Il Covid nemico numero 1

Dom, 17/01/2021 - 11:00

Sindaco, a cosa o a chi è andato il tuo primo pensiero dopo aver scoperto di essere positivo al virus?

La notizia della mia positività è giunta a seguito dell’esito dei tamponi positivi dei miei familiari. Ero già molto preoccupato, in ansia e molto stressato per cui l’ho presa malissimo. Ero stato molto scrupoloso, imponendo comportamenti drastici ai miei familiari sin dall’inizio dell’emergenza. L’ho vissuta come una sconfitta personale, sono crollato psicologicamente, avevo paura del ricovero in ospedale, di non farcela, di lasciare la mia famiglia, di non vedere più gli affetti più cari, di non poter portare avanti tante idee e progetti. Ho pianto. L'aspetto psicologico di questa malattia è devastante. I primi giorni in ospedale da questo punto di vita sono stati terribili, da incubo. La competenza sanitaria, la sensibilità e l'umanità del personale sanitario, guidato dal primario, dott. Pino Foti, sono stati fondamentali per evitare il tracollo, oltre alla professionalità ci mettono il cuore e questo non è scontato. In più, l'affetto e le amorevoli attenzioni del medico locrese Peppuccio Ieropoli sono stati una vera terapia salva vita e lo ringrazierò per sempre. In questi mesi hai fronteggiato il virus nel tuo ruolo di sindaco e poi da un punto di vista personale. Nell’uno e nell’altro caso, quali sono stati i momenti più complessi da affrontare. Entrambe le fasi sono state articolate e complesse. La scorsa primavera è stata surreale, si agiva per intuito. Situazioni nuove che abbiamo dovuto affrontare con pochi mezzi e risorse. Nonostante ciò siamo riusciti a garantire assistenza alla cittadinanza, anche la catena della solidarietà ha funzionato bene, nessuno si è sentito solo o abbandonato. Abbiamo informato sempre la comunità delle criticità, dei servizi, dei provvedimenti intrapresi. I Carabinieri e la Prefettura hanno dato un aiuto non indifferente, a loro va il nostro ringraziamento per l'assiduo lavoro ed il mio personale per la vicinanza e la sensibilità dimostratami in questi giorni terribili. Il Covid è stato uno dei momenti più brutti e dolorosi della mia vita. C'era stata molta prudenza nei nostri comportamenti e non potevamo immaginare che il virus potesse arrivarci in casa in maniera così subdola. Non ho idea di dove possiamo averlo preso. Ho ascoltato alcuni fantasiosi audio su un'improbabile festa di compleanno familiare e mi hanno fatto male perché, come me, molte altre persone hanno subito questo tipo di denigrazione, come se fosse una colpa venire contagiati.

La speranza si semina con la vicinanza, ha detto Papa Francesco recentemente. Quanto conta la vicinanza umana durante il decorso di una malattia che costringe all'isolamento?

Ho fatto subito mie le parole del Papa perché ho vissuto proprio questo. Il Covid è una malattia che psicologicamente ti annienta, se sei solo muori prima. Perso completamente, ho trovato la speranza attraverso le parole, i gesti, anche se in lontananza, di persone care, amici, avversari politici, che hanno dimostrato vicinanza con il cuore. Mi hanno dato la forza per superare questa faticosa e dura prova. Vorrei poter ringraziare ad uno ad uno le migliaia e migliaia di persone che mi hanno manifestato affetto e hanno pregato per me. Ho avuto la vicinanza di tutti, una vicinanza sincera e bipartisan anche dai colleghi sindaci del territorio e di altre città d'Italia, dalla minoranza, da politici di fazione opposta, tutti mi hanno commosso. Ringrazio di cuore la mia squadra che ha continuato a lavorare intensamente e con sacrifici, mi hanno protetto con grande affetto, grazie al presidente Miki Maio, grazie al vicesindaco Giuseppe Fontana che ha preso in mano le redini della città, grazie per la vicinanza anche al segretario comunale ed ai dipendenti comunali. La mia guida spirituale, monsignor Francesco Oliva, così come don Fabrizio Cotardo, sono sempre stati presenti, con la preghiera e il cuore, e mi hanno supportato e aiutato a non perdere le speranze. Ogni parola spesa per me, ogni commento sui social, ogni servizio giornalistico, e ringrazio la stampa sempre vicina, ogni messaggio, hanno creato in me una corazza contro solitudine e depressione. L’affetto della comunità, quello è ineguagliabile, come la voce dei miei familiari che mi rincuoravano.

Questa esperienza diretta con il sistema sanitario locale, sottoposto ad ulteriore stress dalla crisi, ti ha fatto rivedere in qualche modo il giudizio sulle sue luci o sulle sue ombre?

L’ho definita una tappa del mio viaggio sulla sanità calabrese, vista con occhi diversi e con più consapevolezza che gli uomini fanno la differenza, però spesso non basta. In un sistema ingarbugliato come quello della sanità in Calabria abbiamo bisogno di uomini al posto giusto e al momento giusto. Più uomini che si possano interessare a far funzionare l’ordinario e meno burocrazia, più uomini che possano concentrarsi sulle risorse umane e i finanziamenti per far arrivare attrezzature idonee e di importanza vitale, implementando servizi e strutture. Più uomini competenti e meno burocrati, insomma, come ho sempre sostenuto. Quando uscirò da questa situazione continuerò a lottare e lo farò con rinnovato impegno e convinzione, insieme ai cittadini. Ho visto in azione tanti validi giovani operatori sanitari e tutti con contratto a tempo determinato. Serve innanzitutto la stabilità del sistema e, soprattutto, quella degli operatori. Il sistema sanitario deve essere assolutamente rivisto. Le tante eccellenze che ci sono devono essere tutelate e messe in condizione di lavorare. L'obiettivo è la normalità. Serve un piano strategico da realizzare in cinque anni. Io dedicherò molto tempo per raggiungere questo obiettivo. La Calabria e i calabresi meritano questa rivoluzione. Misure di prevenzione, rispetto delle restrizioni e vaccino, lanciamo un appello ai cittadini su questi tre punti cardine affinché si proteggano al meglio dai contagi. Invito i cittadini alla massima prudenza. La prevenzione è oggi l'unica arma che abbiamo. Solo i comportamenti responsabili da parte dei singoli cittadini potranno evitare il tracollo. Se nei prossimi giorni la situazione continuerà a peggiorare saremo costretti ad assumere ulteriori drastiche misure per limitare spostamenti e possibili situazioni di contagio. Speriamo il vaccino possa essere somministrato a tutti in tempi più brevi del previsto. Il Covid esiste e porta dolore e sofferenza. Ho utilizzato i social dal mio letto ospedaliero per far capire quanto sofferenza si prova. Continuerò a dirlo a tutti affinché non si sottovaluti nulla.

Barbara Panetta con Giovanni Calabrese

Rubrica: 

Notizie correlate