Ma le azioni vere della politica… chi le fa?

Ven, 26/06/2020 - 16:30

Dico a Seby, a Peppe, agli altri, che parleremo di politica. Mi rispondono che lo abbiamo sempre fatto, anche se sotto forma di divertissement. E di angosce. La politica dovrebbe sovrintendere a tutto. Il Parlamento (il potere legislativo), che fa le leggi - oggi è chiamato poco in causa - è composto da politici, il Governo (il potere esecutivo) - attualmente in affanno - da politici o da tecnici che si rapportano con la politica, certa Magistratura (potere giudiziario) disvela magagne, correntismo, baratti. Manca una reale separazione tra i Poteri dello Stato e ci sono Procure che debordano. La politica è debole, gli eletti li votano i cittadini anche se sono scelti da partiti, ahimè, con le liste bloccate. Finché non ci spiegano cosa vogliono mettere al posto di questa brutta politica (la risposta che auspichiamo sono la politica e la democrazia che funzionano), dovremmo andare avanti osservando la Costituzione. La politica è servizio, ma siccome non lo è, se ne comprende l'impopolarità. Vediamo di capirne realmente il senso della sua funzione e del suo ruolo, parlandone in maniera più chiara. Obbediamo a questo impegno e pure a un altro: le ricorrenti citazioni. Feltri, che sembra peggiorare a vista d'occhio, ma giornalista importante lo è stato, le sconsiglia. Stefano Lorenzetto ha scritto un libro, "Chi (non) l'ha detto", per fare anche delle precisazioni sulle citazioni: roba utile, secondo noi. Questa volta niente, però, che possa apparire un diversivo. O una ripetizione. L'ingegner Raymo è il più motivato: «Servizio significa usare le tue gambe per far camminare più gambe possibili. Le cose che fai debbono essere di qualità, non solo per rispondere ai bisogni di più cittadini possibile. Se sei un amministratore devi riconoscere le cose nella loro realtà. Devi possedere esperienza o prontezza nel fartela (a proposito di vecchi e di nuovi). Falcomatà padre, a Reggio Calabria, ci mise capacità e passione. Se ti assumi dei compiti è perché tu "hai gamba" (non si usa solo per il calcio questa espressione), ma devi trovarne altre che camminino insieme. A ciascuno il suo ruolo. Non sei abile se avanzi solo tu, ma solo se si avanza insieme. A svolgere il tuo ruolo sei stato incaricato, non devi perdere di vista il tuo elettorato ma devi badare a tutti quelli che amministri. Operi per riscuotere fiducia, fai le cose giuste. Se sei imparziale con i tuoi figli, sei un padre giusto, non necessariamente responsabile. Far crescere gli elettori, costruire valori, formare le coscienze, questa è la complessità, questa sì che è responsabilità. Non esistono rivincite e dispetti nelle funzioni pubbliche. Se vinci con queste cose, diventi un modello. E con i modelli che hai inseguito e predicato diventi riferimento per i tuoi elettori e non solo. Gli elettori oggi sono più pretenziosi. O più permalosi. Ad esempio, sul tema del momento, Salvini e Meloni, con gli assembramenti, lo sono stati? Renzi, con la coerenza, lo è stato? Sulla sacralità della famiglia, sulla mozione presentata alla regione Lombardia dalla Lega, un moderato che vota centrodestra cosa dice? E la sinistra che sceglie solamente il campo dei diritti civili e non prioritariamente il lavoro, quanti consensi realizza (o perde)? Anche se la mozione sulla famiglia che si è ritrovato in consiglio comunale, che tendeva a scalzare la promessa fatta da lui in campagna elettorale dell’istituzione del Registro delle unioni civili, era della destra, Falcomatà si è ritrovato in difficoltà. Gli elettori in realtà non scompaiono. Abbiamo fatto il caso a due condizioni diverse: entrambi vanno sotto il loro sguardo. Trovi altre gambe se sei convincente. E che nessuno dica che uno vale uno. I Grillini sono stati una delusione, ma chi brilla? Non dobbiamo, però, vivere di rimpianti. Quello che c'era non andava tutto bene, comunque è stato il cosiddetto "albero" che ci ha dato questi frutti. Se non ci diamo da fare per guarire l'albero - anche i Social possono essere delle foglie avvelenate - si andrà ancora peggio. Forzando troppo la mano, gli equilibri si rompono, è stato sempre così.»

Autore: 
Franco Crinò
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