Tavolo tecnico per stabilizzare i precari

Mar, 14/06/2016 - 11:11

L’incontro sul tavolo tecnico del 10 giugno scorso tra l’assessore al Lavoro della Regione Calabria e Cgil, Cisl, Uil è servito per fare il punto sulla complicatissima situazione del lavoro in Calabria, riferito ai bacini del precariato storico e dei percettori di ammortizzatori sociali. “Per gli LSU/LPU, la – si legge in una nota stampa della Uil Calabria – fine del 2016 dovrà vederci pronti alla stabilizzazione di tutti i circa 5000 lavoratori che hanno speso 15/20 anni del loro impegno lavorativo al servizio degli Enti utilizzatori e che ora hanno il diritto di trovare una giusta e definitiva stabilizzazione, che cancelli la vergogna di una forma di flessibilità irrazionale, alla quale questi lavoratori e lavoratrici sono stati sottoposti in questi anni, più vicina al lavoro nero che ad una occupazione riconosciuta e garantita dai giusti diritti. Agire per tempo consentirebbe, per non lasciare indietro nessuno, di pianificare anche le eventuali ricollocazioni del personale trovatosi in esubero, con particolare attenzione a quei lavoratori che sono stati vittime della cattiva discrezionalità di quei Comuni che, dopo averli sfruttati per anni, non hanno proceduto alla contrattualizzazione né alla stabilizzazione. Per quanto riguarda i percettori di mobilità in deroga, è sotto gli occhi di tutti le conseguenze di una politica nazionale e regionale che, con improvvisi tagli ragioneristici, ha penalizzato negli anni e continua a penalizzare ancora oggi, intere fasce di cittadini che hanno perso il lavoro e trovano difficoltà a ricollocarsi. Sono proprio questi disoccupati e inoccupati calabresi a pagare due volte le conseguenze per una contrazione di spesa pubblica che fa salvi gli interessi dei forti, dimenticando invece di intervenire nei confronti di coloro che vivono in condizioni di disagio economico e sociale. In ordine ai percorsi sulle politiche attive: i bandi in corso, ossia quello per 1000 percorsi formativi nel settore della Giustizia o quello per 627 percorsi formativi nel sistema dei Beni culturali, sono sicuramente insufficienti per far fronte alla fame atavica di posti di lavoro che attanaglia la nostra regione e, pertanto, tutte le altre azioni pensate ma ancora non attuate, devono concretizzarsi nel più breve tempo possibile. In Calabria, in particolare, è necessario mettere in moto il normale processo di incontro fra domanda e offerta di lavoro e per farlo è indispensabile rilanciare il ruolo dei Centri per l’impiego: l’unico strumento che ha tutte le carte in regola per mettere in relazione le necessità dell’amministrazione pubblica con le richieste dei soggetti pubblici o privati che sono alla ricerca di nuove professionalità. Soprattutto per questo chiediamo all’assessore regionale al Lavoro di rendere pubbliche le graduatorie degli avvisi pubblici attraverso i quali verranno selezionati i disoccupati o i percettori di ammortizzatori in deroga che successivamente saranno avviati ai tirocini formativi. 
Il governo regionale calabrese, dopo aver individuato i criteri discriminanti per la partecipazione all’avviso pubblico, produca uno sforzo ulteriore finalizzato a rendere pubblico il sistema di selezione.
 L’ultimo punto di rottura con il passato per il sindacato sarebbe quello di rendere fattivamente e facilmente consultabile all’esterno tutta l’operazione. Seguire questa prassi servirebbe per dare corso ad una nuova azione capace di evitare polemiche e mettere tutto al riparo da facili retropensieri. E’ necessario inoltre costruire una politica industriale regionale, che iniziando con il creare le condizioni di contesto favorevoli ad irrobustire il sistema produttivo locale, sia idonea a mettere in campo azioni concrete e necessarie ad attrarre in regione investimenti privati, assenti ormai da troppo anni in Calabria. In riferimento a ciò, da diverso tempo chiediamo alla Regione Calabria l’istituzione di tavoli interdipartimentali tra imprese e parti sociali, per costruire politiche formative del lavoro calzanti al fabbisogno del mondo delle imprese. Infine è ormai non più rinviabile la realizzazione di una misura di contrasto alla povertà e di inclusione attiva che già in altre regioni del Paese, trova prime forme di sperimentazione. Dunque basta con gli spot, è giunto il momento di misure chiare, veloci e realizzabili, per dare risposta alla profonda crisi di lavoro che vive la Calabria. Provvedimenti che nel segno di una vera discontinuità con il passato siano improntati alla meritocrazia e trasparenza. Questi ultimi sono due assi portanti su cui poggiare un’azione politica giusta ed equa per un autentico riscatto sociale di tanti calabresi”.

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