Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Dom, 26/04/2020 - 19:00

In un post di fine marzo su un social, Bruno Vespa non esitava a stigmatizzare, malignamente e sarcasticamente, buttando così fango su una delle organizzazioni umanitarie più diffuse ed efficienti sul piano internazionale, “Medici senza frontiere”, l’assenza dell’ONG nella grande lotta contro il Coronavirus. Il suo attacco, volutamente ignorante e sarcastico, veniva stroncato con altrettanto sarcasmo da Gerry Scotti di Striscia la Notizia, oltre che dalla risposta serena, pacata e documentata della stessa ONG. La stessa Rai s’è vista costretta a prendere le distanze con un esposto, ribadendo che “le sue parole contro l’ONG ci espongono a rischi di immagine”. La sua risposta è stata: “Regime di censura”, come se il suo datore di lavoro, che lo retribuisce con la modica paga di 1.600.000 euro l’anno, dovesse avallare anche le sue corbellerie.
Del resto non ci meravigliamo, dato che Vespa è stato condannato varie volte per diffamazione, con sentenze passate in giudicato, al pagamento dei danni; che è stato sorpreso in flagrante tradimento del suo obbligo civile e morale di giornalista del Servizio Pubblico in una conversazione telefonica registrata, mentre concordava con il segretario di Gianfranco Fini su come e chi dovesse essere il contraddittore dello stesso nella sua trasmissione Porta a Porta, e concludeva la telefonata con la rassicurante frase: “La puntata gli sarà confezionata addosso” (etica professionale…!); che ha ospitato nella sua trasmissione, sempre di servizio pubblico, mafiosi come il figlio di Totò Riina e membri della cosca dei Casamonica; che è stato condannato con sentenza definitiva a dieci giorni di carcere, che poi ha scontato pagando una multa, per abuso edilizio e violazione dei vincoli paesaggistici.
Conosciamo bene questo signore: è lo stesso che nel libro “Italiani voltagabbana…” ha accusato Corrado Alvaro di essere stato vicino al Fascismo perché il libro Gente in Aspromonte” fu lodato dai critici e persino da Mussolini; che ha esaltato le opere pubbliche fatte dal regime (Terra Nuova); ha frequentato, assieme a tanti altri intellettuali, il salotto di Margherita Sarfatti. Non ha ricordato però che Alvaro è stato duramente menato da picchiatori squadristi nel dicembre 1925, mentre si trovava con l’amico Adriano Tilgher, perché entrambi avevano firmato il manifesto antifascista di Benedetto Croce e per le loro prese di posizione contro il nascente regime sul loro giornale “Il mondo diretto da Amendola”; che nel 1928 ha dovuto lasciare l’Italia perché il regime aveva ordinato alle direzioni dei giornali di non accettare più i suoi articoli, sua unica risorsa economica; che ha sempre rifiutato la tessera fascista, anche quando Giuseppe Bottai gli promise in cambio il titolo di Accademico d’Italia; che ha addirittura disapprovato esplicitamente il suo amico e maestro Pirandello quando prese la tessera fascista.
Ma anche negli anni trenta, dopo il ritorno dalla Germania, fu sorvegliato speciale dall’OVRA e fu tra le “vittime” delle delazioni della spia fascista Dino Segre (Pitigrilli), assieme a Moravia, Tilgher, Giulio Einaudi e altri; e che, nel 1943, mentre era alla direzione del giornale “Il popolo di Roma”, dovette fuggire dalla capitale perché ricercato dai tedeschi e dai fascisti, ritornati a Roma. C’è poi l’articolo di Giacomo Debenedetti sull’Unità del 5 gennaio 1947, che accusa lo scrittore sanluchese di aver scritto “L’uomo è forte” come un atto di compiacimento e servilismo nei confronti del regime, dopo del quale molti si sono sentiti autorizzati ad additare lo scrittore come filofascista. Bisogna dire che tra i più spietati accusatori vi furono dei calabresi, alcuni ex allievi di Debenedetti, come Walter Pedullà, altri come Mario Strati allievo dei suoi allievi, altri ancora come Franco Mosino, Enzo Misefari e tanti altri. Viceversa alcuni altri, come Domenico Gallo, per niente influenzati dal parere debenedettiano, hanno commentato il libro con più serenità e pacatezza. Gallo, sulla rivista culturale on line “Carmilla”, del giugno 2019, scrisse che “l’ambiguità dell’ambientazione gli consentì di sostenere la tesi che la vicenda si svolgesse in Unione Sovietica e quindi poté superficialmente passare come critica al comunismo… Per molti versi ‘L’uomo è forte’ è il primo romanzo italiano apertamente antifascista che riesce a descrivere come la dittatura sia capace di entrare nella vita quotidiana e giungere a modificare anche i rapporti sentimentali tra le persone assumendo quella dimensione totalitaria che sarà poi descritta con pienezza in 1984 di George Orwell.” Così Corrado Alvaro, che era stato accusato di aver scritto “L’uomo è forte” contro il regime di Mosca per accontentare il regime fascista, ha invece espresso la più forte denuncia contro ogni totalitarismo: comunismo, fascismo e nazismo.
A onor del vero non ci sono stati solo accusatori contro Alvaro per la sua posizione politica durante il fascismo, ma osservatori e critici che lo hanno difeso con argomenti convincenti e documentati. Mi riferisco a Mario La Cava, Mauro De Gaudio, Enzo Biagi, Luigi Reina, Stefano De Fiores, Aldo Maria Morace; e non ultimi Vincenzo Stranieri, che nel 1999 dedicò all’argomento un prezioso e documentato saggio dal titolo “Corrado Alvaro e il fascismo” e Domenico Stranieri, che nel 2015 pubblicò sulla “Riviera” un brillante articolo dal titolo “Vespa contro Alvaro”. In ogni modo, e per concludere, al di là di ogni polemica, io credo che solamente chi non ha letto Alvaro e non ha seguito la sua tormentata vita intellettuale e personale (vissuto tra due guerre e sotto un regime totalitario), possa nutrire dubbi sulla sua forte natura di uomo onesto, probo e di ferrea dirittura morale. Lo stesso Alvaro, in “Quasi una via”, parlando a se stesso dice: “Non ti attaccare all’idea del successo, bensì al tuo dovere di esprimerti come sei o come vorresti essere. Hai veduto come ti pesa quel tanto per cui ti sei falsato. Non pensare al mondo esterno e non ti ci appoggiare. Vivi in te, per quelli che ami, per quello che ami del tuo paese”.

Autore: 
Fortunato Nocera
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