Sulla questione morale

Dom, 05/07/2015 - 18:58

Eravamo ai primi anni ottanta del secolo scorso quando il grande Enrico Berlinguer lanciava il grido di allarme sulla questione morale come gravissima questione nazionale. Il grande politico era preoccupato per la dimensione del fenomeno della corruzione politica che si accompagnava all’altro pesante aspetto dell’occupazione dello Stato da parte dei Partiti di governo. Dopo qualche giorno dal congresso del P.S.I.,dove il Segretario del P.C.I. fu fischiato esattamente per questa denuncia e dove il leader dei socialisti Bettino Craxi disse la famosa frase “io non ho fischiato perché non so fischiare”, Berlinguer moriva e, forse, scompariva colui che avrebbe potuto imprimere una radicale svolta alla politica italiana.
La questione morale di allora, a confronto con quella odierna fa ridere quanti si preoccupano per la gravità del fenomeno. Nulla sembra sia stato fatto per arginare e sconfiggere quella “cultura” della malapolitica e oggi sembra quasi essere il fine principale di chi si avvicina alla vita pubblica. Persino tangentopoli degli anni novanta sembra poca cosa rispetto alla diffusione odierna del fenomeno. Non c’è partito che non sia stato toccato, chi pesantamente e chi meno. Se dunque l’Italia è divenuta un “letamaio” occorre cercare di capirne le ragioni e tutti fare il proprio dovere per ripulire il nostro Paese.
La causa principale certamente va individuata nella crisi profonda dei Partiti, che inizia con la trasformazione degli stessi in Partiti cosiddetti liquidi, dove il leader comanda e nulla gli impedisce di fare scelte slegate dalle esigenze del Paese e senza alcun controllo preventivo di natura democratica. Ad ogni livello la vita dei soggetti politici, che una volta si svolgeva con il coinvolgimento consapevole di chi aderiva spontaneamente, oggi si evidenzia con pacchetti di tessere e così si definisce una catena verticale di comando.
Chi ha il pacchetto di tessere maggiore comanda in sezione e decide il da farsi, nel bene e nel male. Questo meccanismo, che parte dai livelli perferici si riproduce salendo nella scala di comando. Naturalmente se parliamo di un partito di governo, il meccanismo così descritto è potenziato attraverso le “prebende” che il detentore del potere distribuisce. Così si crea la rete che poi sarà utilizzata per la raccolta dei voti non più, in gran parte, espressione di una scelta politica ma di uno “stimolo” alquanto interessato, che si crea tra il candidato e i raccoglitori di voti.
Dunque la mancanza del controllo e del peso politico nelle scelte da parte degli scritti (quelli veri!) è una delle principali cause del fallimento del Partito, altrimenti come si spiega, per esempio, la tendenza a non convocare le assemblee degli iscritti?
La società civile non è esente, a mio avviso, di responsabilità in questo drammatico processo distruttivo della democrazia italiana. Al secondo livello di responsabilità ci sta proprio essa assieme a soggetti importanti che svolgono ruoli importanti nella vita civile del nostro Paese.
Dobbiamo dire che maggiore è la partecipazione di uomini delle professioni, del sapere, dei mestieri e di ogni attività sociale nella gestione del dibattito politico, maggiore sono i benefici che ne trae la democrazia. Più queste figure sono presenti dentro i Partiti, maggiore è la vitalità di questi soggetti. A condizione, però, che quest’adesione nasca da una convinzione seria di voler dare il proprio contributo nella gestione della vita pubblica.
Insomma dalla militanza dovrebbe venire una specie di “attestato”morale e culturale sul primario ruolo della legge, della correttezza e della trasparenza di ogni azione che il soggetto svolge dentro le istituzioni ma anche dentro l’attività politica in genere. Riteniamo in questi casi legittima l’aspirazione a ruoli importanti sia nelle istituzioni pubbliche che nei ruoli di sottogoverno o di gestione degli stessi Partiti. Evidente dunque che sono dannosi fenomeni come la “transumanza” o i trasformismi: nulla di buono può dare quel personaggio che, con nonchalance passa da uno schieramento a un altro per poi tornare al punto di partenza; o quel dipendente pubblico che si trasforma in galoppino elettorale per avere un avanzamento di carriera o altro ancora.
Se durante una qualsiasi campagna elettorale assistiamo alla discesa in campo di professionisti solitamente assenti dalla vita politica e dal dibattito politico e poi scopriamo che il candidato di riferimento è interessato da provvedimenti restrittivi o anche solamente indagato per truffa ai danni della cosa pubblica, viene spontaneo un sospetto, soprattutto se il professionista è dipendente pubblico dell’ente per il quale correva il suddetto candidato.
Insomma abbiamo bisogno di un vasto processo di riforma culturale per rinnovare i Partiti, che non possono più essere frequentati da chi non pratica e vive dentro i confini di una correttezza assoluta, e per far comprendere a tutti i componenti della società civile che non è possibile aderire a una richiesta di voto per ricevere qualcosa in cambio, nel pieno disprezzo delle regole, perchè così facendo si arreca un danno all’intero impalcato democratico notevolmente superiore al beneficio individuale che si ottiene.
Ci fanno rabbrividire coloro che pensano che la questione morale è meno indolore perché colpisce in modo indistinto centrodesta e centrosinistra. Per noi invece il fenomeno diventa molto più grave e più pesante da sopportare e da risolvere. Pertanto la condanna va manifestata senza se e senza ma e questo nulla ha a che spartire con lo sciacallaggio politico di cui siamo culturalmente esenti; e nemmeno con il garantismo che nessuno mette in dicussione.
Il problema è squisitamente politico e del ruolo della politica nel nostro Paese.
Non si confondano dunque i livelli del problema: quello che la magistratura porta avanti e quello della politica che sembra affannare di fronte al susseguirsi incalzante degli eventi. Bisogna avere rispetto per il lavoro degli inquirenti e bisogna, in modo fermo, richiamare l’attenzione di quanti debbano incominciare a fare in modo che la palude maleodorante sia prosciugata e il bel Paese possa risplendere soprattutto sul terreno, oggi fortemente fallace, della morale, della correttezza amministrativa e della dignità pubblica.

Autore: 
Mimmo Panetta
Rubrica: 

Notizie correlate