Jole avrebbe votato come una donna del centrodestra presente e accorta

Dom, 25/10/2020 - 16:30

Mi ero convinto che, trascorsa la prima settimana di profonda commozione per la scomparsa di un'amica, di un politico, del principale rappresentante delle istituzioni calabresi, di Jole Santelli, si potesse fare qualche osservazione più puntuale sulla sua personalità. L'ho fatto, e non sono stato indicato come uno che è andato fuori dal coro: me lo hanno "certificato" almeno tre giornalisti calabresi che scrivono su testate nazionali. Bene. Le osservazioni erano due. La prima, pur "orbitando" (da socialista) in Forza Italia, non ho mai sentito del tutto "mio" un partito dove la "monarchia" di Berlusconi non è sostenuta da consigli e proposte utili, dove le cose della Calabria le decide tutte il coordinatore regionale (Jole è stata per molto tempo anche questo) e quelle di Reggio Calabria tutte il coordinatore provinciale. Il confronto, soprattutto chi pensa di avere i numeri (non solo in senso matematico), non lo teme. La seconda, veramente dolorosa: perché buttare nella mischia delle Elezioni Regionali una persona non aiutata dalla salute? Il profilo politico di Jole Santelli mi convinceva: garantista, riformista, liberale, pronta ad assumersi responsabilità. Nella battaglia contro lo scioglimento indiscriminato dei Consigli Comunali non ha fatto una battaglia incisiva, perché Forza Italia non l'ha assunta come una posizione di partito, ma è stata l'unica a impegnarsi. Stabilmente in Commissione Giustizia, ha posto problemi e proposto misure (la Giustizia giusta) derivanti dalla sua frequentazione con gli ambienti socialisti della sua città e non solo. L'attacco a Berlusconi per le leggi ad personam condizionava i forzisti che si dedicavano in Parlamento, ma la formazione giuridica aiutava Jole. L'economia va bene se, in un mercato libero come il nostro, sfrutti tutte le azioni del pubblico e consenti tutte le scommesse del privato. Secondo regole precise. Non troppe, disse una volta Bettino Craxi. La dottrina liberista vuole che l'imprenditore rischi, guadagni, non debba avere un vantaggio, con un incentivo, un'area per un insediamento concessa gratuitamente dallo Stato. Concorrenza. Punto. Però, non si debbono creare monopoli per profitti immensi o avere vantaggi goduti "per legge". Se si è forza preponderante di governo, cioè, nasce il conflitto di interessi. Jole dialogava con gli imprenditori, accompagnava iniziative di sviluppo a livello locale, faceva da tramite con la politica romana. Jole era una predestinata. E sapeva - parlo già degli inizi degli anni 2000, tanto più che allora lei era molto giovane - che i suoi successi trovavano anche tanti denigratori. Invidia degli ambienti politici, di quelli che arrancano. Ma la denigrazione è una malattia di ogni tempo. La vinci con il successo, con il garbo nelle relazioni, come ha saputo fare Jole. Il ragionamento politico su Jole mi aiuta in questo crocevia che ha solo le insegne "destra" e "sinistra". Se ti disancori dalle posizioni ufficiali delle coalizioni, ci sono temi, penso ai più scabrosi, immigrazione e sicurezza, in cui non c'è destra alla Salvini che tenga, per Jole, per noi altri. Vale una posizione europea che suddivide maggiormente e in maniera più equilibrata il carico che grava su un Paese come il nostro, a così poca distanza da quelli dai quali si scappa perché c'è la guerra o la fame. Sull'Europa, sul MES, sul sostegno alle zone depresse del sud, oggi, in Aula, Jole avrebbe votato come una donna di centrodestra, pratica della politica e preoccupata per il futuro della sua terra. E questo di lei ci rendeva convinti. Nel triste dopo possiamo dire che Jole non ha mostrato paura della paura. Roosevelt diceva che bisogna odiare l'odio. Servirà questa morte almeno a svelenire il clima e a misurare la sofferenza?

Autore: 
Franco Crinò
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