Il grande bluff dell’Occidente S.R.L. sulla rotta Lamezia-Glasgow

Dom, 02/04/2017 - 10:05
Le classi politiche dominanti hanno interesse che l’informazione alimenti luoghi comuni, razzismo, odio, paura e disperazione. Disegni-bugia che instillano il sospetto mentre sei comodamente impoltronato davanti alla tv nel chiuso di casa tua per poi offendere l’umanità quando sei in pubblico. Questo perchè esistono imbecilli che credono a qualsiasi cosa, folle o inane in sè, ma stupidamente esaltata a certezza.

Aeroporto di Lamezia. Arriva molleggiante, fiero del suo trolley di Spiderman. Il padre lo segue da dietro e ogni tanto inciampa sulle ruote di quello che sarà stato un regalo scartato da poco. Prendono posto accanto a me, dopo aver passato i controlli di sicurezza, in attesa che aprano il gate. Non appena il padre si libera di quel borsone trasportato a fatica in spalla, accomodandolo sulla sedia, una ragazza bella, bellissima, bionda e occhi incandescenti inizia a urlare scappando lungo il corridoio dello shopping patologico. Un’altra che stava seduta lì, immersa nella lettura dell’ultimo best seller svenduto a un paio di euro e acquistato solo per non rischiare di imbattersi in qualche essere umano troppo socievole, si alza e ostentando tranquillità si dirige verso le forze dell’ordine per avvisarle di non si sa cosa. I due uomini sorridono e la invitano a risedersi: padre e figlio hanno già superato i controlli. Nel frattempo il bambino con il suo trolley fiammante guarda perplesso il padre che cerca di nascondere dentro le fossette di un sorriso plastico l’umiliazione. Avverto una morsa allo stomaco, sopraffatta da quell’esasperazione di chi si sforza di leggere le labbra contratte di un paralitico e non ci riesce. Cerco lo sguardo di quel piccolo uomo per scusarmi di un’offesa che manda in frantumi l’idea di umanità. Il bambino con la mano saldata al suo baby-trolley mi sorride, un sorriso che scava più tunnel di quanti il grande bluff dell’Occidente Idealista-Realista-Spiritualista-Materialista-Solidale-Diffidente S.R.L. sia mai riuscito a fare.
Aprono il gate, ci mettiamo in fila e in fila si mettono gli occhi, tutti rivolti a quell’uomo con le fossette e al suo bambino. Per tutto il viaggio continueranno a temerlo, un timore che raggiungerà il culmine quando l’uomo si alzerà per andare in bagno. Un uomo disegnato dal pensiero e dai discorsi altrui, e a nessuno che venga il dubbio che quel disegno sia un inganno. Disegni-bugia che instillano il sospetto mentre sei comodamente impoltronato davanti alla tv nel chiuso di casa tua per poi offendere l’umanità quando sei in pubblico. Quel che rende il disegno familiare è l’insistenza con cui ci viene propinato, cercando si disiscrivere una razza, un’insistenza che gli permette di ottenere il diritto (e ottenerlo in maniera unanime) di essere considerato verità. A diffonderlo e a crederci gli stessi uomini che affidano all’arte e alla letteratura la purificazione di un’anima che non c’è più e che partecipano a corsi zen per sentirsi in pace col mondo.
Esistono imbecilli che credono a qualsiasi cosa, folle o inane in sè, ma stupidamente esaltata a certezza.
Dopo aver fatto scalo a Pisa, atterriamo a Glasgow. Qui ci aspettano i controlli da parte della polizia di frontiera. Davanti a me una fila di pisani con la loro tenerissima “c” aspirata procede veloce. Arriva il mio turno, esibisco la carta d’identità ma la fila ad un tratto si inceppa. Mia sorella ha subito chiaro il motivo: “Ha letto Reggio Calabria”. Il tizio, biondo e paonazzo, inserisce il mio nome e cognome sul suo pc e avvia la ricerca mentre mi scannerizza con lo sguardo. La fila accanto continua a scorrere incassando un “Thank you! Bye” dietro l’altro ma ecco incepparsi anche quella, non appena si avvicina il baby-trolley. Controlli al terminale anche per loro. Riguardo quel bimbo, stanco del viaggio, e il padre stanco di tante altre cose. Il bimbo mi restituisce un sorriso assonnato e io lo bevo in-un-sorso-solo.

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
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