Siderno Chesterfield: cercasi soluzioni unitarie a problemi comuni

Lun, 15/02/2016 - 19:35

Martedì Steve Brunt, sindaco inglese, ha fatto visita a Pietro Fuda, intavolando con lui un’interessante conversazione. Fulcro del dialogo: le difficoltà che le periferie devono affrontare su imposizione dei governi centrali e la possibilità di un gemellaggio che possa cambiare questa situazione.
Chesterfield è un comune inglese situato nel cuore del Regno Unito, non lontano da quella Nottingham tra i cui boschi agiva il leggendario Robin Hood.
È stata fondata nel periodo in cui l’eroe che “rubava ai ricchi per donare ai poveri” conduceva la sua guerriglia contro gli uomini di Giovanni Senza Terra, nei primi del 1200 e, nell’arco di pochi decenni, ha rapidamente meritato il titolo di fiorente centro commerciale.
Famosa per la chiesa parrocchiale di Santa Maria, la guglia del cui campanile ha la peculiarità di girare su sé stessa con un’inclinazione di circa tre metri rispetto alla verticale, Chesterfield conta oggi circa 100mila abitanti rappresentati da un esecutivo Liberal Democratico e dal sindaco Steve Brunt.
Il motivo per il quale vi raccontiamo questi dettagli su una città che si trova a 2.700 km da qui è la recente visita al nostro comprensorio proprio del primo cittadino inglese che, affascinato dalle bellezze e dalla storia della nostra terra, ha intrattenuto un lungo discorso con il nostro sindaco Pietro Fuda sulle opportunità che i due centri abitati potrebbero cogliere da una collaborazione attiva e da un conseguente scambio culturale.
Brunt ha raccontato al sindaco di Siderno che l’attenzione tipicamente inglese per le politiche di collaborazione tra paesi distanti tra loro è stata negli anni alla base di ben quattro gemellaggi con altrettante città del mondo, motivo per il quale la sua amministrazione trova adesso difficile sottoscrivere un nuovo, seppure interessante, gemellaggio con Siderno. Nonostante la differenza di estensione e densità demografica, Siderno e Chesterfield sono infatti molto più simili di quanto non si sarebbe portati a pensare, e un programma di scambi culturali che possa avvenire tra i nostri amministratori locali e i loro o tra le scuole dei nostri comprensori, dilazionato nel tempo e anche fuori dal Twin Towns Project europeo, potrebbe garantire di fare fronte a problemi che, durante il dialogo tra i due primi cittadini, si sono rivelati inaspettatamente comuni ai due centri.
Il dato che ci ha stupito di più, in effetti, è quello relativo alle problematiche che questa cittadina inglese e i suoi amministratori devono affrontare quotidianamente.
«A causa della politica di austerità imposta dal governo nazionale - ha affermato Brunt - noi amministratori locali siamo spesso costretti a effettuare tagli impressionanti anche ai servizi essenziali e non possiamo in alcun modo garantire ai nostri cittadini, e naturalmente, al nostro elettorato, gli indiscutibili vantaggi di cui si gode nello stare in una grande città.
«Certo, anche i grossi centri hanno le loro gatte da pelare. La crisi economica ha avuto una serie ricadute negative di cui la società ancora risente: la discesa in picchiata del tasso di natalità, unitamente all’aumento della speranza di vita, hanno messo sotto sforzo l’assistenzialismo; l’innalzamento dell’età pensionabile ha fatto incrementare diverse patologie e il tasso di disoccupazione giovanile, tanto da costringerci a fronteggiare la fortissima contrapposizione tra una classe estremamente abbiente e ormai avanti con l’età a una molto più giovane e non in grado di arrivare alla fine del mese».
Questa situazione vi sembra forse familiare?
Se resta valido il detto “L’unione fa la forza”, cogliere al volo questa occasione e analizzare nel dettaglio tutte le opportunità che una collaborazione con l’Inghilterra comporterebbe potrebbe rappresentare una concreta possibilità di crescita.
Sfruttiamola.

Autore: 
Jacopo Giuca
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