Processo "Crimine": oltre 500 anni in appello per la 'ndrangheta unitaria

Gio, 27/02/2014 - 19:58

Per parlare, effettivamente, della portata storica dell'indagine, bisognerà attendere le redazione delle motivazioni, in cui la Corte d'Appello potrebbe confermare la visione di "ndrangheta unitaria" già passata al vaglio del Gup Giuseppe Minutoli in primo grado. Il dato numerico, quello che fuoriesce dal dispositivo letto oggi all'interno dell'aula bunker di Reggio Calabria, è però eloquente: oltre 550 anni di carcere in appello per gli oltre cento imputati del procedimento "Crimine", il più importante portato avanti dalla Dda di Reggio Calabria negli ultimi anni. Quello che, con la visione della 'ndrangheta unitaria, appunto, potrebbe segnare uno spartiacque decisivo nella lotta alla criminalità organizzata calabrese, la più ricca, potente e invasiva del mondo.

L'aula è stracolma e ascolta in religioso silenzio la lettura del dispositivo da parte del presidente della Corte d'Appello, Rosalia Gaeta. Imponente il servizio d'ordine che, fin dalle prime ore della mattina aveva letteralmente blindato l'aula bunker di Reggio Calabria. Perfettamente riuscita l'organizzazione messa in atto dalla Polizia del Corpo di Guardia, dai Carabinieri, ma anche dal personale della Full Service, coordinato da Vincenzo Parlongo.

Il presidente della Corte impiega circa sedici minuti per dare conto della decisione.

Il primo e il secondo grado, i due gradi di giudizio che si occupano del merito, fanno dunque passare l'impostazione accusatoria. Un'accusa portata avanti con pervicacia, nonostante le polemiche che (a dire il vero solo a livello locale) hanno contraddistinto l'effettiva valenza dell'indagine "Crimine".

In realtà, per le altre Procure d'Italia che si sono confrontate con il fenomeno 'ndrangheta sui propri territori, l'impostazione di "Crimine" è già storia.

I pubblici ministeri della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Musarò e Antonio De Bernardo, dopo aver affrontato il primo grado, hanno proseguito la propria opera anche in appello, al fianco dell'Avvocato Generale dello Stato, Franco Scuderi, che il 2 ottobre 2013 aveva formulato le dure richieste di condanna. Hanno continuato a raccogliere materiale, a metterlo in fila, si sono sgolati in aula per ripercorrere le varie fasi della monumentale indagine svolta dai Carabinieri, hanno infine depositato una memoria di migliaia e migliaia di pagine. La Dda di Reggio Calabria ha ricostruito fatti, parole, gerarchie e gradi di boss e affiliati alla 'ndrangheta della "Provincia" di Reggio Calabria, quella che, ogni anno, si riunisce all'inizio di settembre presso il Santuario della Madonna di Polsi.

Alla fine, quindi, la Corte d'Appello di Reggio Calabria presieduta da Rosalia Gaeta ha premiato il lavoro dell'accusa, comminando numerose condanne nel procedimento che si celebra con rito abbreviato.

Le condanne più pesanti sotto il profilo numerico sono gli 11 anni e 4 mesi di Nicola Gattuso, per e i 10 anni e 8 mesi di Filiberto Maisano. Condanna leggermente inferiore, 10 anni di reclusione, per quel Domenico Oppedisano identificato nel nuovo "Crimine": l'anziano di Rosarno (nella foto) su cui si concentreranno le critiche dei detrattori dell'indagine, condotta nel tentativo di affermare l'unitarietà della 'ndrangheta della "Provincia" di Reggio Calabria. Nell'impostazione accusatoria, Oppedisano sarebbe stato investito della carica di "Crimine", quella che, per molto tempo, sarà ricoperta da Antonio Pelle, detto 'Ntoni Gambazza. Ma la condanna più dura è quella confermata nei confronti di Giuseppe Commisso, detto "u mastru", l'uomo che, con i propri discorsi intercettati all'interno della lavanderia "Ape Green", avrebbe svelato agli inquirenti molti dei segreti della 'ndrangheta dell'area jonica, ma non solo: 14 anni e 8 mesi.

Il lavoro dei pm Musarò e De Bernardo e dell'Avvocato Generale, Scuderi, ha però portato a diversi "ribaltoni", rispetto alle assoluzioni del primo grado: le condanne di Antonio Altamura, Domenico Belcastro, Saverio Boschetto, Cosimo De Leo, Osvaldo Gioberti e Antonio Maesano. L'assoluzione più pesante, invece, è quella di Isidoro Cosimo Callà, che in primo grado aveva rimediato 10 anni e 8 mesi.

L'indagine "Crimine" condusse i Carabinieri a eseguire l'arresto di circa 300 presunti affiliati, con un blitz del 13 luglio 2010. L'indagine, curata dall'Arma dei Carabinieri, consta di una serie impressionante di intercettazioni telefoniche e ambientali, in cui gli investigatori hanno potuto ricostruire gerarchie e strategie della 'ndrangheta. Attraverso le cimici e le riprese dei Carabinieri, infatti, si è potuto assistere, praticamente in diretta, a dei veri e propri summit di 'ndrangheta. L'operazione, scattata in parallelo con l'inchiesta "Infinito", della Dda di Milano, ha avuto anche il merito di scoperchiare i lucrosi interessi che le 'ndrine hanno, ormai da anni, nel nord Italia. Sulla scia di "Crimine", infatti, nei mesi successivi, scattarono le indagini "Maglio" e "Minotauro", sulle estensioni della criminalità organizzata calabrese in Liguria e in Piemonte. E' un processo, dunque, che può segnare una svolta epocale nella storia giudiziaria della lotta alla 'ndrangheta: secondo la ricostruzione della Dda di Reggio Calabria la 'ndrangheta si sarebbe strutturata con un organo superiore, detto "Provincia". Una ricostruzione che in passato non era mai stata riconosciuta con sentenza definitiva, soprattutto con riferimento ai processi "Olimpia" e "Armonia". Per scoprirlo, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, che la Corte dovrà depositare entro 90 giorni.

Queste, nel dettaglio, le condanne comminate dalla Corte d'Appello:

Giovanni Agnelli 4 anni e 8 mesi di reclusione (conferma), Mario Gaetano Agostino assolto (conferma), Giovanni Alampi 8 anni (conferma), Giuseppe Albanese 6 anni, Antonio Altamura 4 anni e 8 mesi (assolto in primo grado), Emilio Andrianò 6 anni, Domenico Aquino assolto, Giuseppe Aquino assolto, Rocco Aquino 9 anni e 6 mesi, Domenico Belcastro 6 anni (assolto in primo grado), Domenico Bellocco assolto, Saverio Boschetto 4 anni e 8 mesi (assolto in primo grado), Carlo Bruzzese 6 anni, Isidoro Cosimo Callà assolto, Domenico Chilà 4 anni e 8 mesi, Stefano Chilà 4 anni e 8 mesi, Claudio Cianciaruso 4 anni e 8 mesi, Bruno Ciancio 4 anni e 8 mesi, Francesco Commisso 6 anni, Giuseppe Commisso 14 anni e 8 mesi (conferma), Vincenzo Commisso assolto, Michele Correale 8 anni e 4 mesi (conferma), Carmelo Costa 5 anni e mesi, Domenico D'Agostino assolto, Raffaele D'Agostino 8 anni, Filippo Dattola assolto, Cosimo De Leo 6 anni (assolto in primo grado), Giorgio Demasi 7 anni e 4 mesi, Salvatore Femia 5 anni e 4 mesi, Massimo Fida 6 anni, Giuseppe Figliomeni assolto, Rosario Filippone 4 anni e 8 mesi (conferma), Domenico Focà 8, Salvatore Fragomeni assolto, Brunello Franzè 4 anni e 8 mesi (conferma), Domenico Frascà 2 anni e pena sospesa, Donato Fratto assolto, Salvatore Giuseppe Galati 4 anni e 8 mesi, Antonio Galea (classe 1954) assolto, Antonio Galea (classe 1962) 7 anni, Antonio Gattellari 9 anni, Andrea Gattuso 7 anni, Antonino Gattuso assolto, Carmelo Gattuso assolto, Domenico Gattuso 4 anni e 8 mesi, Nicola Gattuso 11 anni e 4 mesi, Vincenzo Gattuso 6 anni, Osvaldo Gioberti 6 anni (assolto in primo grado), Bruno Gioffrè 6 anni e 8 mesi, Remingo Iamonte 9 anni (conferma), Giuseppe Iannone un anno e pena sospesa, Giuseppe Romeo Iaria 2 anni e 2 mesi (conferma) , Domenico Ieropoli assolto, Francesco Ietto 7 anni e 4 mesi, Rocco Lamari 10 anni, Sotirio Santo Larizza 4 anni e 8 mesi, Cosimo Giuseppe Leuzzi 8 anni e 8 mesi, Vincenzo Longo 8 anni, Antonino Macheda assolto, Salvatore Macrì assolto, Antonio Maesano 4 anni e 8 mesi (assolto in primo grado), Giovanni Maesano 6 anni (assolto in primo grado), Claudio Umberto Maisano 9, Filiberto Maisano 10 anni e 8 mesi, Saverio Manglaviti 4 anni e 8 mesi (conferma), Michele Marasco 8 anni (conferma), Rocco Marasco assolto, Giuseppe Martello assolto, Giuseppe Marvelli 10 anni, Francesco Marzano 6 anni, Rocco Mazzaferro assolto, Paolo Meduri 10, Francesco Maleca assolto, Demetrio Meniti 8 anni, Giovanni Minniti assolto, Leone Modafferi assolto Saverio Mollica 10 anni e 8 mesi in continuazione con una precedente condanna, Carmelo Muià 8 anni, Domenico Antonio Napoli 6 anni e 8 mesi, Salvatore Napoli 6 anni, Bruno Nesci 8 anni e 4 mesi, Domenico Oppedisano 10 anni, Michele Oppedisano 9 anni e 4 mesi, Pasquale Oppedisano 8 anni (conferma), Pietro Oppedisano 8 anni (conferma), Raffaele Oppedisano 6 anni e 8 mesi, Luigi Palmanova 6 anni, Antonio Nicola Papaluca 6 anni e 8 mesi, Bruno Paviglianiti 4 anni e 8 mesi (conferma), Carmelo Paviglianiti 4 anni e 8 mesi (conferma), Paolo Paviglianiti 4 anni e 8 mesi, Antonino Pesce 4 anni e 8 mesi, Savino Pesce assolto, Bruno Pisano assolto, Sebastiano Praticò 8 anni e 8 mesi, Giuseppe Prestopino 8 anni e 8 mesi in continuazione con una precedente condanna, Domenico Prochilo 4 anni e 8 mesi, Giovanni Pronestì assolto, Giuseppe Raso 6 anni, Salvatore Romeo 4 anni, Antonino Sapone deceduto, Rodolfo Scali 8 anni, Antonino Schiavo 4 anni e 8 mesi, Damiano Sgambelluri assolto, Sebastiano Stelitano 7 anni (conferma), Luca Surace 5 anni e 4 mesi (conferma), Damiano Ilario Tassone 4 anni e 8 mesi, Vincenzo Tavernese 2 anni e pena sospesa, Biagio Tramonte 4 anni e 8 mesi (conferma), Giuseppe Trapani 8 anni (conferma), Giuseppe Trichilo 2 anni e 2 mesi e pena sospesa, Giovanni Tripodi 11 anni e 8 mesi in continuazione con una precedente condanna, Giuseppe Vecchio 6 anni, Rocco Violi assolto, Vincenzo Zappia 4 anni e 8 mesi (conferma), Carlo Domenico Zavaglia assolto, Annunziato Zavettieri 6 anni e 8 mesi (conferma), Rocco Zoccali deceduto, Kewin Zurzolo 4 anni e 8 mesi (conferma).

 

 

Fonte: ildispaccio.it

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