Medico locrese inaugura centro di eccellenza per la cura dei tumori

Dom, 22/04/2018 - 18:00

Appartengono alla ristretta famiglia delle neoplasie rare, e proprio per questo, quando si parla di tumori del peritoneo e di sarcomi, in pochi sanno veramente di cosa si tratta. E solo un numero esiguo di specialisti è in grado di diagnosticarli. Il professore Antonio Macrì, originario di Locri, docente di Chirurgia Generale presso il Dipartimento di Patologia Umana dell’Università degli Studi di Messina, è fra i pochi che hanno scelto di dedicarsi a queste patologie. Una decisione nata dall’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività clinica e di ricerca che lo ha portato a collaborare con società scientifiche nazionali e internazionali e a pubblicare diversi studi, comparsi su importanti riviste di settore. Forte di questa esperienza lo scorso 1 aprile il professore Macrì ha dato vita, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina, al primo Centro del meridione d’Italia espressamente dedicato alla cura dei Tumori peritoneali e dei sarcomi dei tessuti molli.
Cosa si intende con carcinosi peritoneale?
Con carcinosi peritoneale generalmente s’intende la diffusione del tumore dall’organo di origine al peritoneo, la membrana sierosa che riveste internamente la cavità addominale.
I tumori peritoneali comprendono sia tumori rari (mesotelioma, pseudomixoma peritonei, carcinoma sieroso-papillare del peritoneo, sarcomatosi peritoneale), che patologie ad elevata incidenza (carcinosi di origine colica, ovarica, gastrica).
Quali sono i dati sui tumori peritoneali in Calabria?
La Calabria, con i suoi 1.972.149 abitanti, annualmente, ha un’aspettativa di 354 casi di carcinosi colica, 148-182 di carcinosi gastrica e 184 di carcinosi ovarica, per un totale di 686-720 nuovi casi l’anno. Il calcolo per i tumori rari, reso ancora più difficile dall’esiguità dei numeri, va effettuato sulla base dei dati epidemiologici pubblicati nella letteratura scientifica, secondo cui il mesotelioma peritoneale, in Italia, ha un’incidenza, calcolata su 1.000.000 abitanti/anno, di 0,8 nel sesso femminile e 1,2 in quello maschile, lo pseudomixoma di 1-2 casi su 1.000.000 abitanti/anno e il carcinoma sieroso-papillare del peritoneo di 1-4,99 casi su 1.000.000 abitanti/anno.
Da sottolineare che, alla luce della stretta correlazione che il mesotelioma ha con l’esposizione all’amianto e visto il periodo di latenza necessario per l’insorgenza del tumore rispetto all’epoca dell’esposizione, il picco d’incidenza di tale patologia è previsto per il 2020.
Il Centro da lei diretto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina è un’eccellenza italiana alla lotta contro questi tipi di tumore. In cosa è innovativo?
Il Centro si avvale, accanto ai trattamenti tradizionali (chirurgia, chemioterapia, radioterapia), delle terapie più innovative, quali la chemioipertermia peritoneale che, associata alla chirurgia citoriduttiva, ha consentito di migliorare in maniera sostanziale la sopravvivenza di questi pazienti, altrimenti condannati a un exitus inevitabile. In particolare, la tecnica di citoriduzione chirurgica prevede l’asportazione di tutti gli organi interessati dal processo neoplastico ma, soprattutto, l’asportazione, totale o regionale, del peritoneo, mediante elettrofolgorazione con carbonizzazione degli strati cellulari più superficiali. Per quanto riguarda, invece, la chemioipertermia, consiste nella somministrazione di una soluzione ipertermica contenente un’elevata concentrazione di chemioterapici, direttamente nella cavità peritoneale. Il riscaldamento della soluzione migliora la penetrazione dei farmaci chemioterapici nei tessuti tumorali, distruggendo le cellule neoplastiche e i depositi microscopici di tumore che rimangono inevitabilmente nella cavità peritoneale dopo l’intervento chirurgico citoriduttivo.
Il Centro è specializzato anche nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli. Di cosa si tratta?
I sarcomi dei tessuti molli, sono tumori originanti da muscoli, cartilagini, vasi sanguigni, nervi, tendini, tessuto adiposo, tessuti sinoviali. Esistendo più di 80 diversi tipi di sarcomi dei tessuti molli, con comportamento biologico e clinico molto differente, è questo un gruppo di tumori molto eterogeneo, peculiarità che, assieme alla relativa rarità, li rende, soprattutto alle nostre latitudini, tumori orfani.
Anche nel campo dei sarcomi dei tessuti molli, l’AOU di Messina può vantare trattamenti di eccellenza, quali la perfusione isolata d’arto che, oltre a migliorare la sopravvivenza, consente di ridurre drasticamente il numero di amputazioni necessarie in caso di sarcomi o anche di metastasi in transito da melanoma.
In questo caso qual è l’incidenza?
L’incidenza di sarcomi dei tessuti molli nel sud e nelle isole è pari a 2,7 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso maschile e 1,8 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso femminile. Essendo la popolazione siciliana pari a 5.077.487 abitanti, l’aspettativa annua di pazienti affetti da sarcomi dei tessuti molli è di 228 nuovi casi. Anche in quest’ambito si potrebbe coinvolgere la Regione Calabria, dove, con i suoi 1.972.149 abitanti, c’è un’aspettativa di 88,7 nuovi casi l’anno.
La nascita del suo Centro potrà avere un forte impatto sull’emigrazione sanitaria di Calabria e Sicilia...
Attualmente i Centri dedicati al trattamento di queste patologie, alla stregua dei tumori peritoneali, sono concentrati nel Nord Italia, e in particolare, la perfusione isolata d’arto, al momento, viene eseguita solo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e l’Istituto Oncologico Veneto di Padova. Oltre alle problematiche di ordine squisitamente medico, quindi, non va sottovalutato l’impatto che la nascita del Centro potrà avere sull’emigrazione sanitaria di due regioni come la Calabria e la Sicilia, i cui abitanti sono spesso costretti a intraprendere i “viaggi della speranza”.
Nascerà un avamposto in Calabria?
Sono in contatto con alcuni colleghi di Locri, Reggio e Cosenza per attivare un avamposto in Calabria.

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
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