Noi non accettammo la visione del partito come “Ditta”

Dom, 23/04/2017 - 16:06
Torna l’appuntamento con la politica che ci piace: la querelle scaturita in seguito alla campagna di tesseramento del Partito Democratico ha già prodotto le riflessioni del vicesindaco di Roccella Jonica, Vittorio Zito, e del dirigente scolastico Vito Pirruccio. Per approfondire meglio quanto raccontato nelle precedenti “puntate”, ospitiamo questa settimana la risposta di un altro esponete della politica locale, Vincenzo Bombardieri, che invoca uno sforzo per costruire insieme un futuro migliore

Leggo su “Riviera” un intervento di Vito Pirruccio che riprende una precedente riflessione di Vittorio Zito, in ordine al modo di essere del Partito Democratico e ad alcune obiettive distorsioni cui, a livello locale, nel nostro caso nella Sezione di Roccella, siamo costretti ad assistere.
Una parte della riflessione di Pirruccio mi pare condivisibile, ancorché tardiva.
Mi pare, però, che ci sia qualcosa da aggiustare in ordine alla ricostruzione storica dei processi politici che si sono determinati a Roccella nella fatidica consultazione del 2009.
Ringrazio, ovviamente, Pirruccio per avermi definito “fidato” di Sisinio Zito.
Non so se il nostro abbia usato la definizione nella sua accezione malevola, in questo caso me ne spiacerebbe un poco.
Io comunque la accolgo con orgoglio.
È vero, lo confesso, Sisinio Zito si fidava di me, e io mi fidavo di Lui.
Mi sono fidato del Senatore quando, 10 anni prima, ero Segretario provinciale del Partito Popolare Italiano e, assieme a una nuova generazione di amministratori di Roccella, prendemmo atto del fallimento della precedente politica del PDS e “costringemmo”, con la condivisione della segreteria provinciale di quel Partito, la sezione di Roccella a costruire “obtorto collo”, una nuovissima proposta di centro sinistra per il paese.
In quella occasione fui io, assieme ad altri, a invitare Sisinio Zito, che da tempo aveva deciso di dedicarsi esclusivamente al Festival Jazz “Rumori Mediterranei”, a tornare all’impegno politico e al lavoro, come Sindaco, per il suo paese.
E fu una stagione straordinaria, che ha preparato la strada ai successi che ancora oggi l’Amministrazione di Roccella raccoglie.
Quello del 2009 fu un passaggio molto delicato.
Sisinio Zito, che aveva guidato il paese per due legislature, non poteva ricandidarsi per la terza volta e, allo scadere della legislatura nacque, per la prima volta a Roccella, il Partito Democratico.
Aderimmo a quella esperienza in perfetta buona fede, ritenendo che una tale adesione non impedisse, ma anzi fosse coerente, con il riconoscimento dello straordinario lavoro svolto dall’amministrazione, e con la volontà di proseguire quel percorso.
Un percorso nel quale l’amministrazione aveva sempre dimostrato, per volontà del Sindaco e di tutti quelli che ne facevano parte, di mirare alla promozione dell’interesse esclusivo di Roccella, senza che l’appartenenza a un partito potesse minarne il lavoro quotidiano.
Con questo spirito aderimmo al PD. Trovammo però, è inutile negarlo, ostilità e, in definitiva, un disegno già preconfezionato, cui, mi spiace dirlo, si prestò anche il segretario che unitariamente avevamo contribuito a eleggere.
Mentre noi ci sforzavamo, nel partito, di giungere a una candidatura a Sindaco condivisa da tutti, e ovviamente diversa da quella che dal livello provinciale si voleva a tutti i costi imporre, il candidato “in pectore” raccoglieva le adesioni dei suoi iscritti per presentare la sua candidatura alla primarie.
Quella che allora non accettammo era, e ancora oggi è, una visione del partito come “Ditta”, che pretende di imporre dall’alto le proprie scelte, preferendo la battaglia del tesseramento a quella nella società civile, che ha l’unico obiettivo di vincere nel partito contro i propri avversari interni, e non quello, credo più importante, di vincere nel paese, nel rapporto con i cittadini.
Se ci si pensa bene questo è, in larga parte, ancora oggi il vizio del Partito Democratico, ove, purtroppo ,anche a prescindere dalla figura di Matteo Renzi, resistono, in numerose realtà locali, le logiche della “Ditta”.
Mi spiace che Pirruccio non abbia saputo resistere a questo riflesso condizionato, rischiando, non prendendo atto di ciò che successe allora, di svilire la sua pur onesta riflessione sul modo di essere oggi del partito di Roccella.
“Roccella Prima di tutto”, se ci si pensa, ha anticipato, nel 2009, la riflessione che ha poi condotto, nel 2003, alla vittoria di Matteo Renzi.
Non a caso, insieme agli amici e compagni del movimento “Roccella Prima di tutto”, fummo i primi a sostenerlo, anche quando i compagni della “Ditta” propendevano per la candidatura di Bersani.
Tornando al 2009, è bene ricordare che la politica non è solo una questione di tecnicismi. L’avere partecipato alla redazione di un regolamento per le primarie non impediva, in quel momento, a me e al movimento cui appartengo, di effettuare in perfetta trasparenza la scelta politica di non partecipare a quelle primarie.
Come forse Pirruccio saprà, le scelte politiche vengono prima dei tecnicismi, e immaginare come lui ha fatto all’epoca, di inscatolare un’esperienza amministrativa nei tecnicismi, per poi tentare di liquidarla politicamente, era, ed è, una ipotesi francamente ingenua e irrealizzabile.
Ma di questo si è discettato, e abbondantemente, in quella campagna elettorale del 2009, e i fatti dimostrarono quale fosse la scelta giusta.
Il candidato imposto dal PD perse le primarie, e quel partito non ebbe alcuna rappresentanza nel Consiglio Comunale.
In sostanza, il tentativo di liquidare politicamente l’esperienza amministrativa della Giunta di Sisinio Zito fallì, perché contrario al sentimento dei cittadini.
“Roccella prima di tutto” vinse le elezioni e, nella legislatura successiva, realizzò, tra le altre cose, la rivoluzionaria iniziativa dell’avvio della Raccolta differenziata, un percorso corale, voluto da tutto il Paese, che credo abbia rappresentato una delle punte più alte di empatia tra un’amministrazione civica e la propria cittadina.
Detto questo non intendo sottrarmi alla riflessione che Vittorio Zito ha avviato, la quale, partendo dal caso di Roccella, mi sembra ci stimoli, più in generale, a riflettere sulle forme nuove della partecipazione alla vita politica.
Viviamo in un tempo in cui la funzione dei partiti, intesi come tradizionale organizzazione intermedia del tessuto sociale, è nei fatti superata. In Italia e nei più grandi paesi del mondo si affermano iniziative che vincono, proprio in quanto scavalcano un modo di essere della politica antico, rissoso e inconcludente.
In questo senso, discutere della possibilità o meno di aderire a un partito, legata alla volontà di un capo locale, mi pare una prospettiva di retroguardia, su cui non val la pena di attardarsi.
Un partito, a maggior ragione quello Democratico, o è aperto, disponibile al dialogo, vivo dentro le vene aperte della società, oppure, ovviamente, non è.
E se è aperto, come sembra proporci oggi Matteo Renzi, esso, hanno ragione Vittorio Zito e Vito Pirruccio, apparterrà a tutti coloro che ne condividono i valori, che ne abbracciano le battaglie, che ne inverano, nell’impegno civile e nell’attività amministrativa, gli ideali ispiratori, a prescindere dal possesso di una tessera o dal posto in un direttivo.
In questa prospettiva, lo dico con affetto a Pirruccio, non credo si tratti, oggi, di decidere chi debba avviare un dialogo “tra” noi.
Occorre, invece, capire se si voglia avviare un dialogo “con” tutti quelli che ci stanno intorno, cogliendo dal passato solo le ragioni di una crescita.
Perché, lo dico prima di tutto a me stesso, la politica è futuro. E il nostro tempo personale è limitato.
Io credo che si debba fare uno sforzo per guardare al futuro, un tempo che solo in parte ci appartiene e guardare alla nuove generazioni che, ritengo, non siano interessate alle battaglie interne di un partito, ma a concorrere, a lavorare per costruire le sorti della loro cittadina negli anni che verranno.
È questa la chiave di volta per un dialogo nuovo e costruttivo: guardare lontano.
Sisinio Zito si fidava di me, e io continuo a fidarmi di questo suo insegnamento.

Autore: 
Vincenzo Bombardieri
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