Panzerotti e criminali

Lun, 28/11/2011 - 09:58
Panzerotti e criminali

Sono svenuti gli “uomini di panza” finiti dentro l’operazione Infinito, sorella milanese dell’operazione Crimine.
Ma attenzione, non sono svenuti per congestione, ma per paura della galera. Quei boss di matrice reggina che hanno optato per il rito abbreviato si sono resi conto che una mangiata di capra in Calabria è un summit mafioso e che un summit mafioso corrisponde a un cunicolo delimitato da sbarre tra qualche ora d’aria e  onanismo.
Un vero criminale è un’isola, ci hanno detto. I più grandi criminali d’Europa, quelli che comandavano a Milano sotto l’ala della casa madre, non si fidavano di nessuno, non si confidavano con nessuno. E ci hanno anche detto che i pungiuti, gli affiliati e i cristiani di Polsi non temevano galere e claustrofobie. Ma ci hanno, sì, ci hanno strillato un altro quarto di verità. La Ndrangheta milanese fischiava di tutto prima, pensando che gli annaccamenti fossero note di tarantella, non teneva neppure la pastina. E ha sentito le vertigini poi. Agli uomini d’onore, ai santisti, ai più grandi criminali della terra sono mancati i sensi davanti alla toga di un giudice che gli sarà sembrato Batman.
Ho visto questo spettacolo in televisione. Ero a Padova, da poco rientrato a casa dalla stazione, dove alcuni gang nigeriane spacciavano crac, cocaina e molto probabilmente erano armati fino ai denti. I veneti temono gli Eyie, gli Aiye i  Black Axe più di tutti. Dicono che hanno spodestato i magrebini, le tigri di Arkan e i lupi di Goran. Biscano, prostituiscono, spacciano.  Il Nordest è cosa loro, regolano i conti con  riti tribali: tagliano le teste col machete, ipnotizzano col vodoo. Ho guardato uno di loro all’uso calabrese. Nei suoi occhi vacui non si leggeva nulla e la bocca sembrava incisa. Ho avuto un brivido davanti a quel passaggio della morte sfumato un’ora dopo grazie all’odore di panzerotti con scaglie di soppressata di maiale nero che mi madre aveva preparato per la cena.

Autore: 
Ercole Macrà¬