “locale” distaccata di Volpiano (TO), sono stati colpiti, negli ultimi anni, da pesanti condanne, sequestri e confische patrimoniali, a seguito di numerose indagini - tra cui l’operazione “MINOTAURO”- della D.D.A. presso il Tribunale di Torino. In tale ambito il Rosario MARANDO, fratello del capo clan scomparso per “lupara bianca” nel 2007, nel 2011 è stato condannato in primo grado all’ergastolo poiché ritenuto l’esecutore materiale, in concorso con altre 4 persone, del triplice omicidio, avvenuto a Volpiano (TO) il 1° giugno del 1997, di MANCUSO Francesco, STEFANELLI Antonino e STEFANELLI Antonio, i cui corpi non sono ancora stati ritrovati, con l’aggravante di aver commesso il fatto con premeditazione, al fine di vendicare il precedente omicidio di MARANDO Francesco e di aver agito al fine di rafforzare il predominio sul territorio torinese del sodalizio criminoso facente capo alla cosca MARANDO. Quanto alla famiglia ‘ndranghetista COLUCCIO del “clan AQUINO-COLUCCIO”, stabilmente operante nel territorio di Gioiosa Ionica (RC), tale sodalizio è stato colpito nel 2010 dall’operazione “CRIMINE - INFINITO” delle DDA di Reggio Calabria e Milano. Rosario MARANDO è stato arrestato all’alba di stamattina nel quartiere San Basilio di Roma dove risiede da alcuni anni, mentre il BARBUTO è stato catturato, con la collaborazione dei Carabinieri del Gruppo di Locri, a Marina di Gioiosa in Provincia di Reggio Calabria. Sono in corso perquisizioni nei confronti di altri indagati nella capitale e nel territorio reggino.

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