Un bergamotto per rinascere

Lun, 12/01/2015 - 10:22

Il moro era stato congedato, ma l'insoddisfazione sul volto del signore Valentino era palese. Le stoffe e le pietre preziose vendute al nobile di Reggio gli erano fruttate una somma appena sufficiente a ripagare il lungo viaggio che, dalla Spagna, lo aveva condotto fino in Calabria.
«Che cos'hai, in quelle bisacce?» Domandò il nobile, indicando due piccoli sacchi che gli aiutanti del commerciante portavano a tracolla.
«Nulla che vi interessi, vostra signoria. Solo rami.»
«E perché porteresti con te dei rami?»
«Per piantarli.»
«Si tratta di piante esotiche?»
Vedendo l'insistenza del signore e, pensando di fare un nuovo affare, il moro estrasse da una delle bisacce un rametto con un piccolo frutto verde appeso a una delle sue estremità.
«I turchi lo chiamano beg armudi, vostra signoria. È un agrume dalle proprietà afrodisiache, dal quale si può estrarre un succo profumatissimo. Necessita di un clima caldo e di una modesta quantità d'acqua, per crescere…»
«E quanto vorresti, per questo rametto?» lo interruppe il signore Valentino.
«È una pianta rara e utile per la mia terra. - Disse il mercante, nella speranza che la cifra che si apprestava a chiedere apparisse più ragionevole. - Cinquanta scudi e vi vendo i tre rametti che possiedo.»
«Troppo. - Disse il nobile - Ne prendo uno per dieci.»
«Venti.» Rincalzò il mercante.
Il signore lo guardò bieco, quindi sospirò: «Diciotto. Ma voglio quello con il piccolo frutto.»
«Affare fatto.» Disse il moro, con un ampio sorriso.
Potrebbe essere stata questa la scena che si è svolta, più di quattrocento anni fa, nel palazzo del signore Valentino di Reggio Calabria e che avrebbe permesso l'innesto, per la prima volta nella nostra terra, della pianta del bergamotto.
Oggi, dopo più di quattrocento anni, il bergamotto è considerato una delle eccellenze produttive calabresi e, secondo validi esperti, dovrebbe essere uno dei punti di partenza utili a garantire all'economia locale di ripartire. Questo non avviene soltanto perché la coltura del bergamotto ha trovato in tutti i sensi terreno fertile per la sua crescita proprio in Calabria, ma perché la nostra terra, con il passare dei secoli e il perfezionamento delle pratiche agricole, è stata in grado di arricchire la pianta di componenti chimici naturali che lo rendono unico nel suo genere e, purtroppo, il più artificialmente riprodotto. Solo il bergamotto calabrese, infatti, possiede ben 318 componenti accertate, che staccano di poche lunghezze l'unico altro bergamotto al mondo tanto benefico per la nostra persona: quello della Costa d'Avorio.
L'oro verde, com'è stato definito l'olio essenziale ottenuto dalla premitura a freddo del frutto, sarebbe infatti diventato un prodotto così peculiare, lungo le coste della provincia di Reggio Calabria, da meritare il tanto ambito titolo D.O.P. e venire riconosciuto come patrimonio territoriale per le proprie peculiarità.
Il bene più prezioso che abbiamo, insomma, risiederebbe in quella terra che quotidianamente calpestiamo, l'unica che madre natura ha benedetto donandole qualità in grado di permettere a una timida pianticella acerba di trasformarsi in pochi secoli in un frutto maestoso, ricco di proprietà uniche e di grandissime potenzialità socio-economiche. La terra che, sabbiosa, emerge lentamente dalle acque del nostro mare, salendo vertiginosamente verso il più compatto suolo montagnoso, costituisce una risorsa alla quale non rimanere indifferenti.
La ricchezza ci circonda in forme, colori e dimensioni diverse. È in quel clima temperato che ha garantito al bergamotto di crescere sano e forte, in quella terra brulla e profumata che costituisce la varietà paesaggistica unica della nostra regione, in quell'oro verde che, fino a oggi, nonostante la Denominazione di Origine Protetta, non siamo ancora stati in grado di valorizzare adeguatamente.
Imparare a sfruttare queste ricchezze potrebbe essere l'inizio di un percorso in grado di farci scalare la catena alimentare dell'economia e donarci quel lustro che ricerchiamo da moltissimi anni, facendoci salpare verso più sereni lidi dello statuto sociale europeo.
Aprire i nostri forzieri e palesare al mondo le nostre ricchezze può solo essere un beneficio. Tutelarle da chi, senza scrupoli, cerca di imitarle sinteticamente o con sotterfugi meno legali, un imperativo categorico. Maggiore coscienza di ciò che possediamo significa far convergere le nostre forze nella tutela e nello sviluppo di ciò che può darci lustro senza dover fare una scommessa economica.
Facciamolo, allora.

 

Autore: 
Jacopo Giuca
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