Quattro minuti per trovarsi un nuovo fidanzato nella Locride

Sab, 12/07/2014 - 18:36

Suona tanto di americanata lo speed date, ed infatti lo è. Vuol dire appuntamento veloce. E certo, in una vita frenetica come quella dei nostri giorni, mi pare giusto che anche la scelta di un compagno sia qualcosa di molto celere. Praticamente ci si reca in un locale che ha organizzato l’evento, curati e profumatissimi, e mi pare anche ovvio, visto che in 240 secondi devi colpire l’altro (no, non con una mazza). E insomma, avviene questo scambio veloce di presentazione in cui tutte le donne conoscono tutti gli uomini. A fine incontro ci sono le pagelle, come a scuola. Ognuno vota la persona che più l’ha colpito, e il locale, se hai avuto tanti like, ti manda un’e mail entro le 12 ore dall’evento. La burocrazia, anche nella conoscenza. L’attesa dei risultati, la posta elettronica aggiornata, la speranza di non essere bocciati. Ci piace farci del male, diciamolo. Che poi incontri il timido che non parla, e allora le domande le fai tu. “Colore preferito?” “Giallo paglierino”..e pensi, ma come il giallo della pipì in vasetto sterile? Poi c’è il vago: “Che musica ascolti?” “Beh, un po’ di tutto”, “Mare o monti?” “Non mi dispiacciono nessuno dei due”, “Dolce o salato?” “Entrambi”..e no tesoro, che ansia! Saprai già che sarà quel tipo che in un’ipotetica relazione farà scegliere tutto a te senza problemi. Anche l’amante. Non può mancare l’intellettuale che si presenta con un “Cosa ne pensi dell’attuale situazione in Uganda?”, e tu “Scusi può ripetere di nuovo la domanda?”. Avete capito, lo speed date? Che per trascorrere una serata diversa con le amiche, invece di stare a parlare di quel tipo che tanto ti piace (nella vita reale), lo puoi anche fare. Sappiamo pure che genericamente nei primi dieci secondi di conversazione ci siamo fatti già un’idea di chi abbiamo di fronte. Però un eventuale fidanzato fatemelo incontrare per caso alla cassa del supermercato, di quelli che magari mi aiuta pure a mettere la cassa d’acqua sul nastro trasportatore. Così almeno racconterò alle mie figlie che se ancora oggi mi ostino ad andare alla Conad, un motivo ci sarà.

Autore: 
Sara Jacopetta
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