Il vino calabrese che punta all'industria cosmetica

Lun, 30/12/2019 - 20:45
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"Ho ereditato soprattutto la passione, che parte da una storia che ha iniziato il mio bisnonno. Oggi abbiamo un locale, nel centro del paese, dove lui faceva il vino, che è diventato un luogo di affinamento e anche di degustazione”. A parlare, esponendo  le meraviglie enologiche della sua azienda, è un giovane ingegnere di Spezzano della Sila, Vincenzo Granata, che ha deciso di dedicarsi al settore della produzione dei vini. E, con la sua famiglia, ha creato un’azienda che esporta il suo prodotto in Canada, Stati Uniti, Inghilterra e Giappone, con un’occhio anche per l’industria cosmetica. “Il futuro va sempre di più in una direzione green e abbiamo già fatto – spiega all’AGI – delle sperimentazioni con i nostri scarti di lavorazione per utilizzarli per il benessere della persona. Perché la vinaccia e la feccia – conclude Vincenzo – sono ottimi per curare gli inestetismi della pelle, attraverso dei massaggi. E stiamo già proponendo dei percorsi ad hoc in collaborazione con alcuni centri benessere”.
La produzione, che si basa su un processo innovativo,  studiato dallo stesso imprenditore calabrese, per ora, è limitata. “Siamo una piccola azienda, facciamo 50.000 bottiglie   all’anno e non vogliamo aumentare la produzione: per adesso – dice Vincenzo Granata – ci bastano i 22 ettari di proprietà che abbiamo. Noi oggi così riusciamo a seguire tutto il processo, dalla singola pianta alla bottiglia e io so, dal numero del lotto, da quale particella arriva il vino di ogni bottiglia prodotta. Ogni particella viene divisa in 4 parti e ogni parte viene concimata in maniera diversa – precisa Vincenzo – rigorosamente in maniera vegetale, utilizzando il lupino, il favino e il residuo del caffè di una torrefazione locale, che viene tritato nel terreno. Riusciamo, con questo protocollo di lavorazione, a raccogliere poco per ogni ettaro e questo valorizza la nostra produzione: per un prodotto IGP, il disciplinare di produzione indica che si possono raccogliere fino a 150 quintali per ettaro, la DOP Terre di Cosenza arriva fino a un massimo di 110 quintali a ettaro e noi, invece, secondo il nostro protocollo, raccogliamo solo 50 quintali a ettaro. E poi facciamo la potatura verde: durante la maturazione del grappolo decidiamo, grappolo per grappolo, quale mandare a buon fine e quale tagliare. Raccogliamo non più di 800 grammi di frutto a pianta, ma questo – sottolinea – vuol dire avere un frutto più ricco e un sapore intenso. Con questi sistemi produciamo vini bianchi o rosati che hanno una gradazione anche di 14 gradi”.
"Ci teniamo a dire che i nostri vigneti non hanno alcun impianto di irrigazione: ci affidiamo al Signore – dice Vincenzo – e questo ci garantisce il massimo del rispetto della natura. Per esempio, quest’anno abbiamo raccolto poco, a causa della siccità.Utilizziamo soprattutto il pecorello, a bacca bianca, e il magliocco e la guarnaccia nera, a bacca rossa.  Con la guarnaccia – dice Granata – abbiamo fatto un grande lavoro: è un vitigno in via di estinzione, ha una bassa resa e non lo vuole lavorare più nessuno, perché è difficile nella trasformazione. Ma ci ha dato grandi soddisfazioni: è con il guarnaccia che abbiamo vinto un premio importante, a Bruxelles, tra 50mila competitori di tutto il mondo”

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