Rustico e delicato

Gio, 12/02/2009 - 00:00

Mangiare bene, andare in palestra, enoturismo, bingo e gratta e vinci, internet, golf. Sono alcune delle passioni degli italiani. Da una statistica recente il giardinaggio è in netta crescita, fino a contendere il posto a fatturati enormi, come quello del bric-à-brac, con cui peraltro va a braccetto anche sul piano commerciale. Insomma, la verità è che l’interesse per il giardinaggio è molto aumentato negli ultimi vent’anni, ma lo stesso non si può dire della cultura che l’accompagna. Le nozioni di chi lo pratica sono spesso elementari. Inoltre i giovani d’oggi dimostrano di avere perduto intuito e fantasia, sopiti da videogames, chat ed SMS. Chi si avvicina al giardinaggio non ha quindi una cultura ereditata da mamme, nonne e zie, e ancor più spesso ha una coscienza artistica a cui fare riferimento (grazie! I programmi ministeriali stanno tagliando gli insegnamenti di Storia dell’Arte con lo stesso vivace ritmo con cui tagliano le pensioni e aumentano le tasse: tra un po’ un giovane diplomato non saprà distinguere la Gioconda da un quadro astratto). Uno dei luoghi comuni più duri a morire è la differenza che passa tra “rustico” e “delicato”. Se dico “rustico” vi verrà in mente qualcosa che riguarda la campagna. Dicendo di una pianta che è “rustica” si vuol dire che è adatta alla coltivazione in giardinetti di campagna, in aiuole informali, alla buona, senza pretese. Così nel nostro immaginario una pianta rustica è la malvarosa, oppure il girasole, o la bella di notte. Niente di più errato. “Rustico” in gergo orticolturale, significa “che resiste al freddo”. Rustiche quindi sono magnolie, camelie, peonie, ortensie (e molte altre). Tutte piante che noi consideriamo “eleganti”, da giardino di città. Veniamo al “delicato”. Come molti avranno capito è l’opposto di “rustico”, e quindi significa “che non resiste al freddo”, come le palme, le piante tropicali, quelle da interno, le orchidee epifite, la maggior parte delle piante grasse. Esistono diversi gradi di rusticità, da molto delicato, passando per semirustico, a completamente rustico. Esistono anche delle “zone di rusticità”, dette zone USDA, determinate dal Dipartimento statunitense dell’Agricoltura (United States Department of Agricolture) che vanno dalla 2a alla 11. La prima è la più fredda, l’ultima è la più calda. Sono sicura che sarete curiosi di sapere a quale zona USDA appartiene il vostro comune. Siderno è in zona 10a, Catanzaro in zona 9b, che sono le due più diffuse sulle coste. La zona 10b in Calabria, e probabilmente anche nel resto d’Italia, comprese le zone più calde della Sicilia e della Sardegna, non esiste. Nell’interno le zone di rusticità variano molto a seconda dell’altitudine.

Autore: 
Lidia Zitara
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