I settori principali di sviluppo per il decollo della Calabria

Dom, 01/09/2019 - 16:40

Non faccio parte di quella schiera di persone che forse giustamente si possono ritenere i veri e gli unici esperti in materia economica. Sto parlando dei Premi Nobel, dei professori universitari e dei professionisti in questa materia. Io sono un semplice professore (in pensione) di diritto ed economia, che non si è mai montato la testa di far parte di quella schiera di sapientoni. Ho solo continuato ad avere una forte passione per questa materia e nella mia carriera di insegnante ho avuto a che fare con una schiera infinita di alunni e ho sempre cercato di dare il massimo delle mie capacità professionali. Tanto è vero che quando incontro i miei vecchi alunni che oggi sono padri e madri di famiglia mi ringraziano per quello che sono riuscito a trasmettere ai propri figli sotto il profilo morale e professionale. Venendo, poi, all’oggetto del tema, vorrei sottolineare e precisare che oggi più che parlare di questione meridionale è più giusto ed esatto parlare di questione calabrese. Infatti, sulla questione meridionale molte sono state le personalità di spicco del calibro di: Tagliacarne, Ferdinando Galiani, Luigi Blanch, Guido Dorso, A. De Viti De Marco che hanno scritto fiumi di pagine di letteratura economica in questa tematica, sottolineando pure le cause del sottosviluppo del Mezzogiorno e della Calabria e mettendo in risalto le loro diverse vedute. In questa materia, anche il prof. Pasquino Crupi si è cimentato con accortezza e bravura, ma le sue belle parole, come quelle degli altri studiosi, se da un lato hanno esaltato gli animi della gente di Calabria, alla fine non hanno sortito a nulla perché sotto l’aspetto concreto niente è cambiato. Oggi il divario economico tra il Mezzogiorno e il Centro Nord è cresciuto enormemente, pur avendo i governi, che si sono alternati al potere, speso un fiume di denaro. Denaro che aveva come finalità di equilibrare questo enorme squilibrio economico, ma che invece è rimasto tale e quindi come prima. Altrettanto rilevante è quello esistente tra la Calabra e le altre regioni del Mezzogiorno e non parliamo poi del divario tra il Centro Nord e la Calabria. Tale divario, in questi dodici anni si è accentuato in termini di reddito, di investimenti, di occupazione e produzione. Il reddito pro capite in Calabria è pari a un terzo di quello del Centro Nord, gli investimenti sono quasi nulla, la disoccupazione è cresciuta in maniera esponenziale, raggiungendo il 30-35%, specie quella giovanile. In materia di produzione siamo lontanissimi dal raggiungere i traguardi che si sono raggiunti nelle regioni del Centro Nord. Produciamo pochissime cose e tutto il resto lo importiamo dalle regioni più ricche e dall’estero. Eppure noi disponiamo del sole tutto l’anno, di un mare ancora incontaminato, di un clima che è il migliore del mondo, di acqua in abbondanza, qualora non si disperda per cattiva gestione, di un entroterra ricco di montagne come l’Aspromonte. Tutte queste risorse che la natura ci ha dato non possono rimanere bloccate, ma devono essere impiegate come fattori produttivi per appianare il divario che esiste da tanto tempo tra il nord e il sud e quindi con la Calabria. Il mondo deve sapere e forse lo sa che le poche cose che noi produciamo, come ciliegie, limoni, arance, mandarini, albicocche, fichi, pere, nespoli, bergamotto, vino, olio, da noi hanno un sapore e un profumo che nelle altre regioni se lo possono solo sognare. Se noi calabresi ci rimbocchiamo le maniche di questi prodotti tipici ne potremmo produrre molto di più ed esportarli in tutto il pianeta. Oggi, con la globalizzazione è tutto più facile perché le merci possono transitare da un continente all’altro e arrivare in loco in poche ore. Si parla di mercato unico, di cui tutte le nazioni possono usufruire con grande beneficio economico, ma altrettanto possono soccombere qualora non si attrezzino sotto il profilo aziendale, quando la concorrenza è spietata. La globalizzazione ha avuto due aspetti importanti: uno negativo e uno positivo; quello negativo è stato formulato con rigore in tutte le riviste economiche, le quali hanno messo in risalto che questa globalizzazione ha fatto sì che coloro che erano già ricchi sono diventati più ricchi e coloro che erano già poveri si sono impoveriti di più. Questa grossissima ingiustizia sociale non la si può perdonare a coloro i quali hanno dimostrato una tale immoralità. L’aspetto positivo è che con la globalizzazione le merci circolano più veloci come veloci sono le idee e quindi coloro i quali riescono con le proprie idee e capacità a conquistare i mercati sono ben accettati perché sono i cosiddetti pionieri del progresso sociale. Noi dobbiamo essere i pionieri della nostra Calabria e per farlo non bisogna aspettare la manna dal cielo ma combattere per vincere questa battaglia che dura da tanto tempo tra nord ricco e sud povero. Secondo il mio modesto parere dobbiamo insistere su due fronti di natura economica che sono: il settore primario e il settore del turismo. Investire tutte le nostre sinergie e risorse in questi settori è il modo più congeniale e più ottimale per riscattarci e rinascere. Ma lo dobbiamo fare nel modo più virtuoso scegliendo gli uomini giusti. Di uomini giusti in Calabria ce ne sono stati pochissimi e quei pochi si possono contare sulle dita di una mano. Oggi viviamo in un mondo fatto di politicanti che guardano solo al proprio interesse, di ciarlatani che predicano il falso, calpestando i diritti dei più deboli. Per questo la Calabria ha bisogno di una classe politica nuova, composta da persone moralmente sane e professionalmente capaci, avulsi da ogni sorta di clientelismo e corruzione. La nazione è spaccata in due parti: un nord ricco e un sud povero e tra questi la Calabria rappresenta il sud del sud. Da noi manca tutto: servizi, infrastrutture, trasporti, sanità, ecc. Voglio fare un esempio di questo scempio politico fatto alla nostra regione da tutti i governi, sia di destra che di sinistra. Da circa vent’anni, nel tratto ferroviario della zona ionica sono stati tolti tutti i treni con destinazione Roma, Milano, Torino, Genova. Oggi, per andare in queste città, noi Calabresi dobbiamo andare a prendere il treno a Rosarno o a Lamezia Terme, sopportando enorme sacrificio e fatica, perché dobbiamo cambiare treno due o tre volte. L’alta velocità è arrivata fino a Salerno; in Calabria sicuramente ce la possiamo soltanto sognare come scordare se la possono i nostri figli e nipoti. Queste cose succedono in paesi ad alto grado di sottosviluppo! O forse noi siamo considerati alla stregua di questi popoli e non facciamo parte integrante della nazione, perché la Calabria è considerata regione di serie B? Se questa è una verità di fatto di natura prettamente politica e per riflesso economica, ciò vuol dire che quella Costituzione emanata nel 1948 dai nostri padri fondatori non viene applicata allo stesso modo e quindi quei diritti di eguaglianza, di libertà e di giustizia vengono disapplicati a seconda della faccia delle persone o del colore della pelle.

Autore: 
Giuseppe Canale
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