Operazione "Rifiuti Spa 2", tutti i nomi e le foto degli "insospettabili"

Mar, 22/07/2014 - 18:02

Nella mattinata odierna, il R.O.S., unitamente al Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, al Gruppo Operativo Cacciatori di Calabria, l’ 8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia e con il contributo dei Comandi Territorialmente competenti, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 24 persone, a vario titolo, indagate dei delitti di associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, nonché i delitti – aggravati dalla finalità di agevolare associazioni mafiose – di intestazione fittizia di beni,  sottrazione di beni o cose sottoposte a sequestro, truffa aggravata.

Contestualmente è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 18 milioni di Euro.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa, coordinata da questa Procura Distrettuale Antimafia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nei servizi pubblici relativi alla gestione di discariche, con particolare riferimento agli interessi illeciti della cosca “Alampi” di Reggio Calabria.

La fase esecutiva dell’Operazioni “Rifiuti SPA 2” si è conclusa da poco con l’arresto in Francia di Alampi Matteo cl. ’69 e della moglie SiclariI Maria Giovanna cl. ’71, localizzati dal R.O.S. nella cittadina di Villefranche sur mer, vicino Nizza, grazie alla collaborazione del collaterale organo di polizia.

L’indagine si pone quale continuazione dell’attività denominata Rifiuti Spa” che, nel 2006, aveva accertato l’esistenza di un accordo trasversale tra le cosche Libri- Condello, finalizzato alla ripartizione dei rilevanti vantaggi economici ricavabili dalla gestione fraudolenta delle discariche presenti nel territorio regionale. In tale contesto, l’imprenditore Matteo Alampi, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo sodalizio e titolare  della società “Edil Primavera”, era riuscito ad avviare in Calabria diversi impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, facendo fronte ai requisiti tecnici espressamente richiesti dai relativi bandi di gara, attraverso l’unione societaria con l’imprenditore veneto Sandro Rossato classe ’51 (tra gli arrestati), con esperienze e qualifiche nel settore specifico. In particolare il binomio Alampi – Rossato aveva costituito numerose società, tra cui la “Rossato Sud”, per opere di bonifica, protezione ambientale, smaltimento e recupero dei rifiuti, aggiudicandosi, attraverso il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa, diversi appalti per la gestione di alcune discariche in provincia di Reggio Calabria.

L’indagine si era conclusa con l’emissione di 14 misure cautelari a carico di altrettante persone, tra i quali lo stesso Matteo Alampi, successivamente condannato dalla corte di appello del capoluogo reggino, alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e altri reati. L’iter processuale aveva visto altresì la confisca della società “Edil Primaverae l’iniziale sequestro della SocietàRossato Sud Srl”.

L’odierna attività, oltre ad accertare l’intraneità della cosca Alampi alla ‘ndrangheta reggina ed il ruolo preminente rivestito nell’ambito della locale di Trunca" ha offerto uno spaccato emblematico dei molteplici interessi illeciti promossi e gestiti dall’organizzazione, assolutamente pervasiva ed efficace sul piano dell’infiltrazione illecita del tessuto economico ed imprenditoriale della provincia reggina.

In tale quadro sono stati raccolti significativi elementi sull’evoluzione della cosca Alampi: dai trascorsi legati alla partecipazione del capo bastone Giovanni Alampi classe ’46 al summit di Montalto del 1969, ai più attuali conferimenti di cariche di ‘ndrangheta al decano della famiglia. In particolare è stata riscontrata:

-   una definita e collaudata organizzazione strutturale e funzionale, in ragione dell’esistenza di mezzi, supporti logistici e strumenti a disposizione della cosca, con la definizione di ruoli e specifiche mansioni;

 -   una strategia criminale a livello imprenditoriale, con un potere di penetrazione e collusione nella pubblica amministrazione, per aggiudicarsi gli appalti di maggior interesse, tra cui i lavori di ricopertura della discarica di località Marrella del comune di Gioia Tauro (RC) e la bonifica del sito della discarica di Calanna (RC);

-    una forza di intimidazione ed un controllo del territorio mediante l’esplicazione di un proprio potere coercitivo ed estorsivo, forte dei legami diretti con le più significative cosche del “Mandamento di Centro”, tra cui quelle riconducibili ai Condello ed ai Rosmini.

In tale ambito sno state documentate le fittizie assunzioni, in seno alla “Rossato Sud”, di Francesco Domenico Condello, figlio di Pasquale Condello detto il Supremo”, e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio classe ’53.

L’attività investigativa dopo le richiamate condanne ha seguito il processo di riorganizzazione del sodalizio sviluppato attraverso la riacquisizione delle imprese sottoposte a vincoli reali e comunque sottratte alla disponibilità gestionale della cosca. In tale ambito, la riaffermazione degli interessi economico- imprenditoriali del sodalizio ha coinciso con il dissequestro della “Rossato Sud S.R.L.”, che diveniva, pertanto, lo strumento degli Alampi per continuare ad infiltrare il remunerativo settore degli appalti ecologici.

È emerso, in particolare, come Matteo Alampi, dal carcere, impartisse precise direttive ai più stretti familiari, anche attraverso i legali di fiducia, sulla gestione degli affari e sulle modalità di riorganizzazione del circuito imprenditoriale. Segnatamente, le indagini hanno documentato ogni fase del programma delittuoso, perfezionatosi attraverso:

-    L’inserimento di prestanome e la nomina di nuovi referenti tecnici nella Società “Rossato Sud Srl”, e nelle altre imprese controllate attraverso il Consorzio Stabile Airone Sud”: ed in particolare con la nomina dell’ingegnere Lauro Mamone classe ’57 e di Domenico Alati classe ’73, rispettivamente in qualità di amministratore e direttore tecnico della citata società;

-    Il risanamento economico dei bilanci dell’impresa, con una mirata attività di saldo dei debiti e concomitante recupero dei crediti, anche con il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa nei confronti di fornitori e clienti;

 -   L’individuazione di una nuova squadra di collaboratori, tra impiegati, operai ed autisti, assunti o riconfermati secondo le direttive del capocosca Giovanni Alampi: tra costoro dipendenti della “Edil Primavera”;

-  Il progressivo svuotamento dei beni materiali ed immateriali della società “Edil Primavera”, con la complicità dell’amministratore giudiziario Spinella Rosario Giovanni, utilizzata esclusivamente per il nolo a freddo dei mezzi d’opera a vantaggio della “Rossato Sud” e del “Consorzio Stabile Airone Sud”.

Le indagini hanno evidenziato come gli amministratori delle citate società siano ricorsi costantemente all’emissione di sovrafatturazioni relative alle nuove commesse aggiudicate, per la realizzazione di ingenti provviste in nero  destinate alla cosca ALAMPI. Le indagini hanno anche evidenziato interventi illeciti relativi all’aggiudicazione dei lavori per la bonifica e la successiva riapertura della discarica sita nel Comune di Calanna (RC), ottenuta con la compiacenza dell’ex sindaco, Luigi Catalano, che – dagli elementi acquisiti – emergeva aver fatto redigere dall’ufficio tecnico comunale un bando di gara, con parametri concordati con i vertici dell’impresa mafiosa.

L’interesse della cosca Alampi per gli appalti ecologici ha riguardato anche il complesso delle attività gravitanti intorno al termovalorizzatore di Gioia tauro (RC), all’epoca gestito dalla Veolia Servizi Ambientali Tecnitalia Spa” All’interno di tale struttura, ed in particolare della Termo Energia Calabria Spal’organizzazione aveva inserito un proprio referente, rivelatosi decisivo per l’aggiudicazione dei lavori di ricopertura della discarica “Marrella” di Gioia Tauro (RC), in favore delle imprese controllate dalla cosca.

Nella gestione della citata commessa, peraltro, emergevano accordi con associati di altri locali, in particolare con la cosca Alvaro detti “Testazzi-Cudalonga” di Cosoleto e Gallico di Palmi, in relazione alla fornitura dei materiali di copertura ed al relativo trasporto per il conferimento in discarica.

Le indagini hanno anche evidenziato l’esistenza di accordi tra gli AlampiI ed i titolari della società Filtrans, riconducibile alla cosca “Ficara”, per appropriarsi di rilevanti somme di denaro ai danni della stessa Veolia, attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni per prestazioni in subappalto.

 

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